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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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LE TEORIE DEGLI STILI E LA TEORIA DEI GENERI 153<br />

Altrettanto conseguente con le premesse è l'invito a privilegiare l'orda<br />

naturalis (p. 135), evitando inversioni troppo forti (fino ad un certo pun­<br />

to al poeta questo artificio è necessario per ragioni metriche e quin<strong>di</strong><br />

lecito, ma « si dee avvertire che questa necessità non passi in natura »,.<br />

p. 135). Il medesimo può <strong>di</strong>rsi dei precetti che invitano ad evitare la<br />

cacofonia, a regolamentare il concorso vocalico e consonantico nei limiti<br />

dell'eufonia e dell'euritmia complessiva del verso e <strong>della</strong> stanza (pp.<br />

125-126), a evitare ogni forma <strong>di</strong> oscurità lessicale e sintattica o pro­<br />

dotta dall'eccesso <strong>di</strong> dottrina o <strong>di</strong> allegoria (ad esempio, p. 137). All'ar­<br />

monia e alla regolarità fa, poi, riscontro la misura, la moderazione, che<br />

deve essere perseguita dal poeta persino nel labor limae, nelle correzioni<br />

e nel sottoporre la propria opera al giu<strong>di</strong>zio dei dotti 10°, onde evitare <strong>di</strong><br />

lasciarsi fuorviare, per amore <strong>di</strong> perfezione e per troppa <strong>di</strong>ligenza. Così,<br />

infine, « è da sapere che la regola <strong>di</strong> tutte le parti del poema è la mi­<br />

sura » (p. 158).<br />

Neppure il Giral<strong>di</strong> Cinzie, però, rinuncia a fare riferimento alla<br />

gravita, come obiettivo del poeta romanzesco.<br />

Devesi non<strong>di</strong>meno bene avvertire che questa facilità, <strong>della</strong> quale parliamo, non<br />

<strong>di</strong>storni in guisa lo scrittore dalla gravita, e dalle sentenze che rimanga fanciullo,<br />

sicché siano le stanze <strong>di</strong> dolce suono, ma <strong>di</strong> nessun sentimento, senza il quale nulla<br />

opera il numero, nulla il suono, e nulla tutte le altre cose che abbiamo detto. [...].<br />

Mi ricordo io <strong>di</strong> aver letto forse ottocento stanze <strong>di</strong> uno de' compositori de' no­<br />

stri tempi, <strong>di</strong> qualche nome, le quali pareano accolte tutte tra i fioriti giar<strong>di</strong>ni<br />

<strong>della</strong> poesia, tanto erano elle <strong>di</strong> stanza in stanza piene <strong>di</strong> vaghezza. Ma giunte<br />

in uno eran così vane, che pareano (quanto al senso) esser nate nel terreno <strong>della</strong><br />

fanciullezza. Perocché essendo stato solo intento il loro autore al <strong>di</strong>letto che nasce<br />

dallo splendore, e dalla scelta delle voci, aveva in tutto lasciato la <strong>di</strong>gnità e il<br />

giovamento che viene dalla sentenza (p. 136).<br />

Dante — prosegue — « giova senza dolcezza », Cino all'opposto è dolce<br />

senza giovare; perfetto è invece il Petrarca, il quale « in guisa temperò<br />

il grave col dolce che riuscì tra ambidue loro eccellentissimo ». L'argo­<br />

mento conclusivo è tratto <strong>di</strong> peso, com'è evidente, dalle Prose del Bem-<br />

bo, ma in verità qui il Giral<strong>di</strong> Cinzio si <strong>di</strong>stanzia non poco dal modello,<br />

confronti del Della Casa ^a p. 127), mentre non riconosca in lui o non accetti<br />

l'artificio suo più proverbiale e in quegli anni a tutti notissimo.<br />

100 Le pagine conclusive del trattato, che svolgono questi argomenti, sem­<br />

brano essere scritte per far risaltare il <strong>di</strong>verso stato d'animo, soprattutto, con cui<br />

il Tasso si sarebbe poco p;.ù tar<strong>di</strong> accinto a considerare i problemi dello stile e,<br />

negli anni più drammatici, la correzione del poema.

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