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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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INTRODUZIÓNE 17<br />

il Tasso non oserà spingersi tanto avanti sul piano strettamente teo-<br />

' aristotelica ' e ' ortodossa ' del poema epico, monumento insigne e consapevole<br />

del complesso lavoro <strong>di</strong> deduzione e <strong>di</strong> estensione delle norme aristoteliche rela­<br />

tive alla trage<strong>di</strong>a, come qualunque arte poetica cinquecentesca pertinente a un<br />

particolare genere letterario sono in larga misura non riducibili <strong>di</strong>rettamente alla<br />

Poetica aristotelica, i cui principi generali sono assunti per così <strong>di</strong>re a ' forma '<br />

<strong>della</strong> vasta ' materia ' fornita dall'uso per la realizzazione <strong>di</strong> una precettistica isti­<br />

tutiva del genere letterario in questione» (p. 18). Il problema affrontato in que­<br />

sto saggio è appunto quello del rapporto tra atemporalità e universalità delle re­<br />

gole dell'arte e loro storicità, o ancora tra norma antica e uso moderno. Il Baldas-<br />

sarri segnala per l'opera tassiana l'influsso del pur contestato Giral<strong>di</strong> Cinzie, stre­<br />

nuo fautore <strong>di</strong> una teoria letteraria come co<strong>di</strong>ficazione dell'uso. Importanti sono<br />

le conclusioni cui il critico giunge, trattando dei Discorsi più tar<strong>di</strong>: « se la Poe­<br />

tica aristotelica e i gran<strong>di</strong> esempi dell'epica classica, Omero e Virgilio, non indu­<br />

cevano il Tasso come s'è visto a ignorare il ' romanzo ' (in una parola l'Ariosto)<br />

e i suoi <strong>di</strong>fensori, se la norma non rinnegava l'uso né il poeta il suo pubblico,<br />

benché l'incontro avvenisse in una <strong>di</strong>rczione tanto più spostata rispetto alla Pre­<br />

fazione al Rinaldo, i Discorsi dell'arte poetica, con la loro precettistica puntuale<br />

tagliano fuori implicitamente e sacrificano in nome <strong>di</strong> questo incontro tutti gli altri<br />

tentativi cinquecenteschi <strong>di</strong> epica ' regolata ' : i nomi non si fanno qui, e si fa­<br />

ranno in parte nel Discorsi del poema eroico, ma la polemica pur sottintesa rimane<br />

precisa, e certo non solo contro il Trissino. Sarà un altro aspetto da riconsiderare<br />

nei giovanili Discorsi tassiani, che sono dunque anche una storia in controluce<br />

dell'epica cinquecentesca: né certo se ne capirebbe la profonda tensione interna<br />

se Vinstitutio tassiana del poema eroico, nella sua volontà <strong>di</strong> una precettistica mi­<br />

nuziosa e minuta, si avvalesse nelle sue esclusioni solo <strong>di</strong> exempla ficta senza allu­<br />

dere a vie concretamente percorse durante il secolo; quello che qui ci interessa<br />

rimarcare è che 1' ' idea ' del perfetto poema, che nei Discorsi il Tasso intende<br />

' formare ' secondo un modulo <strong>di</strong>ffusissimo durante il Cinquecento e che rinvia a<br />

un Fiatone inteso attraverso la me<strong>di</strong>azione ciceroniana (da rilevare semmai che<br />

qui a essere formata è l'idea <strong>di</strong> un perfetto poema, rispetto alla quale tutti i poemi<br />

reali non possono che essere approssimazioni), viene concretamente in<strong>di</strong>viduata<br />

attraverso l'assunzione <strong>di</strong> una precettistica ' aristotelica ' che non ignora le istanze<br />

dell'uso co<strong>di</strong>ficato dal Giral<strong>di</strong> e dal Pigna. Se, come il Tasso ripeterà fino al Giu­<br />

<strong>di</strong>zio sovra la Gerusalemme, né i poemi omerici né VEneide possono essere consi­<br />

derati l'incarnazione storica del perfetto poema [...] è ben interessante rilevare<br />

che neanche la lezione dell'Innamorato e del Furioso viene perduta, e che 1' ' idea '<br />

assoluta tassiana ha la fisionomia ben precisa <strong>di</strong> un compromesso straor<strong>di</strong>naria­<br />

mente acuto e insieme inquietante fra norma e uso, fra classici e moderni, fra<br />

epica e romanzo, fra Omero-Virgilio e Boiardo-Ariosto e, non proprio in ultima<br />

istanza e non proprio paradossalmente, fra l'Aristotele auctus e gli scritti del Gi­<br />

ral<strong>di</strong> e del Pigna » (pp. 35-36). Cfr. anche Scrivano 1980 a, pp. 267-273 (il saggio<br />

Arte, lingua, uso nella riflessione del Tasso); lo stu<strong>di</strong>oso osserva come il Tasso,<br />

in merito al rapporto tra arte (immutabile, in quanto fondata sulla natura) e uso<br />

(mutevole per definizione), ritenga che la lingua, le parole appartengano al domi­<br />

nio dell'uso e che i precetti ad esse relativi siano quin<strong>di</strong> storicizzabili. Lo Scri­<br />

vano, però, ih parte semplifica la posizione tassiana trascurando <strong>di</strong> considerare<br />

Yiter <strong>della</strong> poetica tassiana (che porta il poeta a queste conclusioni), le sue oscilla­<br />

zioni e le antinomie non completamente risolte.

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