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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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IL PROBLEMA DELLO STILE NELLA POETICA DEL TASSO 227<br />

pio: « L'odono già nel ciclo », invece che « L'odon già su nel ciel »,<br />

che « per li troppi monosillabi ed accenti, è duretto ») e che prega il<br />

Gonzaga <strong>di</strong> segnalargli e <strong>di</strong> correggere con maggiore <strong>di</strong>ligenza 15 . Nella<br />

medesima lettera cade anche un'altra osservazione <strong>di</strong> grande interesse:<br />

Non so se Vostra Signoria abbia notato un'imperfezione del mio stile. L'imper­<br />

fezione è questa: ch'io troppo spesso uso il parlar <strong>di</strong>sgiunto; cioè quello che si<br />

lega più tosto per l'unione e dependenza de' sensi, che per copula o altra congiun­<br />

zione <strong>di</strong> parole. L'imperfezione v'è senza dubbio; pur ha molte volte sembianza<br />

<strong>di</strong> virtù, ed è talora virtù apportatrice <strong>di</strong> grandezza: ma l'errore consiste ne la<br />

frequenza. Questo <strong>di</strong>fetto ho io appreso da la continua lezion <strong>di</strong> Virgilio, nel quale<br />

(parlo de l'Eneide) è più ch'in alcun altro.<br />

Il « parlar <strong>di</strong>sgiunto » (<strong>di</strong>ssolutio, oratio saluta] è attribuito, pur con<br />

qualche riserva, dallo pseudo-Demetrio principalmente alla forma dei-<br />

nòs, nella quale si associa alla contista e alla brevità dei membri, men­<br />

tre più appropriato alla forma megaloprepès è, in linea generale, il pe­<br />

riodare complesso, ricco <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nate e sintatticamente connesso 16 .<br />

15 <strong>Lettere</strong>, 47.<br />

16 Ma cfr. sopra cap. 3.2 e Schenkeveld 1964, p. 64. Un'eccezione nell'am­<br />

bito dello stile megaloprepès è costituita dall'associazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssolutio ed epana-<br />

fora. Il rapporto tra struttura del periodo e forme stilistiche è, comunque, assai<br />

complesso. Dello pseudo-Demetrio bisognerebbe prendere in considerazione anche<br />

tutta la prima parte dell'opera, precedente la trattazione sistematica degli stili e<br />

de<strong>di</strong>cata appunto alla struttura perio<strong>di</strong>ca. Cfr. Vettori 1562, pp. 1-35 e special­<br />

mente pp. 8-10, sul nesso tra « nota gravis » e brevitas, pp. 14-19, sulla « locutio<br />

tortuosa » e su quella « <strong>di</strong>visa » o « soluta » (<strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>ce fra l'altro: « Similia<br />

igitur sunt periodorum membra lapi<strong>di</strong>bus fulcientibus rotunda tecta & illa conti-<br />

nentibus, membra vero locutionis <strong>di</strong>ssolutae iactis prope solum lapi<strong>di</strong>bus oc non<br />

constructis »; la forma « tortuosa » è detta, poi, « habere quiddam amplum &<br />

exquisitum simul », ovvero, con parole del Segni, « magnificenza » ed « esquisi­<br />

tezza ») e, infine, le pp. 22-30, sui perio<strong>di</strong> costruiti « ex oppositis membris » (per<br />

ragioni formali o concettuali) e su isocola, omoteleuti, etc. Ma si può vedere anche<br />

Cavalcanti 1560, pp. 273-275, che espone le tesi del retore greco con qualche<br />

sfumatura <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità: <strong>della</strong> forma « sciolta & <strong>di</strong>stesa » si <strong>di</strong>ce che « è certa­<br />

mente più semplice, & molto comune », mentre la forma « annodata & ristretta »,<br />

che ha « i membri molto ben ligati, & intrecciati insieme », « modo è più arti­<br />

ficioso, & non sì frequente, come l'altro », ed è « suave, & <strong>di</strong>lettevole », tanto che<br />

se usato continuamente — come accade in Gorgia — « offenderebbe grandemente<br />

l'orecchio, & satierebbe l'au<strong>di</strong>tore, come cosa troppo artificiosamente composta,<br />

& oltra modo affettata » (viceversa « la [forma] sciolta, quando ella fusse troppo<br />

continuata [...] sarebbe molto noiosa, & farebbe lo stilo languido»). Come si vede<br />

la questione poteva essere affrontata anche in termini assai <strong>di</strong>fferenti e poteva dar<br />

luogo ad in<strong>di</strong>cazioni in certa misura ambigue e contrad<strong>di</strong>ttorie. È infine da ricor­<br />

dare che lo pseudo-Demetrio, seguito in ciò dal Cavalcanti, connette questa trat­<br />

tazione non alla teoria quadripartita dello stile, bensì ad una <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> tre

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