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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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54 CAPITOLO 2<br />

vatis & publicis impe<strong>di</strong>tus, quod magis credo, aut fortassis quia noluit, quod in-<br />

quam ille reliquit, nos prò virili parte ex eo ipso eliciamus, ncque laborem per-<br />

timescamus, quoniam nihil ab caeteris, quod aut ad exempla pertineret, aut saltem,<br />

ad harum formarum nomina accepimus l .<br />

Questo breve passo del Trapezuntius può essere considerato em­<br />

blematico <strong>della</strong> situazione in cui si vennero a trovare alcuni retori uma­<br />

nisti prima e soprattutto molti retori rinascimentali poi, per quanto con­<br />

cerne il problema <strong>della</strong> trattazione dell'elocutzo e in particolare <strong>della</strong><br />

partizione degli stili. Il Trapezuntius, infatti, lamenta qui, con toni con­<br />

sueti alla trattatistica umanistica, ma riferendosi specificamente alla que­<br />

stione delle « formae <strong>di</strong>cen<strong>di</strong> », la decadenza <strong>della</strong> cultura me<strong>di</strong>evale<br />

che avrebbe interrotto la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> retorici fiorente nell'anti­<br />

chità (« rem iam per multa saecula ignorantiae sor<strong>di</strong>bus obrutam »);<br />

e al tempo stesso, <strong>di</strong>chiarando la sua preferenza per Ermogene, lamenta<br />

l'insufficiente approfon<strong>di</strong>mento <strong>della</strong> materia da parte <strong>di</strong> Cicerone (cui<br />

veniva ancora attribuita anche la Rhetorica ad Herennium] e <strong>di</strong> tutta la<br />

restante trattatistica retorica latina, non escluso Quintiliano. A Cice­<br />

rone, comunque, si dovrà ricorrere come serbatoio <strong>di</strong> esempi concreti,<br />

come auctoritas — sul piano dei fatti, ancor più che su quello <strong>della</strong> teo­<br />

ria — in materia <strong>di</strong> stile applicato al latino. Sul piano specificamente<br />

teorico, però, si può <strong>di</strong>re che è la tra<strong>di</strong>zione delle teorie tripartite dello<br />

stile, quale si era sviluppata nel mondo latino (con i limiti che abbiamo-<br />

visto) e quale si era più tar<strong>di</strong> trasmessa al Me<strong>di</strong>oevo, a rivelarsi insuf­<br />

ficiente agli occhi del Trapezuntius, che nel proseguimento (sulla scorta<br />

<strong>di</strong> una tendenziosa interpretazione <strong>di</strong> Cicerone come sostenitore <strong>della</strong><br />

molteplicità degli stili 2 ) tenterà un accostamento e una me<strong>di</strong>azione <strong>della</strong><br />

tra<strong>di</strong>zione dei tre stili con la più analitica e in apparenza sistematica teo­<br />

ria <strong>di</strong> Ermogene, <strong>della</strong> cui opera fornisce un'ampia parafrasi. Vero è<br />

che la posizione del Trapezuntius è per il Quattrocento — a quanto mi<br />

consta — isolata, o comunque non frequente, ma essa rivela un'esigen­<br />

za <strong>di</strong> precettistica analitica, stile per stile, che probabilmente in quegli<br />

1 Trapezuntius 1493, f. n iii recto.<br />

2 L'assunzione <strong>di</strong> Cicerone quale teorico capace <strong>di</strong> avallare « proprio la mol­<br />

teplicità delle forme » stilistiche è notata dal Tateo in un suo recente e importante<br />

articolo (Tateo 1983, p. 724). Il Trapezuntius intenderebbe appoggiarsi all'auto­<br />

rità <strong>di</strong> Cicerone, per contrapporsi a Quintiliano, il cui manuale, la più sistematica<br />

ars rhetorica <strong>della</strong> latinità, egli «intendeva sostituire [...], battendolo sul pian»<br />

dell'aggiornamento rispetto alla tra<strong>di</strong>zione bizantina» (ivi, p. 723).

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