U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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272 CAPITOLO 5<br />
Ma se molte sono l'idee, e quella <strong>della</strong> magnificenza e <strong>della</strong> gravita sono <strong>di</strong>fferenti<br />
da quella <strong>della</strong> bellezza, a molte idee rivolge gli occhi il poeta eroico, e in questa<br />
non meno che nell'altre. E già s'è detto che le parole belle e vaghe e le graziose<br />
sono appropriatissime a questa forma; delle quali il Petrarca e '1 Tasso e gli altri<br />
composero le loro composizioni, intessendo gli amori e i lusignuoli e i gigli e i<br />
ligustri e le rose nella meravigliosa testura delle rime toscane (p. 230).<br />
<strong>La</strong> citazione, a coglierne tutte le implicazioni, ci farebbe correre avanti<br />
nel <strong>di</strong>scorso, toccando aspetti del trattato che esaminerò in dettaglio<br />
fra breve; tuttavia, limitandoci all'attuale proposito, non è chi non veda<br />
come la correzione apra nuove prospettive nella definizione stessa del<br />
meraviglioso e <strong>della</strong> meraviglia propri dell'epico, i quali ampliano — si<br />
<strong>di</strong>rebbe — il loro spettro semantico per accogliere elementi <strong>della</strong> piace<br />
volezza e del grazioso. Il meraviglioso eroico prodotto esclusivo del su<br />
blime e del magnifico si stempera in un meraviglioso che accoglie amori<br />
e lusignuoli, gigli, ligustri e rose intessuti « nella meravigliosa testura<br />
delle rime toscane », che — sappiamo già dai giovanili Discorsi — è<br />
particolarmente atta a trattar <strong>di</strong> questi temi 84 . Sia qui detto tra paren<br />
tesi, il Tasso subito dopo le frasi riportate si preoccupa <strong>di</strong> riaffermare il<br />
principio <strong>della</strong> convenienza tra cose, concetti ed elocuzione, che con i<br />
reiterati inviti altrove espressi a moderare i traslati, che pure sono, con<br />
« le parole <strong>di</strong>susate », potente cagione <strong>di</strong> meraviglia, tengono questa<br />
concezione tassiana <strong>della</strong> meraviglia decisamente al <strong>di</strong> qua delle più<br />
tarde soluzioni barocche 85 . Questa enfasi posta sulla meraviglia non<br />
deve essere insomma addotta tout court come elemento <strong>di</strong> un presunto<br />
presecentismo tassiano, anche se spiega come i poeti barocchi potessero<br />
richiamarsi al Tasso forzando il senso <strong>di</strong> alcune sue affermazioni.<br />
84 Cfr. Discorsi arte poetica, p. 29.<br />
85 Cosi egli scrive: « Le parole proprie fanno l'orazione piana, ma non or<br />
nata, e gli altri nomi, i quali più convengono al poeta, l'accrescono ornamento, e<br />
particolarmente le parole <strong>di</strong>susate la fanno più venerabile, perché sono come fore<br />
stieri tra citta<strong>di</strong>ni; laonde paiono peregrine e producono meraviglia; ma la mera<br />
viglia sempre apporta seco <strong>di</strong>letto, perché il <strong>di</strong>lettevole è meraviglioso » (p. 185).<br />
Seguono considerazioni sull'opportunità <strong>di</strong> scegliere le metafore « da cose conve<br />
nevoli, da vicine e da manifeste », come vuole Aristotele, e anche « da cose belle<br />
e grate alla vista », e « da maggiori e migliori », come vogliono altri. Altrove il<br />
Tasso esplicitamente condanna i traslati troppo lontani e poco perspicui, concet-<br />
tuosi ed eccessivamente arguti: « dovrà dunque scegliere il poeta quelle [parole]<br />
traslate ch'averanno maggior vicinanza con le proprie, e che non saranno traspor<br />
tate così <strong>di</strong> lontano» (p. 181). Cfr. anche pp. 249-250, dove si parla <strong>della</strong> forma<br />
viziosa <strong>della</strong> freddezza, che contempla « metafore sconvenevoli » del tipo <strong>di</strong> « chio<br />
<strong>di</strong> del ciclo » per <strong>di</strong>r stelle.