U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

134 CAPITOLO 3
gradi della generale commistione di tutti gli stili (che è soluzione estre­
ma e non generalizzabile). Spesso, in concreto, con diversi gradi di con­
sapevolezza teorica, ci si imbatterà in soluzioni di compromesso fra le
diverse opzioni.
Sia pur con cautela, è possibile affermare che la tendenza che sem­
bra imporsi è quella che obbedisce alla logica di una generale commi­
stione degli stili, regolata però dal principio dell'impasto dominante ca­
pace di caratterizzare un intero contesto o un'opera intera e quindi un
genere specifico, che è acquisizione teorica di grande modernità, poten­
zialmente capace di fondare in modo corretto e acuto il rapporto tra stili
e generi n, e che può persino preludere ad una considerazione dello sti­
le come variante individuale di ciascun autore e di ciascuna opera. Eb­
bene, in questa prospettiva la bipartizione del sistema dello pseudo-De-
metrio tra « mègethos » e « deinòtes », tra magnificenza e gravita, ap­
pare — pur se meno diffusa — più semplice ed efficace per determinare
i tratti o gli impasti stilistici dominanti dei due generi posti al vertice
della gerarchia dei generi rinascimentali, come osservavo già in prece­
denza dicendo che essa indica le vie maestre per definirne la fisionomia
stilistica. Viceversa la trattazione ermogeniana fornisce più elementi per
individuare e definire le molteplici oscillazioni e sfumature che siano
ammissibili genere per genere, ma, scomponendo, rifrangendo e compli­
cando la fondamentale opposizione pseudo-demetriana, è meno netta ed
efficace — o almeno così mi pare — proprio in merito al problema della
dominante stilistica capace di caratterizzare i due generi sommi 74 . Certo
è che entrambe le dottrine, anche per questi motivi, meritano un posto
di grande rilievo nella teoria stilistica (e dei generi) di questo periodo.
Non è tuttavia da trascurare neppure la soluzione compromissoria, e in
pur nella commistione dei diversi tratti, una precisa dominante, debba mantenersi
costante nel corso di un'opera o possa viceversa alternarsi con altri impasti a di­
versa dominante. Il problema qui è posto in astratto, come serie di opzioni teori­
camente possibili, ma non è raro vedere in concreto la riflessione teorica e critica
orientarsi in questa dirczione, affrontando o sfiorando questo nodo concettuale. Lo
constateremo per il Tasso.
73 Anche se di fatto, per l'incertezza generale in materia di ordinamento della
tradizione stilistica e per le difficoltà oggettive di definire rigidamente i diversi
generi, raramente i trattatisti giungeranno a realizzare tale obiettivo. Bisogna anche
osservare che non sempre, poi, i trattatisti dei generi mostrano un'acuta attenzione
ai problemi dello stile. Qò non toglie che gli elementi del sistema teorico degli
stili e dei generi ponessero questo ordine di problemi, colto dai teorici più sen­
sibili.
74 Avremo modo di constatarlo esaminando la poetica tassiana.