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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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252 CAPITOLO 5<br />

mente rimanda alle trattazioni precedenti e forse alla teoria dello pseudo-<br />

Demetrio, ma fa comparire anche genericamente un riferimento alla<br />

presenza <strong>di</strong> « lumi » e soprattutto « ornamenti » che può evocare an­<br />

che le riflessioni svolte nelle ultime lettere poetiche del 1576.<br />

<strong>La</strong> classificazione minuziosa e rigida degli schemi delle rime nei<br />

sonetti, che occupa una buona parte del <strong>di</strong>alogo, lascia poi il posto ad<br />

una più generale considerazione delle <strong>di</strong>verse forme metriche e ad una<br />

loro classificazione che in sostanza porta il Tasso a concludere: che i<br />

sonetti sono meglio appropriati alle materie e alla forma gravi e che<br />

tutt'al più possono abbassarsi fino alla me<strong>di</strong>ocre; che viceversa l'umile<br />

è da escludere dal sonetto, cui sono adatte, per autorità degli esempi<br />

moderni e contro il parere <strong>di</strong> Dante, la ballata e soprattutto il madri­<br />

gale; che la canzone è forma superiore anche al sonetto 60 ; ma che, in­<br />

fine, la forma superiore in assoluto è l'ottava eroica (p. 666). A que­<br />

sta trattazione delle forme metriche si aggiungono varie considerazioni<br />

sull'arte del rimare, che prendono spunto dal continuo riferimento<br />

che Èrcole Cavaletto fa al De vulgari eloquentia <strong>di</strong> Dante, ma che qui<br />

non è il caso <strong>di</strong> ripercorrere. Tutt'al più può essere interessante no­<br />

tare come il forestiero ammetta ad un certo punto <strong>di</strong> aver dubitato<br />

dell'esistenza <strong>di</strong> regole o meglio dell'opportunità <strong>di</strong> « osservare intie-<br />

ramente » le regole date dagli antichi 61 , e rilevi che poeti come Dante,<br />

Petrarca, Bembo, Della Casa abbiano ricevuto fama pur non osser-<br />

60 Ma qui il <strong>di</strong>scorso è in parte ambiguo: questa è precisamente l'opinione <strong>di</strong><br />

un altro interlocutore, Èrcole Cavaletto, mentre il Tasso sembra quasi voler la­<br />

sciare in sospeso la questione del rapporto sonetto/canzone <strong>di</strong> cui mostra alcune<br />

caratteristiche comuni: cfr. pp. 643-644.<br />

61 Cfr. p. 655. Tale osservazione cade in un contesto in cui si esamina sottil­<br />

mente la struttura metrica <strong>della</strong> canzone per decidere se possa <strong>di</strong>rsi regolata o<br />

meno, e in cui si <strong>di</strong>scute l'affermazione dantesca che i poeti gran<strong>di</strong> sono regolati<br />

{pp. 649 segg.), per passare poi altrettanto sottilmente ad esaminare il rapporto<br />

tra regole e « giu<strong>di</strong>cio de l'artefice », in merito al quale si <strong>di</strong>ce fra l'altro che « la<br />

materia de le cose contingenti, la quale è molte fiate dura e malagevole da trat­<br />

tare, ricerca che la regola sua si torca e si pieghi secondo l'occasioni: il qua! pie­<br />

gamento è il giu<strong>di</strong>cio de l'artefice, o almeno egli non è senza il giu<strong>di</strong>cio. Però io<br />

concederei assai facilmente a l'Alighieri ch'i poeti gravi siano i regolati, purché voi<br />

a me conce<strong>di</strong>ate che la regola non sia <strong>di</strong> queste rigide e dure che non si possano<br />

torcere in alcuna maniera, ma de l'altre che sono arrendevoli e pieghevoli <strong>di</strong> leg-<br />

gieri » (p. 655). Il passo per la sottigliezza dell'argomentazione mi risulta per al­<br />

cuni aspetti oscuro. Né del tutto chiaro è pure il successivo in cui il Forestiero<br />

Napoletano <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> voler manifestare « l'origine » e « il fonte de' suoi passati<br />

dubi » (cfr. pp. 655 segg.) e che si conclude con l'affermazione che esistono pro­<br />

babilmente arti del rimare <strong>di</strong>verse e più segrete <strong>di</strong> quella pubblicamente espressa<br />

•da Dante, che a suo giu<strong>di</strong>zio consisterebbero nella retorica e nella <strong>di</strong>alettica.

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