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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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300 CAPITOLO 5<br />

carattere solamente, ma tutte volle adoperare, e tutte insieme le mescolò. <strong>La</strong>onde<br />

niun tintore tinse mai sete <strong>di</strong> tanti colori <strong>di</strong> quanti egli fece l'opere sue.<br />

Alla vivacità <strong>di</strong> tinte <strong>di</strong> Omero il Tasso mostra però <strong>di</strong> preferire le sfu­<br />

mature <strong>di</strong> Virgilio che « mescolò le forme e i caratteri, ma gli <strong>di</strong>spose<br />

in guisa che ne '1 suo poema sono molti quasi gra<strong>di</strong> d'un teatro " onde<br />

si scende poetando e poggia ", ma non si trova alcun precipizio o alcun<br />

intoppo soverchiamente spiacevole, il quale offenda il lettore, e, quasi<br />

stanco, l'astringa a fermarsi mal suo grado » (p. 246). Il modello <strong>di</strong><br />

Tuci<strong>di</strong>de, evocato dallo pseudo-Demetrio a proposito dell'asperitas com<br />

positionis dello stile magnifico, quel Tuci<strong>di</strong>de che « semper potius offen­<br />

denti ad aliquam rem similis est, quemadmodum qui per asperas vias<br />

iter faciunt » appare ora un poco più lontano.

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