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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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172 CAPITOLO 4<br />

È chiaro, dopo quanto ha scritto il Raimon<strong>di</strong> e quanto si è visto<br />

nei capitoli precedenti, che questa per ora lieve conversione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo<br />

si spiega nel Tasso per il <strong>di</strong>retto influsso del trattatello De elocutione<br />

dello pseudo-Falereo, il testo retorico più citato ed effettivamente più<br />

seguito in questa Lezione, assieme al commentario del Vettori. Il ri­<br />

corso ad altri autori, Cicerone, Grazio, Dionigi, Quintiliano, cela soprat­<br />

tutto — io credo — la volontà o l'esigenza <strong>di</strong> integrare o sentire come<br />

integrabili le <strong>di</strong>verse trattazioni, anche dove <strong>di</strong>vergono o non conver­<br />

gono esplicitamente. Se si confronta, però, questa trattazione con quella<br />

pseudo-demetriana <strong>della</strong> forma megaloprepès (o almeno con la sintesi e<br />

lo schema da me fornito) risulterà evidente che il Tasso in<strong>di</strong>vidua nello<br />

stile del Casa e pone al centro <strong>della</strong> sua sintetica trattazione dello stile<br />

magnifico soprattutto quegli artifici che in<strong>di</strong>rizzavano il trattato del re-<br />

tore greco in <strong>di</strong>rezione dell'asprezza, dell'irregolarità, <strong>della</strong> <strong>di</strong>ssonanza:<br />

così è per l'irregolarità <strong>della</strong> struttura ritmico-sintattica, così è per il<br />

concorso vocalico (Cicerone lo reputa intollerabile, Quintiliano lo ap­<br />

prezza con riserva), così per la necessità <strong>di</strong> evitare le troppo <strong>di</strong>ligenti<br />

corrispondenze. A ciò si aggiunga quanto ha acutamente osservato il<br />

Raimon<strong>di</strong> a proposito <strong>della</strong> comparsa del controverso nome <strong>di</strong> Tuci<strong>di</strong>de<br />

tra lirica grave e lirica piacevole in atto nel me<strong>di</strong>o Cinquecento. Cfr. Bonora 1966,<br />

p. 545: « L'equilibrio » <strong>di</strong> gravita e piacevolezza « fu l'ideale <strong>di</strong> stile del Bembo;<br />

per esso il letterato veneziano fu maestro tanto autorevole nella sua età »; e se<br />

« non per un deliberato rifiuto del suo insegnamento, ma per forza nativa » lirici<br />

come Michelangelo, il Tarsia e il Casa « attuarono una <strong>di</strong>versa e più vibrante poe­<br />

sia », «si <strong>di</strong>rebbe invece che in altri scrittori [...] il <strong>di</strong>stacco dal Bembo avvenne<br />

per una voluta <strong>di</strong>ssociazione delle due parti, e questo si verificò proprio in quel­<br />

l'ambiente veneziano nel quale il Bembo potè esercitare più <strong>di</strong>rettamente il suo<br />

magistero ». Ma a Michelangelo e al Casa, almeno, si dovrà riconoscere, oltre alla<br />

« forza nativa », anche una precisa intenzione stilistica. Importanti sono le con­<br />

clusioni del Raimon<strong>di</strong>, in margine al passo polemico nei riguar<strong>di</strong> del Bembo: « II<br />

movente militante e polemico che detta la Lezione si precisa adesso attraverso il<br />

suo nome più illustre [il Bembo, appunto] come un attacco alla scuola veneta<br />

e alla tendenza, che ne sembra il tratto <strong>di</strong>stintivo, per non <strong>di</strong>re manieristico, <strong>di</strong><br />

accumulare gli ' antiteti ' in<strong>di</strong>pendentemente dagli ' spiriti ' e dai ' concetti ',<br />

fraintendendo il classicismo moderno del Casa proprio là dove si pretende <strong>di</strong><br />

continuarlo. Il Tasso riven<strong>di</strong>ca l'unità del patetico e sceglie un'altra via, che alla<br />

fine è un ritorno al drammatico e all'epico, nella quale la ' gravita ' <strong>della</strong>casiana<br />

rappresenta un passaggio obbligato, quasi un'iniziazione al sublime. Le iterazioni<br />

che s'intrecciano nel sonetto, da ' trapassa oscura ' ad ' abissi oscuri e misti ', da<br />

' sì dolce del Ciclo ' a ' dolce aer puro ' e ' involto avea la pura ', mostrano che<br />

la ' <strong>di</strong>ligenza ' è superata dalla forza e che l'antitesi scende nel profondo dell'ar­<br />

ticolazione semantica, nell'intensità stessa <strong>della</strong> voce che la modula e la scan<strong>di</strong>­<br />

sce » (Raimon<strong>di</strong> 1978, p. 132).

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