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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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LE TEORIE DEGLI STILI IN ETÀ RINASCIMENTALE 69<br />

<strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>cono, indubbiamente rimane nello stesso tentativo <strong>di</strong> siste­<br />

mazione del retore umanista x .<br />

Sulla linea del Trapezuntius, quanto a separazione tra richiamo alle<br />

teorie tripartite ed esposizione del modello ermogeniano, si colloca an­<br />

che un importante teorico cinquecentesco, il Tomitano, nel quale, anzi,<br />

la non integrazione fra le due teorie sembra forse ancor più netta. I<br />

Quattro libri <strong>della</strong> lingua thoscana (1570) hanno la forma del <strong>di</strong>alogo,<br />

non del trattato, e lasciano ampio spazio alla cornice narrativa, al pro­<br />

cedere per domande e risposte, per definizioni e precisazioni, alla me­<br />

moria personale (quando ad esempio allo Speroni vien chiesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>chia­<br />

rare quale « via » egli tenne « per <strong>di</strong>venir eloquente » 36) o al confronto<br />

fra opinioni <strong>di</strong>verse (ad esempio sul primato <strong>di</strong> Cicerone e <strong>di</strong> Aristotele<br />

in campo retorico). Né d'altronde il Tomitano si propone la sistemati­<br />

cità, né la sintesi del pensiero retorico antico, ma solo <strong>di</strong> far come le<br />

« pecchie, le quali hanno per costume qua >& là volando per i campi,<br />

scieglier quei fiori, che più le piacciono, per farne il melle, & se stesse<br />

nutricarne » (p. 152 r). Ciò nonostante nei libri III e IV si tratta il<br />

complesso dei problemi dell'elocutio, con un'ampiezza e uno sforzo<br />

analitico notevoli.<br />

Il quadro complessivo <strong>di</strong> riferimento in cui si muove il Tomitano<br />

35 Cfr. Tateo 1983, spec. pp. 722-726. Egli fra l'altro osserva che « il tenta­<br />

tivo più vistoso compiuto dal Trapezunzio fu in realtà quello <strong>di</strong> fondere il sistema<br />

retorico dei tre stili con quello delle sette forme <strong>di</strong> Ermogene, quantunque l'ope­<br />

razione scaturisse anche dalla necessità <strong>di</strong> rendere accessibile al pubblico latino la<br />

riproposta <strong>di</strong> un sistema retorico <strong>di</strong>verso, e fosse guidata da scarsa coerenza, da<br />

scarso rigore teorico e da uno spirito da epitomatore » (p. 724). In questo senso,<br />

come già si è notato, egli assume Cicerone come auctoritas capace <strong>di</strong> avallare la<br />

« molteplicità delle forme » stilistiche. Poco più avanti il Tateo rileva anche che<br />

« sin dalla formulazione iniziale <strong>della</strong> tripartizione degli stili il Trapezunzio <strong>di</strong>mo­<br />

stra la preoccupazione che le fasce stilistiche vengano intese in maniera rigida<br />

e, andando oltre il senso <strong>della</strong> Rbet. ad Her. e anche delTOntfor ciceroniano, pre­<br />

cisa che la figura me<strong>di</strong>ocris non è il risultato <strong>di</strong> un mescolamento, ma <strong>di</strong> un atte­<br />

nuamento <strong>della</strong> grave o <strong>di</strong> un'intensificazione <strong>della</strong> tenue, perché in tutte e tre le<br />

figure può esserci un più ed un meno, e rimanda alla trattazione dei singoli ge­<br />

neri, ossia delle figure ermogeniane. È una considerazione che <strong>di</strong>ssolve la speci­<br />

ficità delle tre « figure », fondata sulla gradualità dell'impiego degli attributi reto­<br />

rici » (pp. 725-726). È inoltre da notare come anche all'interno del trattato del<br />

Trapezuntius, per la compresenza delle due <strong>di</strong>verse teorie, si riproponga l'ambiguità<br />

— rilevata in generale nel precedente capitolo — nell'uso dei termini « gravis » e<br />

« gravitas », applicati sia alla « figura sublimis » che alla settima « idea » ermo-<br />

geniana.<br />

36 Tomitano 1570, p. 226 r. D'ora in avanti in<strong>di</strong>cherò i riferimenti alla pagina<br />

tra parentesi nel testo.

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