U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

LE TEORIE DEGLI STILI IN ETÀ RINASCIMENTALE 63
resto, che nelle successive discussioni e teorizzazioni il modello teorico
bembiano, nella sua per molti versi geniale semplificazione delle an­
tiche teorie, farà sentire il suo influsso 21 .
2. - È invece nei decenni centrali del Cinquecento che la pro­
spettiva muta radicalmente in dirczione dell'approfondimento teorico
e dell'interesse normativo. È il grande passaggio « dalla natura alla
regola », per citare un'efficace formula del Raimondi, che lo descrive
come espressione di una profonda crisi storico-culturale, ma anche del­
la « volontà di svolgere certi aspetti della letteratura rinascimentale,
di porre il problema del classicismo con una coscienza più matura, di
elaborare un metodo critico solido e coerente per intendere l'esempio
degli antichi nella sua logica interna e commisurarvi poi l'esperienza
dei moderni » 72 . Son cose note; tuttavia alcuni fatti meritano qui di
essere sottolineati. La diffusione della Poetica di Aristotele, a partire
specialmente dalla traduzione latina di Alessandro de' Pazzi del 1536 ffl
e poi con le Explanationes del Robortello (1548) e la versione italiana
del Segni (1549), oltre a determinare uno spostamento complessivo
degli interessi dalla retorica alla poetica appunto, nell'ambito del più
generale fenomeno della « letteraturizzazione della retorica » 24 , contri­
buì prepotentemente a riportare in primo piano, da un lato, il pro­
blema della codificazone dei generi e, dall'altro, quello connesso del
rapporto stili / generi, sino ad allora per lo più trascurato o affrontato
sommariamente (ne tratterò più specificamente nel capitolo successivo).
La riscoperta o la maggior diffusione, poi, di opere retoriche come quel­
le di Ermogene (con la ricordata anticipazione del Trapezuntius) e dello
pseudo-Falereo favorivano l'innesto di teorie pluripartite dello stile sul
tronco tradizionale di quelle tripartite e introducevano nuovi strumenti
21 È infine da notare come il Bembo risulti vago in merito alla questione dei
generi: da un punto di vista teorico la distinzione di diversi generi non risulta
discriminante significativa; sul piano dei fatti il riferimento privilegiato al Petrarca
rivela un'attenzione del tutto particolare al genere lirico.
22 Raimondi 1965, p. 12.
23 Com'è noto le traduzioni precedenti (quella di Guglielmo di Moerbeke del
1278 e quella del Valla del 1498) e l'edizione aldina in greco del 1508 o non ave­
vano avuto grande diffusione o comunque non avevano avuto una reale capacità di
penetrazione e modificazione del contesto culturale in cui avevano visto la luce.
Cfr. anche Branca 1983, p. 32 nota 33.
24 Florescu 1971, passim.