U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

224 CAPITOLO 5
contrario a i precetti aristotelici, non è però astretto a l'esempio di Virgilio, e
meno a quello di Omero: anzi talora se ne dilunga; ma però in cose, secondo me,
che non sono de l'esistenza de l'unità, né per altro de l'essenza de la poesia. Ma
gli uomini, che universalmente si movono più per l'esempio che per la ragione,
giudicarono facilmente il contrario: né questo dico per li revisori, a i quali attri­
buisco molto; ma parlo in generale. E se bene ne' miei Discorsi ho fatto e farò
questo, non mi pare però soverchia la lettera; perché quelli parlano in univer­
sale, e questa avrà particolar riguardo al mio proprio poema, ed a gli avertimenti
non accettati 6 .
Sin dai primi tempi della revisione, insomma, il piano teorico e quello
pratico risultano strettamente connessi, la ragione e le regole dell'arte
prevalgono, come in passato, sull'imitazione. La lettera, così com'è qui
concepita, in realtà non si farà e lascerà il posto, molti anni più tardi,
in un nuovo contesto e di fronte a ben più aspre critiche, agl'Apologià.
Nelle cosiddette Lettere poetiche e in particolare in quelle del
biennio 1575-1576, che ne costituiscono il nucleo essenziale, il Tasso
approfondisce soprattutto questioni relative alla struttura del poema
(quella vexata dell'unità d'azione e di protagonista, quella degli episodi
e della loro reciproca interconnessione, quella del rapporto tra tempo
della favola e tempo del racconto, oltre a svariate altre minori) e que­
stioni relative alla verosimiglianza e alla moralità del racconto (essen­
zialmente a proposito del costume, del rapporto storia/invenzione, della
convenienza degli amori nel poema eroico, del meraviglioso e delle so­
luzioni per mach ina). Sono problemi centrali nel dibattito cinquecente­
sco, ma in questo caso c'è anche una ragione contingente: soprattutto
su di essi vertevano le critiche dei revisori e quindi su di essi si appun­
ta l'attenzione del Tasso. In qualche caso, ad esempio a proposito
dell'unità d'azione cui dedica svariate lettere 7 , egli si dimostra sostan­
zialmente fermo nel sostenere le proprie opinioni; in molti altri dubbio­
so e oscillante, vuoi per ragioni intrinseche, vuoi per la preoccupazione
che gli inquisitori, « i frati », si oppongano alla concessione òeNim­
primatur.
Da una lettera indirizzata a Giovan Vincenzio Pinelli, nella quale
fra l'altro si sintetizzano le prime obiezioni mosse dai revisori, si com­
prende il motivo della relativa marginalità delle questioni stilistiche
nelle riflessioni consegnate alle Lettere poetiche:
6 Tasso, Lettere, 24 (A Scipione Gonzaga, 13 aprile 1575).
7 Cfr. soprattutto Tasso, Lettere, 25, 32, 38, 39, 42, 60, 75, 82, 87.