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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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214 CAPITOLO 4<br />

conseguisce lo scrittore » la grandezza e la maestà dello stile « se<br />

innova molto, e ar<strong>di</strong>sce molto » (p. 109); affermazione che ne capo­<br />

volge in parte un'altra <strong>della</strong> Lezione a proposito del Cavalcanti e <strong>di</strong><br />

Dante, poeti inclini alla filosofia, secondo la quale « la strada tenuta<br />

da loro, sf come è più nova e men calcata dell'altre, così non è quella<br />

che ci conduce a quell'eterna gloria, che dal consenso universale <strong>di</strong><br />

tutti gli uomini e <strong>di</strong> tutti i secoli a li eccellenti poeti è apparecchia­<br />

ta » E . Sia pur nella <strong>di</strong>versità dei riferimenti (da un lato i concetti filo­<br />

sofici, dall'altro neologismi e forestierismi), l'affermazione è significa­<br />

tiva quanto meno <strong>di</strong> uno spostamento <strong>di</strong> accento circa la legittimità <strong>di</strong><br />

innovare rispetto alle vie maestre <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione.<br />

Ma, muovendo proprio dall'affermazione del <strong>di</strong>scorso sul sonetto<br />

del Casa or ora citata, bisogna osservare che la novità delle Conside­<br />

razioni sta soprattutto, come anticipavo, nella possibilità <strong>di</strong> scegliere<br />

una materia prima definita sostanzialmente come non poetabile, e nel­<br />

la conseguente acccttazione (parziale) dell'oscurità come componente<br />

dello stile magnifico. Abbiamo visto che il Tasso nella Lezione aveva<br />

abbastanza drasticamente condannato la scelta <strong>della</strong> materia filosofica<br />

come soggetto <strong>di</strong> poesia e, più precisamente, l'affettare « così nei con­<br />

cetti come nelle parole l'ostentazione <strong>di</strong> una esatta dottrina » ovvero<br />

trattare « quei concetti, che dal più intimo seno <strong>della</strong> filosofia e del­<br />

l'altre scienze » son tratti, i quali « se bene hanno del sacro e del ve­<br />

nerabile (ch'io no '1 niego), non tanto recan seco <strong>di</strong> novità quanto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficoltà, né tanto <strong>di</strong> maestà quanto d'oscurità e d'orrore, e più tosto<br />

sono come nemici aborriti da gli uomini communi, che come stranieri<br />

o peregrini guardati o rimirati », come accadeva nella poesia caval-<br />

cantiana e in parte in quella dantesca 83 : ammissibile gli era parso toc­<br />

car la superficie delle scienze, scegliendo i concetti filosofici più sem­<br />

plici e più facilmente comprensibili da tutti (come alcuni motivi pla­<br />

tonici presenti nella lirica petrarchesca, che associa il « sacro » e il<br />

« venerabile » al « gentile » e « delicato »). L'oscurità era presentata<br />

solo in termini <strong>di</strong> negazione del <strong>di</strong>letto e <strong>della</strong> chiarezza, virtus que­<br />

st'ultima decisamente reputata in<strong>di</strong>spensabile, anche sulla scorta delle<br />

recenti acquisizioni aristoteliche. Metro <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio era il « popolo »-<br />

cui il poeta si rivolge (« Parla il poeta non a i dotti solo, ma al po-<br />

82 Tasso, Lezione, p. 122.<br />

83 Tasso, Lezione, p. 122.

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