U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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96 CAPITOLO 3<br />
dum, si quibus hae res conficiuntur teneat; sed quo genere orationis unumquod-<br />
que horum optime sit, consyderabit & formas simplices ita commiscebit ut quod<br />
velit a<strong>di</strong>piscatur 9 .<br />
E via via fornisce in<strong>di</strong>cazioni più particolari: ad esempio,<br />
mine quoniam nimia claritas humilem ac contemnendam red<strong>di</strong>t orationem, qua<br />
ratione ei pondus atque magnitu<strong>di</strong>nem a<strong>di</strong>ungamus aperiendum est. Non enim<br />
darà solum, sed darà simul & gran<strong>di</strong>, pulchra, nobili, morata, vera, ac, ut omnia<br />
uno condpiam verbo, gravi, ac, ut ita <strong>di</strong>cam, animata ac viva oratione suis ora-<br />
tionibus Cicero nobis utendum esse persuadet, quamvis non parari oratione ubi-<br />
que omnibus, sed maius minusque, ut rerum natura efflagitat 10 .<br />
Ma anche il Cavalcanti si allinea:<br />
Le quali forme, — scrive a conclusione <strong>della</strong> rassegna delle idee ermogeniane —<br />
sì come si considerano ciascuna per se stessa, & separatamente; cosi non è facil<br />
cosa trovarle usate separate, & <strong>di</strong>stinte interamente l'una dall'altra: ma e' si <strong>di</strong>ce,<br />
che quella parte del parlare è pura, o bella, o altro, quando ella contiene le pili,<br />
& le migliori parti <strong>di</strong> quelle otto, le quali per sue proprie le sono assegnate, come<br />
s'è veduto n .<br />
Il Minturno si spinge oltre: alla domanda <strong>di</strong> un interlocutore che chiede<br />
se « son tali queste sette maniere <strong>di</strong> parlare, che ciascuna <strong>di</strong> loro possa<br />
fare un poema » (e si noti che la domanda avrebbe potuto preludere ad<br />
una risposta limitata all'alternanza degli stili all'interno <strong>di</strong> un'opera com<br />
plessa), così risponde:<br />
Non certo al parer mio: percioché qua! opera <strong>di</strong> Poesia trovereste, il cui <strong>di</strong>re sia<br />
propriamente, e particolarmente, e del tutto, & in ciascuna parte chiaro, o ornato,<br />
o grande, o volubile, o vero, o costumato, o grave? Ma io m'aviso queste esser<br />
tali, che sì semplice niuna forma trovarsi possa che con alcuna altra congiunta non<br />
sia. E quel poema esser tenuto ottimo, e perfetto, il cui <strong>di</strong>re <strong>di</strong> tutte queste forme<br />
<strong>di</strong> parlare, o pur <strong>della</strong> più parte è composto 12 .<br />
E, per porre fine a un'esemplificazione che si potrebbe protrarre a pia-<br />
9 Trapezuntius 1493, foglio q iii verso.<br />
10 Trapezuntius 1493, foglio o ii verso. Dove si noteranno la possibilità <strong>di</strong><br />
mescolare pressoché tutte le forme poi contemplate, l'uso particolare <strong>di</strong> « gravis »<br />
(come « deinòtes » concepita in termini <strong>di</strong> «decorum»; cfr. cap. 1.4 e in parti<br />
colare la dtazione <strong>della</strong> Patterson), l'uso àéNauctoritas <strong>di</strong> Cicerone in funzione <strong>di</strong><br />
garante <strong>della</strong> molteplicità e qui anche <strong>della</strong> mescolabilità degli stili (cfr. cap. 2.1.<br />
nota 2), e la necessità <strong>di</strong> adeguare i composti alla « rerum natura ».<br />
11 Cavalcanti 1560, p. 359.<br />
12 Minturno 1563, p. 443.