U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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14 INTRODUZIONE<br />
quin<strong>di</strong> l'immutabilità delle leggi dell'arte e in particolare la vali<strong>di</strong>tà as<br />
soluta <strong>della</strong> norma <strong>della</strong> compiutezza strutturale e dell'unità d'azione<br />
del poema epico (sia romanzesco che eroico), ammette sul piano <strong>della</strong><br />
lingua (in particolare <strong>della</strong> sintassi) e dello stile consistenti e inelimi<br />
nabili <strong>di</strong>fferenze fra greco, latino e toscano:<br />
è la lingua greca molto atta all'espressione d'ogni cosa minuta; a questa istessa<br />
espressione inetta è la latina, ma molto più capace <strong>di</strong> grandezza e <strong>di</strong> maestà; e<br />
la nostra lingua toscana, se bene con eguai suono nelle descrizioni delle guerre<br />
non ci riempi gli orecchi, con maggiore dolcezza non<strong>di</strong>meno nel trattare le pas<br />
sioni amorose ce le lusinga 24 .<br />
A ben vedere si trattava già <strong>di</strong> un'ammissione, oltre che <strong>della</strong> neces<br />
sità <strong>di</strong> ulteriori correttivi alla teoria dell'immutabilità dell'arte, del<br />
l'insufficienza del toscano proprio nelle qualità <strong>di</strong> stile più idonee al<br />
poema eroico. È un'affermazione importante nella storia <strong>della</strong> poeti<br />
ca tassiana, che fa sì, comunque, che non possa cadere inattesa la suc-<br />
24 Tasso, Discorsi arte poetica, p. 29. Oltre ai <strong>di</strong>fensori del poema roman<br />
zesco, per siffatte affermazioni cfr. ad esempio Speroni, Dialogo <strong>della</strong> retorica, pp.<br />
662-663: il principale interlocutore del <strong>di</strong>alogo, il Brocardo, constatando la me<br />
<strong>di</strong>ocrità delle prove latine del Petrarca, <strong>di</strong> fronte all'eccellenza <strong>di</strong> quelle in volgare^<br />
afferma <strong>di</strong> aver ritenuto che « in due lingue ha due arti ». Ma, a mostrare come i<br />
critici evolvessero od oscillassero in questa materia e come sia <strong>di</strong>fficile definire<br />
schieramenti netti, cfr. ibidem, p. 674, dove lo Speroni in pratica fa ritrattare al<br />
Brocardo la precedente affermazione (« che l'arte latina dell'orare e del poetare sia<br />
<strong>di</strong>versa dalla toscana [...] è errore a ciascheduno manifestissimo»). Quest'ultima<br />
è probabilmente la posizione con<strong>di</strong>visa dallo Speroni: uno speroniano quale il To-<br />
mitano, infatti, afferma che « l'arte, per variar <strong>di</strong> lingua, o soggetto, forma & orna<br />
mento non varia » (Tomitano 1570, p. 214 r/vs), attribuendo l'opinione allo Spe<br />
roni medesimo. Ancora lo Speroni nel Dialogo delle lingue attribuisce al Bembo<br />
l'affermazione che « se le parole sono <strong>di</strong>verse, l'arte del comporle e dell'adunarle<br />
è una cosa medesima nella <strong>La</strong>tina e nella Toscana ». (Sullo Speroni e sul Tomitano,<br />
e in particolare sul loro atteggiamento nei confronti <strong>di</strong> filosofia, retorica e poesia,<br />
cfr. Bruni 1967, che a p. 32 cita quest'ultimo passo speroniano). È bene notare<br />
che simili prese <strong>di</strong> posizione prò o contro l'universalità e l'atemporalità delle re<br />
gole dell'arte, assumono significati e valenze culturali <strong>di</strong>versi a seconda dei con<br />
testi in cui cadono e degli autori che le formulano. Diverso valore ha, ad esem<br />
pio, la negazione dell'universalità delle regole in un umanista che miri a limitare<br />
le possibilità artistiche del volgare, da quella presente in un più tardo <strong>di</strong>fensore<br />
<strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione epica volgare nell'ambito <strong>della</strong> querelle sul poema romanzesco. Ma,<br />
più in generale, per i teorici cinquecenteschi, si tratterà sovente <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere nel<br />
l'ambito del fatto poetico e dei precetti relativi <strong>di</strong>versi ambiti, alcuni dei quali su<br />
scettibili <strong>di</strong> ammodernamento (il costume, come si è detto, e in qualche caso le<br />
parole, come appunto stiamo constatando per il Tasso), altri non soggetti a stori<br />
cizzazione alcuna (ad esempio la struttura del poema).