U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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116 CAPITOLO 3<br />
dano suave suono, né facciano armonia » (p. 338), da una « composi-<br />
tione », poi, fondata su artifici come anastrofe e iperbato (« il tramet<br />
tere le parole, alterando l'or<strong>di</strong>ne naturale <strong>di</strong> quelle »). Il periodo deve<br />
strutturarsi in unità brevi, non escludendo i « concisi » (incisi, che<br />
frammentino la struttura sintattica). Il modo è il « <strong>di</strong>re apertamente &<br />
senza corretione », le figure più adatte sono l'interrogazione, l'apostrofe,<br />
l'ironia (nelle sue varietà), « qualche mordente sermocinatione », repli<br />
care agli avversari respingendone e confutandone le accuse e ritorcen<br />
dogliele contro, « raffrenare a tempo chi ne interrompesse », il risentirsi,<br />
il detestare, « certe maniere <strong>di</strong> comandare » e « ogni figurato modo <strong>di</strong><br />
parlare che habbia dell'aspro & del riprensivo ». Da ultimo « il fini<br />
mento & il numero debbono havere dell'incomposto & del <strong>di</strong>ssonante ».<br />
Come si vede, quella dell'asprezza è una forma che più <strong>di</strong> altre trova la<br />
sua ragion d'essere nella pratica oratoria, ma la cui applicabilità in cam<br />
po letterario trascende le situazioni espressamente oratorie (personaggi<br />
chiamati a parlare), per tutt'altro che infrequenti nei poemi eroici, per<br />
non parlare <strong>della</strong> trage<strong>di</strong>a, per estendersi a tutte quelle situazioni in cui<br />
il poeta vuoi manifestare aggressività, emotività, sdegno e altri senti<br />
menti fieri e forti o trattare una materia che, secondo decorum e se<br />
condo un nuovo orientamento del gusto, tragga vantaggio da un'espres<br />
sività aspra, <strong>di</strong>ssonante, tesa ai limiti dell'esasperazione. Il Minturno<br />
propone come esempio petrarchesco i sonetti antiavignonesi, ma nel cor<br />
so del Cinquecento, anche limitandoci alla lirica e al poema eroico, gli<br />
esempi <strong>di</strong> « asprezza » potrebbero essere facilmente moltiplicati.<br />
Assa simile all'asprezza è, poi, la « sphodròtes » o « vehemenza »,<br />
senonché questa è forma che — sul piano dei concetti — rivolge l'ag<br />
gressività, il risentimento personale nei confronti <strong>di</strong> un inferiore o <strong>di</strong><br />
chi si stima tale (come un avversario). Gli altri aspetti <strong>di</strong> questo stile<br />
sono sostanzialmente analoghi a quelli <strong>della</strong> forma precedente, ma con<br />
una <strong>di</strong>versa intensità, e con l'accentuazione <strong>di</strong> alcuni tratti, « perché la<br />
vehemenza usa riprensioni più acerbe & passa in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>re villania »<br />
(p. 338). Pertanto « convengono alla vehemenza parole aspre, scemate,<br />
correnti, trasportate duramente, epiteti non lunghi, né spessi, in modo<br />
che egli impe<strong>di</strong>schino l'impeto del parlare » (p. 338). Convengono le<br />
espressioni <strong>di</strong> biasimo e quelle che lo<strong>di</strong>no la virtù o la fortuna. <strong>La</strong> « com-<br />
positione » è quella dell'asprezza, come lo sono i membri (ancor più<br />
frammentati) e il modo. Fra le figure, a quelle <strong>della</strong> forma precedente<br />
(apostrofi, interrogazioni, etc.) si aggiungono le esclamazioni, brevi ipo-<br />
tiposi, ripetizioni enfatiche e che manifestino o simulino l'impeto <strong>di</strong>sor-