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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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LE TEORIE DEGLI STILI E LA TEORIA DEI GENERI 10><br />

tius offendenti ad aliquam rem similis est, quemadmodum qui per aspe-<br />

ras vias iter faciunt » (p. 48). L'affermazione è importante perché sia il<br />

concorso vocalico sia il modello <strong>di</strong> Tuci<strong>di</strong>de, celebre per l'irregolarità e<br />

l'oscurità dello stile, erano oggetto <strong>di</strong> valutazioni anche <strong>di</strong>ametralmente<br />

opposte. I « verba » vanno, poi, or<strong>di</strong>nati oltre che per generare asprez­<br />

za anche in modo da far precedere gli « evidentia » agli « evidentiora »:<br />

si allude così a una forma particolare <strong>di</strong> climax ascendente, ma anche<br />

a strutture binarie o ternarie, a coppie <strong>di</strong> termini o a frasi coor<strong>di</strong>nate<br />

che accrescano l'evidenza del concetto, evitando l'impressione, che si da­<br />

rebbe invertendo l'or<strong>di</strong>ne, <strong>di</strong> « deci<strong>di</strong>sse a vali<strong>di</strong>ore ad infirmum » (p.<br />

49). Assai significativa è la precisazione che imme<strong>di</strong>atamente segue:<br />

« oportet autem & coniunctiones non valde red<strong>di</strong> exquisite, ceu coniunc-<br />

tioni mèn, coniunctionem de (minutum enim est quidquid exquisitum<br />

est), sed et inor<strong>di</strong>natius aliquo modo ipsis uti » (p. 52), che rivela la<br />

preoccupazione <strong>di</strong> evitare le troppo <strong>di</strong>ligenti corrispondenze che le strut­<br />

ture sintattiche <strong>di</strong> cui si è appena <strong>di</strong>scorso potrebbero produrre. Le ' con­<br />

giunzioni ', rispettando queste cautele, servono tuttavia in vari casi a<br />

render la locuzione magnifica, ad esempio se « positae deinceps », o ad<br />

inizio periodo, quando però siano necessarie e non puramente riempi­<br />

tive, in modo da « parva e&cere magna » (p. 53). Tra le figure vengono<br />

definite proprie <strong>di</strong> questo stile Pana<strong>di</strong>plosi, l'epanafora, Pantipallage<br />

(« scambiamento de' casi »), la « <strong>di</strong>ssolutio » (paratassi e asindeto, spe­<br />

cie se associata alPepanafora e in genere alle figure <strong>di</strong> ripetizione come<br />

nell'esempio omerico, che do nella traduzione dell'Adriani: « Nireo con­<br />

dusse tre navi, Nireo figliuol d'Aglaja, Nireo bellissimo uomo »), ma<br />

spesso anche la « connexio », e infine la mutazione dei casi e, ancora<br />

una volta, il concorso vocalico, in merito al quale ora avverte che si<br />

deve utilizzare con criterio, evitando <strong>di</strong> produrlo casualmente con effetti<br />

laceranti la testura del <strong>di</strong>scorso, ma pur producendolo per evitare un<br />

eccesso <strong>di</strong> « suavitas » e « dulcedo » che nuocerebbe alla magnificenza 22.<br />

A proposito dello stile « deinòs » (gravis, grave, fiero, veemente },<br />

22 Significativa è questa insistenza, sia in sede <strong>di</strong> « verba » che <strong>di</strong> « compo-<br />

sitio », sul concorso vocalico a proposito del quale egli assume una posizione in<br />

parte <strong>di</strong>versa da quella tra<strong>di</strong>zionale; il Vettori commenta che « [Demetrius] putat<br />

enim me<strong>di</strong>ana quandam viam tenendam esse », rispetto alle due opposte vie del­<br />

l'apprezzamento in<strong>di</strong>scriminato e del rifiuto totale. Ma si noti che qui lo pseudo-<br />

Demetrio parla <strong>di</strong> questo artificio non in assoluto, ma relativamente ad uno stile<br />

particolare, in termini <strong>di</strong> pura congruenza tra artifici retorici e fisionomia stilistica,<br />

facendo perdere in parte alla sua in<strong>di</strong>cazione il carattere <strong>di</strong> ' valore ', <strong>di</strong> norma<br />

estetica <strong>di</strong> applicabilità generale.

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