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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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194 CAPITOLO 4<br />

pare quasi ri<strong>di</strong>segnato, e non del tutto compatibile con la dottrina tri­<br />

partita dello stile. Si noti la centralità dello stile eroico (prevalentemente<br />

magnifico), posto a mezzo fra il tragico (caratterizzato dalla « semplice<br />

gravita ») e il lirico (caratterizzato dalla « fiorita vaghezza »), che sem­<br />

bra mettere in <strong>di</strong>scussione sia la tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong>slocazione degli stili,<br />

fondata sulla centralità del me<strong>di</strong>ocre, sia l'equivalenza sopra formulata,<br />

che assegna il me<strong>di</strong>ocre al lirico. <strong>La</strong> nozione <strong>di</strong> « semplice gravita », che<br />

è nozione complessa teoricamente perché associa — come meglio vedre­<br />

mo fra poco — la semplicità che parrebbe appartenere all'umile e la<br />

gravita che parrebbe rimandare al sublime, altera quei rapporti e quei<br />

più semplici equilibri 57 . Subito dopo il Tasso, poi, precisa anche in ter­<br />

mini quantitativi la possibilità <strong>di</strong> oscillazione : « Non è <strong>di</strong>sconvenevole<br />

non<strong>di</strong>meno al poeta epico ch'uscendo da' termini <strong>di</strong> quella sua illustre<br />

magnificenza, talora pieghi lo stile verso la semplicità del tragico, il che<br />

fa più sovente, talora verso le lascivie del lirico, il che fa più <strong>di</strong> rado »<br />

(pp. 41-42). Quel che c'è <strong>di</strong> nuovo, insomma, in queste affermazioni<br />

— rispetto alle tra<strong>di</strong>zionali equivalenze — è l'introduzione <strong>di</strong> una nuova<br />

categoria stilistica, ben <strong>di</strong>stinta dalla magnificenza propria dell'epico, la<br />

« semplice gravita », cioè, propria prevalentemente del tragico ma non<br />

esclusa a priori neppure dall'epico: anzi l'oscillazione verso questo più<br />

affine registro è più lecita e più frequente nel poema eroico che non<br />

quella verso « le lascivie del lirico » (cioè dello stile prevalentemente<br />

« ornato » o « me<strong>di</strong>ocre »). Nel complesso il campo stilistico del co<strong>di</strong>ce<br />

epico nella versione « eroica » è definito, allora, dalla netta prevalenza<br />

del magnifico o sublime, e dalla possibilità <strong>di</strong> oscillazioni verso (in or­<br />

<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> liceità, opportunità e frequenza) la variante del sublime o ma­<br />

gnifico definita « semplice gravita » (propria del co<strong>di</strong>ce tragico, cioè in<br />

quello prevalente), l'ornato o me<strong>di</strong>ocre (proprio del co<strong>di</strong>ce lirico) e l'u­<br />

mile (proprio del co<strong>di</strong>ce comico).<br />

57 Peraltro il Tasso medesimo riba<strong>di</strong>rà più avanti lo schema tra<strong>di</strong>zionale del<br />

rapporto tra gli stili retorici (è chiaro: qualcosa <strong>di</strong> irrisolto, segno <strong>della</strong> <strong>di</strong>fficoltà,<br />

dell'impresa, rimane), affermando che: « Lo stile me<strong>di</strong>ocre è posto fra '1 magni­<br />

fico e l'umile, e dell'uno e dell'altro partecipa. Questo non nasce dal mescola­<br />

mento del magnifico e dell'umile che insieme si confondano, ma nasce o quando<br />

il sublime si rimette, o l'umile s'inalza » (p. 47). Qui, comunque, è possibile in­<br />

travedere l'influsso del Trapezuntius (dove descrive i tre stili tra<strong>di</strong>zionali, non le<br />

idee ermogeniane, rielaborando un luogo <strong>della</strong> Rhetorica ad Herennium): « Me<strong>di</strong>o-<br />

cris est sublimi humilior, attenuata gravior oratio. Hanc nec ultimorum, hoc est<br />

gravis & infimae, permixtione quadam, aut confusione, magis quam infimae qui-<br />

dem intensione aut incremento, gravis vero depressione ac remissione fieri puta-<br />

mus » (Trapezuntius 1493, foglio m iii). Cfr. anche Tateo 1983, pp. 725-726.

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