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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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LE TEORIE DEGLI STILI E LA TEORIA DEI GENERI 105<br />

viene « extolli » (« extolli & toto corpore erigi » precisa il Vettori,<br />

« scaldarsi nel <strong>di</strong>re » traduce invece il Segni), magari in un'orazione le­<br />

varsi per accusare qualcuno (p. 240). Poi, ritornando ai « verba », pro­<br />

segue enumerando altri artifici più specifici <strong>della</strong> « gravitas »: l'interro­<br />

gazione, l'apostrofe (« grave autem •& interrogantem eos qui au<strong>di</strong>unt<br />

quaedam <strong>di</strong>cere, & non enuntiantem », p. 241) l'« epimonè » o « com-<br />

moratio » (<strong>di</strong> cui si <strong>di</strong>ce che « plurimum prodesset ad gravitatem », p.<br />

242), l'eufemismo (<strong>di</strong> cui invece si <strong>di</strong>ce che « fortasse [...] retineat ali-<br />

quid gravitatis », p. 243, e che deve essere usato solo in particolari casi,<br />

quando ad esempio <strong>di</strong>re le cose esplicitamente farebbe cadere nella pura<br />

offesa e farebbe degenerare la forma « deinòs » in quella corrispondente<br />

viziosa che è l'« àcharis » o « invenusta »; cfr. p. 264), i « Demadea<br />

<strong>di</strong>eta » e cioè l'enfasi, l'allegoria e l'iperbole (compresenti nell'esempio:<br />

« Non mortuus est Alexander, Athenienses: omnes enim terrae odore<br />

cadaveris perfusae essent») 25 , che danno luogo ad un parlar figurato,<br />

allusivo e non esplicito, ma pur capace <strong>di</strong> mordere. I tre artifici dema-<br />

<strong>di</strong>ci debbono essere usati comunque con cautela perché possono dare<br />

all'orazione un che <strong>di</strong> poetico (« si quidem poeticum est allegoria & hy-<br />

perbole & emphasis, poeticum autem mixtum comoe<strong>di</strong>a », p. 248), ov­<br />

vero possono farla trascendere dai limiti dello stile « deinòs »: « Quod<br />

autem vocatum est figuratum in oratione, huius aetatis oratores ri<strong>di</strong>cule<br />

tractant & cum emphasi ignobili simul, & tamquam revocante in me­<br />

moria res. Verum autem est figura orationis cum duobus his prolata,<br />

idest cura servan<strong>di</strong> decorum & ponen<strong>di</strong> res in tuto » (p. 248). Trattan­<br />

do <strong>di</strong> questo parlar figurato lo pseudo-Demetrio mostra <strong>di</strong> comprendervi<br />

anche l'anfibologia e una sorta <strong>di</strong> ironia, che nasce appunto dall'ambi­<br />

guità <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi in apparenza incerti tra l'« admiratio » e l'« irrisio »<br />

(« huiuscemo<strong>di</strong> autem forma ambigua est; & cum sane ironia non sit,<br />

habet tamen faciem quandam ironiae », p. 253). Gli esempi addotti mo­<br />

strano inoltre che ci si riferisce in particolare a <strong>di</strong>scorsi riprensivi che,<br />

sul filo <strong>di</strong> una continua tensione tra l'oratore e il destinatario (specie<br />

se si tratti <strong>di</strong> un tiranno violento o comunque <strong>di</strong> persona potente), deb­<br />

bono correggere senza offendere, o più in generale a <strong>di</strong>scorsi, in cui<br />

l'aggressività dell'oratore si manifesta in forma controllata, inducendo<br />

timore, producendo <strong>di</strong>sagio o vergogna, senza però degenerare nella fra-<br />

25 Se ne veda il commento del Vettori a p. 245. È questo l'esempio che su­<br />

scita l'osservazione sopra riportata: « simul quiddam factum ad consternandum<br />

habeat ea orario, etc. ».

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