U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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LE TEORIE DEGLI STILI E LA TEORIA DEI GENERI 109<br />
amorosa, su parole belle e adorne, mirante al <strong>di</strong>letto, capace <strong>di</strong> produrre<br />
lode e proprio specialmente delle comme<strong>di</strong>e (anche se, a <strong>di</strong>fferenza del<br />
ri<strong>di</strong>colo può trovar posto nelle trage<strong>di</strong>e), il secondo fondato su materia<br />
volgare, sul brutto, su parole basse e comuni, mirante al riso, proprio<br />
specialmente <strong>della</strong> satira. Quest'ultima contrapposizione appare, in defi<br />
nitiva, funzionale a definire i limiti entro cui può essere concepita l'e<br />
scursione verso le grazie « humiles magis & magis comicae ». Le « ve-<br />
nustates », in queste due varianti, dunque son proprie dello stile ornato,<br />
ma possono anche essere utilizzate nell'ambito dello stile grave e mesco<br />
larsi ad esso, per produrre un particolare effetto <strong>di</strong> « terribile » 28 . Sem<br />
pre in merito a « res » e « sententiae », vengono anche menzionati i<br />
giar<strong>di</strong>ni delle ninfe, gli imenei, gli amori (materia Adatta, parrebbe, più<br />
alle « venustates poetarum ») e poi i proverbi, le novellette, le favole,<br />
la cessazione <strong>di</strong> un timore prodotto per equivoco, le similitu<strong>di</strong>ni (pur<br />
ché graziose), le iperboli (in quasi tutti questi ultimi casi gli esempi fan<br />
no riferimento al comico). Quanto alla « locutio », intesa qui più ela<br />
sticamente con escursioni nel dominio <strong>della</strong> « testura », si menzionano i<br />
« pulchra vocabula » (p. 154), le sonorità dolci, alcuni tipi particolari <strong>di</strong><br />
« brevitas », le metafore, le parole composte, certe parole comuni, ma<br />
anche le parole applicate non secondo l'uso comune, i neologismi, <strong>di</strong><br />
nuovo le similitu<strong>di</strong>ni, certe allegorie, le conclusioni inaspettate e non<br />
coerenti con le premesse che producano un piacevole effetto <strong>di</strong> sorpresa,<br />
i « membra similia »: ma in molti <strong>di</strong> questi casi, più che gli artifici in<br />
sé, comuni ad altri stili, contano gli esempi che mostrano come volgerli<br />
al leggiadro, attraverso sfumature <strong>di</strong> significato e <strong>di</strong> forma 29 . A propo<br />
sito, infine, <strong>della</strong> « constructio verborum » — per cui ci si attenderebbe<br />
che lo pseudo-Demetrio traesse le conseguenze <strong>di</strong> osservazioni svolte a<br />
proposito <strong>di</strong> altri stili — egli si limita a menzionare la necessità che la<br />
prosa tenda ad acquisire in qualche misura l'armonia e il ritmo del ver<br />
so, pur senza manifestamente farsi verso, adducendo a motivazione del-<br />
28 È questo un caso <strong>di</strong> esplicita menzione <strong>di</strong> una concreta commistione <strong>di</strong> stili,<br />
<strong>di</strong> cui poco sopra si è visto il corrispondente riferimento, quando, a proposito<br />
•dello stile grave, si è parlato dell'arguzia cinica.<br />
29 <strong>La</strong> maggior parte degli artifici propri <strong>della</strong> « locutio » è comune ai tre stili<br />
retoricamente più elaborati (quelli qui descritti): solo la gradualità d'uso, le sfu<br />
mature semantiche e certi particolari effetti contestuali ne chiariscono la pertinenza<br />
stilistica, come già sopra si è rilevato. Bisognerebbe esaminare in dettaglio gli<br />
esempi, ma in questa sede non è possibile farlo. Il solo stile tenue è, viceversa,<br />
in parte privo <strong>di</strong> tali artifici.