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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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118 CAPITOLO 3<br />

stura si deve assolutamente evitare il concorso vocalico e ricercare vi­<br />

ceversa la frequenza delle consonanti, evitando però le allitterazioni 47<br />

e le ripetizioni <strong>di</strong> intere parole; sintatticamente, preferibile è l'« or<strong>di</strong>ne<br />

naturale » del <strong>di</strong>scorso, ma si ammettono alterazioni non troppo mar­<br />

cate (sempre al fine <strong>di</strong> evitare l'asprezza). I membri devono essere lun­<br />

ghi; se brevi, devono essere concatenati fra loro (cioè me<strong>di</strong>ante una<br />

struttura ipotattica). Le figure sono tutte o quasi le forme <strong>della</strong> ripeti­<br />

zione (anafora, epanafora, ana<strong>di</strong>plosi, epifora, complexio, chiasme, re--<br />

duplicatio, polyptoton, annominatio, figura etimologica, etc. *), specie<br />

quando introducano l'artificio <strong>della</strong> simmetria e si sovrappongano all'an­<br />

titesi 49 . Il Cavalcanti si spinge oltre le in<strong>di</strong>cazioni generiche descrivendo<br />

complesse strutture, come quando <strong>di</strong>ce che è bene « mescolare le repeti-<br />

tioni, in maniera che doppo una interpositione <strong>di</strong> molte parole, la prima<br />

parola si ripigli nel fine & dell'altre le mezane alle prime & l'ultime alle<br />

mezane rispon<strong>di</strong>ne » (p. 347), il che configura una struttura simmetrica<br />

del tipo ABC-BCA, e cioè una somma <strong>di</strong> chiasme e parallelismo. Si<br />

intuisce chiaramente che si vuoi alludere ad un'alta formalizzazione del<br />

<strong>di</strong>scorso e che in questo caso, più ancora che in altri, la competenza re­<br />

torica rinascimentale è generalmente assai sofisticata. Sono opportune<br />

anche ripetizioni a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> medesimi concetti, anche con le stesse<br />

parole e talora con lo stesso or<strong>di</strong>ne. Oltre alle ripetizioni è assai apprez­<br />

zata la climax. Si enumerano poi altri artifici: porre domande e darsi<br />

le risposte da sé; Vimitatio (o evidentià), la demonstratio o « rappresen-<br />

tatione »; i « <strong>di</strong>sgiunti » ovvero le coor<strong>di</strong>nate asindetiche (« & spetial-<br />

mente quando ciascuno è sostenuto da un proprio verbo, o nel princi­<br />

pio o nel fine, •& cominciano o finiscono con parole che, se bene elle-<br />

47 II Trapezuntius spiega che l'allitterazione può produrre <strong>di</strong>ssonanza e oscu­<br />

rità nel <strong>di</strong>scorso e cita ad esempio « O Tite tute Tati tibi tanta tyranne tulisti »<br />

(1493, foglio p iii vs).<br />

48 II fatto che il Cavalcanti non utilizzi i termini tecnici latini e greci per<br />

designare molte delle figure che prende in esame, ma perifrasi italiane crea talora<br />

qualche problema <strong>di</strong> identificazione, ma l'in<strong>di</strong>cazione generale è chiara.<br />

49 L'insistenza sull'artificiosità simmetrica e armonica è ciò che <strong>di</strong>stingue le<br />

figure <strong>di</strong> ripetizione proprie <strong>della</strong> bellezza, rispetto a quelle <strong>di</strong> stili <strong>di</strong>versi. Il Tra­<br />

pezuntius osserva che « repetitione nescio si quid pulchrius unquam ac ornatius<br />

possit inveniri » (Trapezuntius 1493, foglio p ii vs), poi passa analiticamente in<br />

rassegna <strong>di</strong>versi esempi <strong>di</strong> ripetizione che si ad<strong>di</strong>cono alle <strong>di</strong>verse forme: se sono<br />

frequenti e a breve <strong>di</strong>stanza producono velocità, se si associano all'interrogazione<br />

giovano all'asprezza, ancor più se si associano all'iperbato o all'anastrofe (« con-<br />

versio »), etc.

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