U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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286 CAPITOLO 5<br />
chiama allo schema sopra descritto: « ma bastano quelle [figure] delle<br />
quali sin ora abbiamo ragionato, in questa forma <strong>di</strong> parlare sublime e<br />
magnifica, nella quale non abbiamo stimate le più minute <strong>di</strong>visioni e<br />
compartimenti» (p. 220) 95 . Il Tasso mostra così <strong>di</strong> essersi voluto ri<br />
ferire al « genere » sublime (o magnifico) nel suo complesso. Ma bi<br />
sogna riconoscere che il margine <strong>di</strong> incertezza è ampio, giacché poi trat<br />
terà <strong>della</strong> forma (specie) « grave » autonomamente, mentre a rigore<br />
questa dovrebbe già essere compresa nel « sublime » % .<br />
Insomma, lo schema è chiaro, ma la sua applicazione mostra delle<br />
incongruenze, inevitabili se si considera che invece <strong>di</strong> svolgerlo autono<br />
mamente il Tasso si appoggia all'auctoritas dello pseudo-Demetrio, come<br />
si è detto. Il Tasso, d'altronde, ne è ben consapevole, tanto che ad ini<br />
zio del libro sesto de<strong>di</strong>ca un lungo paragrafo introduttivo (del tutto<br />
nuovo e che merita <strong>di</strong> esser letto con attenzione) alla « grande oscurità<br />
e gran malagevolezza » che « il trattar delle forme in tutti i mo<strong>di</strong> » ap<br />
porta. Fra l'altro lo coglie il dubbio che le « forme separate, ch'idee<br />
sono state dette da' filosofi », « o non siano, o nulla giovino a' nostri<br />
umani artefici e all'operazioni de' mortali »; del resto considerar non<br />
le idee pure, ma le forme realizzate « nella materia » comporta « an<br />
cora gran<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong>fficultà, percioché la materia è cagione d'incertitu-<br />
<strong>di</strong>ne e d'oscurità, laonde alle tenebre e agli abissi da gli antichi filosofi<br />
fu assomigliata ». D'altronde, « separandole con l'imaginazione, [l'uo<br />
mo] <strong>di</strong>vien quasi bugiardo e, se pur non <strong>di</strong>ce menzogna, non contempla<br />
a fine d'alcun bene ». Ciò è detto delle idee in accezione più stretta<br />
mente filosofica, ma la portata sul piano <strong>della</strong> poetica <strong>di</strong> tali considera<br />
zioni è subito rilevata dal Tasso medesimo:<br />
Nelle parole similmente molti dubbi apporta la contemplazione delle forme, e '1<br />
conoscerle e '1 <strong>di</strong>stinguerle è così malagevole che niuna più <strong>di</strong>fficile impresa si<br />
prepone all'eloquente. Tutta volta è quasi necessario, perché la natura, o l'arte sua<br />
imitatrice, ha segnate le cose tutte de' propi caratteri, o delle proprie note che<br />
vogliam <strong>di</strong>rle, delle quali altre sono maggiori, altre minori. Talché <strong>di</strong> acutissimo<br />
intelletto fa mestiere in <strong>di</strong>scerner le più minute; e noi Tabbiam tralasciata o come<br />
95 « Divisioni e compartimenti » saranno non i « raggruppamenti <strong>di</strong> figure re<br />
toriche per qualità » come vuole il Mazzali nel suo commento (Mazzali 1959, p.<br />
683), bensì le sud<strong>di</strong>visioni del genere in « spezie ».<br />
96 D'altro canto si deve riconoscere che, nonostante l'ambiguità, la <strong>di</strong>stinzione<br />
tra generi e specie, da un punto <strong>di</strong> vista logico, è il mezzo che consente al Tasso<br />
<strong>di</strong> recuperare almeno la <strong>di</strong>stinzione pseudo-demetriana <strong>di</strong> magnifico e grave senza<br />
rinunciare allo schema tripartito tra<strong>di</strong>zionale.