U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

68 CAPITOLO 2
verborum gravami magna & ornata compositione. Attenuata est quae tam verbis,.
quam compositione usque ad usitatissimam puri consuetudinem sermonis demissa
est. Mediocris est sublimi humilior, attenuata gravior oratio 32 .
Poco più avanti, poi, compie una sommaria descrizione delle singole
« figurae » che non esce dai canali dell'antica tradizione tripartita 33 . Nel­
la seconda parte — come già si è detto — prende a trattare delle idee
ermogeniane, cui attribuisce il nome di « formae » o « genera dicendi ».
La distinzione tra « figurae orationis » e appunto « formae dicendi »•
non è delle più perspicue, né ad essa è dedicata alcuna osservazione
esplicativa, se non m'inganno; è probabile che nasconda semplicemente
(come par rivelare anche la metafora della selva sopra citata) la diffi­
coltà di integrare due trattazioni e anzi due tradizioni in parte diver­
genti. Il rapporto tra « figurae » e « formae » o « genera » sembra es­
sere concepito più in termini di vaga complementarità che non di chiara
diversità funzionale:
Has orationis figuras late patere arbitramur. Nam quum gravem dicimus, quae me-
diocrem excedat, eam ita intelligimus, ut & paulo gravior & multo gravior inve-
niatur. Similiter etiam in attenuata, & mediocri fieri tunc clarissimum erit, quum
singula dicendi genera enòdabimus 34 .
La teoria ermogeniana delle « idee »-« formae » vuole innestarsi, nel si­
stema del Trapezuntius, come specificazione e chiarificazione della « con­
fusa » teoria tripartita? Qualcosa di poco chiaro, comunque, e persino
32 Trapezuntius 1493, foglio m iii.
33 Alla « figura sublimis », ad esempio, convengono « sententiae » « quae ha-
bent dignitatem » (cita l'amplificazione e la commiserazione) e che trattino di Dio,
della natura, degli uomini, della virtù e del vizio e così via; « verba » « inusitata
[...] & prisca», da usar però raramente, e badando che non rendano oscuro il
discorso (poi si precisa che in realtà è possibile usare anche « verba nonnunquam
quotidiana »); quindi « translata » e « innovata verba », da usar però anch'essi
raramente e nei luoghi opportuni (pena rendere « orationem [...] turgidam infla-
tamque »). Questi ultimi danno lo spunto per una descrizione dei tropi (o « exor-
nationes » o « colores ») che concorrono con la « fictio » e la « derivatio » a ren­
derli appunto « innovata » e « translata ». Concorre infine a determinare la « figu­
ra sublimis » un'adeguata « compositio verborum » — importante del resto in ogni
stile — per cui si danno alcuni precetti più particolari (ad esempio, sempre per
lo stile sublime, il concorso vocalico va evitato, come pure una sequenza di vocali
brevi) e una serie di esempi virgiliani: gli uni e gli altri però sono solo episodi­
camente connessi ai tre stili. Complessivamente risultano significativi soprattutto
gli inviti alla moderazione e alla « prudentia », e il carattere sfumato e flessibile
dei precetti. Ma cfr. Tacco 1983 sull'importanza data dal Trapezuntius alla com­
positio.
34 Trapezuntius 1493, foglio m iii.