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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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IL PROBLEMA DELLO STILE NELLA POETICA DEL TASSO 289<br />

Quanto alla forma « ornata e graziosa » il Tasso si richiama espli-<br />

'citamente anche in questo caso allo pseudo-Demetrio sin dalla defini­<br />

zione: afferma infatti che « in questo modo vuole chiamar quello che<br />

d(a)i <strong>La</strong>tini è chiamato 'venusto', e da' Greci glaphyròs» (p. 221).<br />

Nei Discorsi dell'arte poetica egli tuttavia in merito a questa forma (al­<br />

lora però definita « stile me<strong>di</strong>ocre ») si era espresso genericamente ri­<br />

mandando soprattutto agli artifici simmetrici: si può ipotizzare che la<br />

sua fonte, in quell'occasione, fosse il commento del Vettori che in qual­<br />

che misura integrava la trattazione del De elocutione che, come si è<br />

notato, era assai vaga m . Ora viceversa il Tasso fornisce un catalogo <strong>di</strong><br />

cui può sorprendere innanzi tutto la lunghezza 103 . Non potendo attin­<br />

gere al De elocutione con la stessa facilità che per altre forme, il Tasso<br />

in primo luogo si fonda ora sulle in<strong>di</strong>cazioni fornite da Ermogene e<br />

dai suoi seguaci per l'idea <strong>della</strong> bellezza e aggiunge naturalmente varie<br />

considerazioni sue proprie 104 . Lo pseudo-Demetrio è tuttavia tenuto pre­<br />

sente soprattutto per la prima parte <strong>della</strong> trattazione, quella contenuta<br />

nel libro V (pp. 221-223), che è de<strong>di</strong>cata alle cose e ai concetti, e in<br />

particolare alle « piacevolezze » e agli « scherzi e giucchi »: il Tasso<br />

«parlar <strong>di</strong>sgiunto»), l'antipallage (o «mutazione de' casi», forma <strong>di</strong> anacoluto),<br />

la variazione dei casi («il non fermarsi ne' medesimi casi»), 1''incipit in casi obli­<br />

qui, l'anafora e altre forme <strong>di</strong> ripetizione, l'allegoria (cui è de<strong>di</strong>cata una <strong>di</strong>gres­<br />

sione alle pp. 210-213), la reticenza, l'epifonema (con eco <strong>di</strong> una frase del Tra-<br />

pezuntius), le locuzioni sentenziose, la prosopopea, la perifrasi, ancora la climax<br />

(anche associata a ripetizione), la « metafora in atto », le similitu<strong>di</strong>ni; a tali arti­<br />

fici si aggiungono la « conversione » (o apostrofe, cioè nell'accezione, ad esempio,<br />

del Cavalcanti 1560, p. 295; <strong>di</strong>rei che non c'entra la conversio absoluta <strong>di</strong> Cice­<br />

rone ricordata in Mazzali 1959, p. 679), l'esclamazione, la sineddoche, la paren­<br />

tesi o « interposizione », l'en<strong>di</strong>a<strong>di</strong>, lo zeugma, l'anastrofe e l'iperbato, il pleo­<br />

nasmo, la concordanza del verbo con un solo soggetto, l'attribuire « a duo quello<br />

ch'è proprio d'uno » (per « <strong>di</strong>sprezzo <strong>della</strong> soverchia <strong>di</strong>ligenza »), la sillepsi e<br />

l'apposizione. A queste forme, il cui catalogo è <strong>di</strong> per sé già abbastanza ampio, si<br />

aggiungeranno tutti gli artifici che il Tasso ha ricordato trattando dei «nomi».<br />

102 Cfr. Discorsi arte poetica, p. 47; e per la trattazione dello pseudo-Deme­<br />

trio, cfr. 3. 2 e lo schema proposto in 3.4.<br />

103 Ma non poi tanto se si pensa che il Tasso introduce questa trattazione<br />

affermando <strong>di</strong> volersi soffermare solo su « alcune figure che possono essere usate<br />

nel poema eroico ». Insomma la lunghezza <strong>della</strong> trattazione, proprio in contrasto<br />

con le intenzioni <strong>di</strong>chiarate, rivela l'importanza che gli artifici <strong>di</strong> questa forma<br />

hanno assunto per il Tasso teorico del poema eroico a partire dall'epoca delle ulti­<br />

me lettere poetiche. Ma <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>rò meglio in seguito.<br />

104 Si ricor<strong>di</strong> che in precedenza il Tasso aveva usato « bellezza » come sino­<br />

nimo <strong>di</strong> glaphyròs; cfr. nota 92. E cfr. nel contesto <strong>di</strong> cui si sta <strong>di</strong>scorrendo espres­<br />

sioni come « forma bella e ornata » (p. 233), « bellissimi e ornatissimi » (p. 234),<br />

x< grazia e bellezza » (p. 236).

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