U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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LE TEORIE DEGLI STILI E LA TEORIA DEI GENERI 121<br />
tica, che interpreta il termine deinòtes « as meaning merely which ter-<br />
rifies » e che propone come modello <strong>di</strong> oratore « deinòs » PUlisse « ter-<br />
rible in speech » del terzo libro dell'Iliade, mostrando che in realtà Ulis-<br />
se nel corso dell'opera omerica utilizza varie altre forme o idee 5*. Sin<br />
qui — commenta la Patterson — tutto è chiaro e lineare, ma poi « Her-<br />
mogenes cannot resist thè temptation to further define thè ways in<br />
which thè supreme orator is <strong>di</strong>stinguished from those who do not pos-<br />
sess deinòtes ». Il risultato è la descrizione <strong>di</strong> un settimo stile non molto<br />
<strong>di</strong>verso, in effetti, dall'idea <strong>della</strong> grandezza, nel complesso delle sue sei<br />
articolazioni. Così — conclude la stu<strong>di</strong>osa — « it is thè inclusion of some<br />
of thè effects of Asperity, Vehemence, and Viger which bring deinòtes<br />
full circle to mean, finally, a grave, forceful, and occasionaly ' terrible '<br />
style » (p. 179). Dunque, come si era anticipato, Ermogene è <strong>di</strong> per sé<br />
incerto e contrad<strong>di</strong>ttorio, tanto che il Cavalcanti, ad esempio, nel trat<br />
tare questa idea può commentare, semplificando, che « accomodami an<br />
cora a questa forma i concetti <strong>della</strong> grandezza: onde molti hanno cre<br />
duto, che la grandezza & questa forma siano una cosa medesima » 55 .<br />
Aggiungerò che Ermogene conclude la trattazione <strong>di</strong>stinguendo tre pos<br />
sibilità: una forma « che è & pare grave », una forma che « è bene<br />
[grave] ma non pare », e una forma che « pare essere grave, non<strong>di</strong>meno<br />
tale non è » (mentre non merita <strong>di</strong> essere trattata la forma che « non è<br />
[grave] né pare essere ») 56 . Questa stessa <strong>di</strong>stinzione rivela la pecu-<br />
& quando non bisogna & dove & quanto avanti & verso <strong>di</strong> cui & in che modo-<br />
oc perché — & che non solamente le sappia, ma ancho egli possa — senza dubbio<br />
sera gravissimo oratore & solo avanzerà tutti, sì come avanzò Demosthene ».<br />
M Cfr. Delminio 1594, pp. 44 vs - 45 r: « Ma se alcuno sera <strong>di</strong>fferente da noi<br />
in questo nome grave, <strong>di</strong>cendo l'oratore grave essere [colui] che mette terrore,<br />
overo grande, overo forte, overo tutte queste cose; perché questo nome <strong>di</strong> Gra<br />
vitate io so bene porsi dagli antichi in così fatte significationi [....], aggiungiamo<br />
anchora le cose dette <strong>di</strong> Ulisse, facendo coniettura che '1 Poeta, volendolo <strong>di</strong>mo<br />
strare grave oratore, lo finse borrendo & grande in quanto all'oratione [...]. Se<br />
adunque alcuno <strong>di</strong>cendoci queste cose sera lontano dalla nostra opinione in que<br />
sto nome grave, primamente non vede che '1 Poeta mostra, com'io <strong>di</strong>co, l'oratore<br />
grave, perché appresso a lui Ulisse usa a proposito & a tempo la Grandezza &<br />
Asprezza & la Vehemenza [...]; oltre a ciò che <strong>di</strong>rà <strong>di</strong> quel luogo: "con dolce<br />
vergogna parlando "? & <strong>di</strong> quell'altro: " Id<strong>di</strong>o corona la Bellezza con le pa<br />
role "? ».<br />
55 Cavalcanti 1560, p. 358. Un accurato confronto tra il Delminio, che traduce,<br />
e il Cavalcanti, che riduce Ermogene, mostrerebbe come quest'ultimo tenda a ri<br />
durre i riferimenti ali' « asprezza » e alla « vehemenza », dando una versione ancor<br />
meno « terribile » <strong>di</strong> questa forma.<br />
56 Cito da Delminio 1594, p. 45 vs.