U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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282 CAPITOLO 5<br />
ne, ne seguirebbe ch'elle fossero parti, non forme, né idee, come vuole<br />
Ermogene; ma noi abbiam presupposto che sian forme, a <strong>di</strong>fferenza<br />
dell'altre che son parti » (p. 190). Il catalogo ermogeniano delle idee<br />
appare al Tasso o troppo breve o troppo lungo, non strutturato orga<br />
nicamente, tanto da non rivelare l'intima necessità <strong>della</strong> sud<strong>di</strong>visione:<br />
« se pur si trova la forma del <strong>di</strong>re veloce, perché non si trova la tarda?<br />
E se ci è la vera, perché non ci è la falsa? ». L'arbitrarietà del catalogo<br />
delle idee è, in effetti, limite tra i maggiori e i più evidenti <strong>della</strong> teoria<br />
ermogeniana e il Tasso lo rileva acutamente e <strong>di</strong>rei definitivamente. In<br />
quanto a sistematicità e intima necessità, gli appare « più breve e più<br />
spe<strong>di</strong>ta » la tripartizione ciceroniana, e almeno accettabile la quadripar<br />
tizione pseudo-demetriana 92 , che <strong>di</strong>fende anche da una possibile con<br />
testazione fatta in base ad un passo <strong>di</strong> Aristotele che esclude la possi<br />
bilità <strong>di</strong> trasferire il « nome <strong>di</strong> magnificenza da' costumi all'elocuzione »<br />
(<strong>di</strong> cui il Tasso sembra incerto se dover tener conto o meno).<br />
Ma la soluzione che il Tasso sembra voler proporre come più con<br />
vincente da un punto <strong>di</strong> vista classificatorio nasce da un'originale con<br />
taminazione <strong>di</strong> vari modelli, compreso Ermogene.<br />
Dicansi dunque o caratteri, come gli nomina Demetrio, o generi, come Marco<br />
Tullio, o specie o forme, come son dette dall'uno e dall'altro, o idee, come le<br />
<strong>di</strong>sse Ermogene e, prima <strong>di</strong> lui, Plutarco. [...] Chiamandosi generi, pare che le<br />
spezie quasi più minute sotto a lui sian contenute. <strong>La</strong>onde se le forme sono spe<br />
zie, conviene che siano soggette al genere. E se ciò è vero, il sublime e l'alto ge<br />
nere avrà, come sue spezie, la grande, la bella, la splen<strong>di</strong>da, la grave e quella ch'è<br />
piena <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità, e l'aspra, l'affettuosa e la veemente; il me<strong>di</strong>ocre: la graziosa, la<br />
soave, la dolce, la piacevole, l'ornata e la fiorita; l'umile: la chiara o ver facile,<br />
la semplice, l'acuta, la sottile, la motteggevole o ver quella che move a riso, e<br />
le altre simiglianti (pp. 191-192).<br />
Sia pure in via <strong>di</strong> ipotesi, ma ipotesi che vedremo confermata da vari<br />
accenni sparsi nel testo, il Tasso, adottando lo schema logico aristote-<br />
92 Dello pseudo-Demetrio egli cita ancora una volta il passo relativo alla clas<br />
sificazione degli stili, ricordando la possibilità <strong>di</strong> commistione <strong>di</strong> tutte le forme,<br />
eccetto le estreme (la tenue e la magnifica). Significativo, però, è un passo in cui<br />
mostra <strong>di</strong> contaminare, almeno nominalmente, lo pseudo-Demetrio con Ermogene,<br />
rilevando che « [Demetrio] conobbe che ne' versi d'Omero e nelle prose <strong>di</strong> Fia<br />
tone e <strong>di</strong> Senofonte e d'altri molti è molta magnificenza mescolata con molta gra<br />
vita e con molta bellezza» (p. 191). «Bellezza» sostituisce «forma ornata» (tra<br />
duzione <strong>di</strong> glaphyròs attestata dal Tasso medesimo). È inoltre anche notevole come<br />
la mescolanza delle tre forme rispecchi idealmente il composto stilistico a cui il<br />
Tasso pensa per il proprio poema eroico.