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U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...

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LE TEORIE DEGLI STILI IN ETÀ RINASCIMENTALE 81<br />

lizzata nelle osservazioni <strong>di</strong> carattere stilistico. Nonostante lo sforzo <strong>di</strong><br />

recuperare in una summa tutta la materia retorica e poetica ere<strong>di</strong>tata<br />

dalla tra<strong>di</strong>zione (dalla descrizione dei generi alla metrica, dalla tratta­<br />

zione delle figure retoriche alla teoria degli stili) e nonostante la sostan­<br />

ziale adesione alla prospettiva ermogeniana (la tripartizione degli stili<br />

non è esplicitamente teorizzata), la <strong>di</strong>fficoltà nell'integrazione delle <strong>di</strong>­<br />

verse parti e specialmente — per quel che ora interessa — delle due <strong>di</strong>­<br />

verse prospettive, quella che muove dalle parti del <strong>di</strong>scorso (sententiae,<br />

verba e compositio, per <strong>di</strong>rla con una formula nota, con tutte le speci­<br />

ficazioni che si son viste) e quella che muove dagli stili, è piuttosto<br />

palese. <strong>La</strong> presenza <strong>di</strong> riferimenti, sia pure spora<strong>di</strong>ci, alle dottrine tri­<br />

partite (che in parte ho ricordato) e la frequenza <strong>di</strong> richiami alle cate­<br />

gorie del grave, del grande, del magnifico, dell'illustre e dell'ornato ta-<br />

lora usate — si <strong>di</strong>rebbe — in<strong>di</strong>stintamente, come sinonimiche, contribui­<br />

scono a rivelarla 50 . Eppure, trattando del « decoro », poco prima <strong>di</strong><br />

esporre la teoria ermogeniana, egli lamenta l'indeterminatezza delle an­<br />

tiche teorie tripartite, con un'osservazione che è in<strong>di</strong>cativa <strong>di</strong> un'aspi­<br />

razione e <strong>di</strong> una tendenza <strong>di</strong> fondo che già ho descritto:<br />

gli antichi stimarono esser chiaro, che non ad ogni faccenda, né ad ogni luogo, né<br />

alla presenza d'ogni au<strong>di</strong>tore sta bene una maniera <strong>di</strong> parlare: onde giu<strong>di</strong>carono<br />

non potersi <strong>di</strong> ciò dare altro precetto, se non che la figura del <strong>di</strong>r grande, e pieno,<br />

e dell'humile, e <strong>di</strong>messo, e del mezzano, adattiamo a quel, che si tratta: e nulla<br />

<strong>di</strong> meno esserci lecito d'usare quasi i medesimi ornamenti, ma hor più gagliarda­<br />

mente, e con più nervo, & hor più leggieramente, e con minor lena; & il poter<br />

in ogni cosa far quel, che si conviene, esser dell'arte, e <strong>della</strong> natura; sì come <strong>della</strong><br />

prudenza il sapere, che, e quando si convenga (p. 426);<br />

dove si riconoscerà, fra l'altro, una probabile allusione ad un passo ci-<br />

50 Le affinità e talora la confusione fra le <strong>di</strong>verse idee ermogeniane e in par­<br />

ticolare tra idea grande e idea grave e nell'ambito <strong>della</strong> prima tra magnifica e illu­<br />

stre o splen<strong>di</strong>da trovano riscontri terminologici e concettuali anche nel Minturno.<br />

Il problema del rapporto tra le idee ermogeniane e i tre stili è aperto, ma certo<br />

in età rinascimentale la tendenza a ridurre — magari solo inconsciamente — le<br />

une a gli altri è abbastanza evidente. Cfr. sopra 1.6. È anche da notare che ta­<br />

lora il Minturno fa riferimento a categorie come soavità, piacevolezza, gravita, ma­<br />

gnificenza e ornamento che rivelano precise fonti ciceroniane o bembiane e che<br />

talora sono esplicitamente definite « virtù » (a proposito <strong>della</strong> poesia epica si parla<br />

ad esempio <strong>di</strong> « virtù <strong>della</strong> narrazione », che sarebbero la brevità, la chiarezza,<br />

la similitu<strong>di</strong>ne al vero, la soavità e la magnificenza; altrove si parla <strong>della</strong> chia­<br />

rezza e dell'ornamento come virtù del <strong>di</strong>re), ma che poi ritornano almeno nomi­<br />

nalmente nel <strong>di</strong>scorso successivo come « forme <strong>di</strong> parlare » o idee ermogeniane<br />

(mentre alcune categorie qui menzionate non compaiono in precedenza).

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