U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia La ...
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210 CAPITOLO 4<br />
« come questa magnificenza s'acquisti e come umile o me<strong>di</strong>care si possa<br />
formare » il Tasso tratta più <strong>di</strong>ffusamente che nella Lezione, ma assai<br />
sommariamente rispetto alle sue fonti, degli artifici che concorrono a<br />
formare lo stile epico e in particolare dello stile magnifico. Essendo stata<br />
questa parte descritta analiticamente dal Raimon<strong>di</strong>, specie nei suoi con<br />
tatti con i Commentarii del Vettori al De elocutione, e. non presentando<br />
sostanziali <strong>di</strong>fferenze rispetto alla trattazione che il Tasso ne da nella<br />
Lezione, <strong>di</strong> cui già si è detto, mi limiterò all'essenziale.<br />
Il fine del « magnifico <strong>di</strong>citore » è il « commover e il rapire gli<br />
animi ». Per ottenere questo fine occorre innanzi tutto che i concetti<br />
siano magnifici: il che accade particolarmente quando il poeta tratta <strong>di</strong><br />
cose gran<strong>di</strong> (con le osservazioni che si son fatte sopra a questo passo),<br />
facendo ricorso ad adeguate figurae sententiae, quali l'« ampliazione »,<br />
le iperboli, la reticenza, la « prosopopeia » e « altre simili che non cag-<br />
giono così <strong>di</strong> leggieri nelle menti degli uomini or<strong>di</strong>narii e che sono atte<br />
ad indurvi meraviglia » 77 . Quanto all'elocuzione il Tasso annovera le<br />
« parole peregrine », non comuni, lontane dall'uso popolare e proprio<br />
(p, 43); i traslati (però non quando si tratti <strong>di</strong> catacresi, né quando si<br />
tratti <strong>di</strong> metafore plebee) e specialmente le parole trasportate « dalle<br />
maggiori alle minori, come dare al suono <strong>della</strong> tromba il romore del<br />
tuono » (pp. 44-45); le parole straniere (scelte tra quelle più vicine alla<br />
propria lingua); le immagini e le similitu<strong>di</strong>ni (da sostituire alle meta<br />
fore quando queste siano troppo ar<strong>di</strong>te), gli aggiunti (« gli aggiunti pro-<br />
pii del lirico sono convenevoli all'epico », p. 45). Notevole è che il Tas<br />
so — come nella Lezione — si preoccupi <strong>di</strong> stigmatizzare il pericolo del<br />
l'oscurità, rifacendosi ad Aristotele. Ed è pure notevole che, con lieve<br />
spostamento rispetto al De elocutione, e sia pur con grande cautela, egli<br />
mostri già qui una certa inclinazione per le metafore ar<strong>di</strong>te (« Ma certo<br />
77 Da notare, però, che lo pseudo-Demetrio escludeva l'iperbole in quanto<br />
causa <strong>della</strong> degenerazione del « magnifico » in « freddo » e che lo stesso Tasso<br />
tornerà nelle <strong>Lettere</strong> poetiche sull'argomento precisando che le iperboli son lecite<br />
se moderate oppure se inserite in similitu<strong>di</strong>ni. Cfr. Tasso, <strong>Lettere</strong>, 31-32. Il Rai<br />
mon<strong>di</strong>, con precisione, rileva che la rassegna delle figurae sententiae « riflette il<br />
catalogo ragionato <strong>di</strong> Demetrio, con quel tanto <strong>di</strong> approssimazione che conferisce<br />
a queste pagine l'aspetto <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> appunti, soprattutto a quelle sulla meta<br />
fora, in una prospettiva, com'è ovvio, aristotelica, che il Tasso <strong>di</strong>segna a rapi<strong>di</strong><br />
tratti <strong>di</strong>dascalici » (Raimon<strong>di</strong> 1978, p. 134); mentre nella successiva parte de<strong>di</strong>cata<br />
alla compositio verborum «i punti <strong>di</strong> contatto con la Lezione [...] si infittiscono,<br />
imposti dall'identità dell'ipotesi strutturale e del suo para<strong>di</strong>gma retorico » (ibidem),<br />
il che comporta anche una maggiore aderenza al testo pseudo-demetriano.