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Viaggi, esposizioni e istruzione tecnica in Piemonte

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1845-1848), come Carlo Boncompagni, V<strong>in</strong>cenzo Troya (1806-1883), Carlo Ilarione Petitti<br />

di Roreto, Lorenzo Valerio, accanto ad altri esponenti del mondo della cultura e della<br />

scuola (nell’Appendice E è riportato un elenco più dettagliato dei soci che ebbero ruoli<br />

pr<strong>in</strong>cipali nella Società tra il 1849 e 1852).<br />

La sede centrale era a Tor<strong>in</strong>o, ma la Società era formalmente aperta a tutto il Regno<br />

d’Italia. Moltissimi italiani accolsero l’<strong>in</strong>vito del suo presidente, V<strong>in</strong>cenzo Gioberti, che<br />

vedeva nella Società un mezzo di unione tra tutti i popoli italiani; nel 1851 contava già<br />

1250 soci 305 (anche se la Direzione amm<strong>in</strong>istrativa era costituita perlopiù da personaggi<br />

provenienti dal Regno di Sardegna, come mostrato nell’Appendice E).<br />

Lo scopo primario della Società era farsi garante del bene dell’<strong>istruzione</strong> e<br />

dell’educazione, un “bisogno di tutti i tempi e di tutti i paesi”, 306 ma ridotto da molto<br />

tempo a uno stato d’<strong>in</strong>adeguatezza e fonte di disuguaglianza tra le classi sociali. L’idea,<br />

dunque, era di promuovere l’alfabetizzazione tra le classi popolari, sensibilizzare<br />

l’op<strong>in</strong>ione pubblica alla condizione della scuola italiana, e avviare un libero confronto tra<br />

tutti gli ord<strong>in</strong>i e gradi scolastici, e tutte le discipl<strong>in</strong>e, per rilevare i problemi e apportare<br />

soluzioni concrete. La Società rivela, dunque, f<strong>in</strong> dalla sua <strong>in</strong>augurazione una forte volontà<br />

di attivismo, conv<strong>in</strong>ta dell’importanza della partecipazione dei cittad<strong>in</strong>i alle decisioni dello<br />

Stato. Si riteneva, <strong>in</strong>fatti, che l’utopia di attendere passivamente miracolosi provvedimenti<br />

del governo avrebbe reso gli uom<strong>in</strong>i “ciechi, ignavi e despoti”.<br />

Ciechi, perché non veggono lo spettacolo meraviglioso delle moderne società, ove i<br />

bisogni economici <strong>in</strong>tellettuali e morali sonsi smisuratamente moltiplicati ed<br />

accresciuti. Ignavi, perché aspettano dagli altri il bene che dovrebbersi procacciare<br />

da se stessi e del loro difetto riversano sovr’altri la colpa che tutta su di loro ricade.<br />

Despoti f<strong>in</strong>almente, perché fatto un immenso olocausto delle <strong>in</strong>dividuali libertà al<br />

sovrano potere […] vorrebbero governare la società come un armento che obbedisce<br />

al v<strong>in</strong>castro del mandriano 307 .<br />

coscienze, al f<strong>in</strong>e di migliorare progressivamente l’<strong>istruzione</strong>, <strong>in</strong>troducendo novità nei metodi, sulla base<br />

degli <strong>in</strong>segnamenti di Ferrante Aporti (1791-1858), collaboratore della rivista. Il direttore era Agost<strong>in</strong>o Fecia<br />

(1803-1876), noto per le sue opere di grammatica, per gli scritti didattici per l’<strong>in</strong>segnamento dell’italiano ai<br />

bamb<strong>in</strong>i piemontesi, e per la fondazione nel 1849 di una scuola per la formazione delle maestre.<br />

305 Cfr. GSIE, 3, 1851, P. I, Studi critici, Introduzione per l’anno 1851; p. 1.<br />

306 GSIE, 1, 1849, fasc. 3°-5°, Introduzione; cit., p. 5.<br />

307 Giovanni Antonio Rayneri, discorso <strong>in</strong>augurale per il I Congresso generale. Cfr. GSIE, 1, 1849, fasc. 24,<br />

P. II, Atti, I Congresso, Tor<strong>in</strong>o, 26-30. 10. 1849; cit., p. 616.<br />

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