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Viaggi, esposizioni e istruzione tecnica in Piemonte

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proveniente dall’Azienda degli Interni, già ord<strong>in</strong>ata da V<strong>in</strong>cenzo Barelli 373 , una collezione<br />

sistematica appartenuta alla scuola delle m<strong>in</strong>iere di Moutiers (2260 esemplari), e piccole<br />

collezioni raccolte da <strong>in</strong>gegneri delle m<strong>in</strong>iere durante le loro escursioni; il tutto riord<strong>in</strong>ato,<br />

ripulito, risistemato e catalogato da Sella. La classificazione seguiva poi un criterio nuovo,<br />

più generale, basato non solo sulle prov<strong>in</strong>ce di provenienza, ma anche sull’uso che veniva<br />

fatto dei diversi m<strong>in</strong>erali. A fianco di ogni cristallo, <strong>in</strong>oltre, Sella aveva posto un modello<br />

di legno, costruito da operai all’<strong>in</strong>terno dell’Istituto, <strong>in</strong> modo da evidenziare la natura e la<br />

struttura poliedrica del m<strong>in</strong>erale.<br />

Tra il 1853 e 1855 la collezione ricevette ricche donazioni non solo dai due professori<br />

(7000 di Sella e 4000 di Gastaldi), ma anche da Ingegneri e Dottori (l’amico geologo<br />

Felice Giordano, il politico napoletano Gaetano Ricciardi (1808-1882), il professore di<br />

zoologia dell’Università di Tor<strong>in</strong>o Filippo De Filippi (1814-1867), il geologo fiorent<strong>in</strong>o<br />

Gaetano Burci (1826-1863), l’<strong>in</strong>gegner Edoardo Pecco (1823-1886), l’<strong>in</strong>gegnere delle<br />

m<strong>in</strong>iere Emilio Galvagno, il geologo Angelo Sismonda (1807-1878), il professore di<br />

Disegno geometrico G. B. Mart<strong>in</strong>-Frankl<strong>in</strong> 374 , il giornalista Giovan-Battista Bottero (1822-<br />

1897) e lo stesso Giulio 375 , ma anche la Società anglo-sarda ed esploratrice e il Museo<br />

M<strong>in</strong>eralogico di Genova). 376 Nel 1855 Sella, nom<strong>in</strong>ato direttore del gab<strong>in</strong>etto<br />

m<strong>in</strong>eralogico, donò all’Istituto la sua personale raccolta, costituita da 7.102 esemplari, da<br />

lui stesso reperiti e catalogati, con la condizione di non rendere pubblica la notizia. Giulio<br />

stimò che il valore della collezione era pari a circa 10.000 lire. 377 L’impegno di Sella fu<br />

così apprezzato che gli valse l’aggregazione all’Ord<strong>in</strong>e dei Santi Maurizio e Lazzaro 378 .<br />

Alla f<strong>in</strong>e del secolo la Collezione arrivò a raggiungere quasi 18.000 esemplari.<br />

Nel 1855 il lavoro di creazione di modelli era così utile e funzionante, che l’Istituto era<br />

<strong>in</strong> grado di accogliere le richieste di forniture per altre scuole e musei (nel 1855 erano già<br />

373 V<strong>in</strong>cenzo Barelli (1781-1843), capo della sezione dei Boschi e delle M<strong>in</strong>iere dello Stato sabaudo,<br />

pubblicò Cenni di statistica m<strong>in</strong>eralogica degli stati di S. M. il Re di Sardegna (2 vol. 1835, Tor<strong>in</strong>o). Con un<br />

lavoro di 30 anni raccolse una ricca collezione di m<strong>in</strong>erali, che donò all’Istituto e che andò <strong>in</strong> seguito a<br />

costituire il nucleo del Museo geo-m<strong>in</strong>eralogico del Politecnico di Tor<strong>in</strong>o.<br />

374 Giovanni Battista Mart<strong>in</strong>-Frankl<strong>in</strong>, luogotenente del Genio militare<br />

375 ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, verbali della Commissione direttrice dell’Istituto tecnico, seduta del<br />

10 novembre 1853.<br />

376 ASPT, faldone Regio Istituto tecnico, verbali della Commissione direttrice dell’Istituto tecnico, seduta del<br />

26 novembre 1853.<br />

377 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella a Giovanni Lanza, 10.8.1858; cit., p.231. Della stima di Giulio<br />

si parla nella lettera al m<strong>in</strong>istro dell’Istruzione Giuseppe Natoli, 2 aprile 1865; cit., p.582.<br />

378 G. e M. Quazza, ES, vol. I, lettera di Sella ad Antonio Nomis di Pollone, non datata (presumibilmente<br />

risalente al 1858); cit., pp. 235-236.<br />

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