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Viaggi, esposizioni e istruzione tecnica in Piemonte

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sezioni furono ridotte a nove, 441 alcune di alto livello, sia per la qualità degli <strong>in</strong>segnamenti<br />

tecnico-scientifici, sia per gli <strong>in</strong>segnanti; tra queste ricordiamo la sezione di meccanica e<br />

costruzioni, che sostituì quella fisico-matematica, tra le più frequentate e distribuite<br />

capillarmente sul territorio.<br />

Nonostante questi cont<strong>in</strong>ui e radicali cambiamenti negli anni successivi crebbe il<br />

numero degli Istituti Tecnici e degli studenti iscritti (tra il 1861 e ’62 furono ord<strong>in</strong>ati 18<br />

istituti governativi, 24 Istituti Tecnici e Scuole speciali comunali o private, di cui 10 erano<br />

istituti d’arte e mestieri e 35 scuole nautiche 442 ; mentre gli alunni regolari passarono dai<br />

462 degli anni 1861-62, a 4436 degli anni 1874-75), 443 ciò testimoniò il fatto che il nuovo<br />

sistema d’<strong>istruzione</strong> <strong>in</strong>trodotto dalla legge Casati, almeno nella prima fase di vita, aveva<br />

riscontrato un crescente favore nelle classi medie del Paese.<br />

La struttura scolastica che Sella prospettava per il futuro nel suo rapporto del 1860,<br />

stava diventando realtà.<br />

I tre anni delle Scuole tecniche, previste dalla legge Casati, corrispondevano, secondo i<br />

progetti del professore, alle Scuole per i futuri “impiegati d’ord<strong>in</strong>e e capi operai”,<br />

appartenenti a quella che lui chiamava la “seconda categoria”. L’<strong>istruzione</strong> <strong>tecnica</strong> era<br />

generale e accomodata ai bisogni della città <strong>in</strong> cui era situata.<br />

Per la “terza categoria”, ossia le “Scuole per <strong>in</strong>gegneri civili”, erano previsti gli Istituti<br />

tecnici, come si è detto, già esistenti e funzionanti; essi erano <strong>in</strong> grado di dare una<br />

formazione più specialistica per chi non <strong>in</strong>tendeva proseguire gli studi, ma dedicarsi subito<br />

ad attività <strong>in</strong>dustriali o commerciali.<br />

Le “Scuole per operai”, ossia quelle della “prima categoria”, non furono realizzate dal<br />

governo, bensì dai comuni, da società, da enti e associazioni d’<strong>in</strong>dustriali e di commerciali,<br />

ma anche da privati cittad<strong>in</strong>i; nascevano sotto forma di scuole di offic<strong>in</strong>a e per apprendisti,<br />

ed erano create per un rapido avvio alle professioni dopo gli anni della scuola<br />

441 I programmi e le disposizioni furono raccolti <strong>in</strong> un volume, oggi di estrema rarità, pubblicato a cura di<br />

MAIC, dal titolo Insegnamento <strong>in</strong>dustriale e professionale, 1864. Le nove sezioni erano: commercio e<br />

amm<strong>in</strong>istrazione; ragioneria; agronomia e agrimensura; <strong>in</strong>dustrie chimiche; <strong>in</strong>dustrie meccaniche; <strong>in</strong>dustrie<br />

fisico-chimiche e <strong>in</strong>dustrie meccaniche di perfezione; meccanica e costruzione; mar<strong>in</strong>a mercantile; e<br />

m<strong>in</strong>eralogia e metallurgia.<br />

442 F. Pruneri, L’<strong>istruzione</strong> professionale <strong>in</strong> Italia: lo sviluppo della legislazione, <strong>in</strong> E. Bandol<strong>in</strong>i (a cura di),<br />

L’eredità del beato Lodovico Pavoni storia e sviluppo della sua fondazione nel periodo 1849-1949,<br />

Pavoniani, Brescia, 2009; pp. 119-141.<br />

443 R. Scoth, La matematica negli istituti tecnici italiani. Analisi storica dei programmi d’<strong>in</strong>segnamento<br />

(1859-1891), presentazione di Livia Giacardi, C.R.S.E.M., Cagliari, 2010; p. 39.<br />

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