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Viaggi, esposizioni e istruzione tecnica in Piemonte

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arrivava all’enunciato astratto tramite successive osservazioni e deduzioni; la<br />

dimostrazione rigorosa era realizzata solo se ritenuto necessario.<br />

[…] metodo <strong>in</strong>duttivo, il quale appoggiandosi alla testimonianza de’ sensi,<br />

<strong>in</strong>terrogando passo passo la sperienza, chiamando <strong>in</strong> suo soccorso que’ lumi che si<br />

posson trarre dall’esempio delle cose più note, si fa scala da’ fatti particolari alle<br />

leggi generali; il quale metodo quanto è men breve e meno ambizioso del primo,<br />

tanto è più sicuro e più accomodato alle facoltà de’ fanciulli // e di coloro che non si<br />

sono per tempo rivolti a’ severi studi della scienza. 252<br />

Giulio, <strong>in</strong> questo modo, voleva sostituire al “tedio del leggere” il “diletto<br />

dell’ascoltare”, 253 alla teoria f<strong>in</strong>e a se stessa le verità che si celano dentro gli strumenti di<br />

uso quotidiano, e qu<strong>in</strong>di la volontà e capacità di migliorarli. L’entusiasmo che Giulio<br />

mostrava per il suo metodo si rifletteva negli studenti stessi; egli raccontò, <strong>in</strong>fatti, che nel<br />

momento <strong>in</strong> cui dalla riflessione astratta si “piombava <strong>in</strong> mezzo alle realtà quotidiane,<br />

facevamo brillar come un lampo alla <strong>in</strong>telligenza degli uditori mille usi di quella verità<br />

medesima 254 .”<br />

Tale metodo si differenziava da quello deduttivo adottato nelle Università, molto più<br />

elegante e ambizioso, che, partendo da pochi assiomi, arrivava a verità generali per via di<br />

ragionamenti. L’esperienza diventava, qu<strong>in</strong>di, un caso particolare delle proposizioni<br />

astratte, una loro conferma, di cui non sempre ci si occupava; sicuramente un approccio<br />

didattico adatto a menti allenate all’astrazione. Giulio riteneva, pertanto, più sicuro il<br />

metodo <strong>in</strong>duttivo, conscio del fatto che non conduceva a una scienza perfetta, ma garantiva<br />

la comprensione delle cognizioni base dell’arte <strong>tecnica</strong>.<br />

Dall’altra parte il metodo si avvic<strong>in</strong>ava a quello <strong>in</strong>tuitivo, proposto dal pedagogista<br />

svizzero Johann He<strong>in</strong>rich Pestalozzi (1746-1827), molto apprezzato dai pedagogisti<br />

dell’epoca, diffuso <strong>in</strong> Italia agli <strong>in</strong>izi dell’’800, perlopiù nelle scuole elementari o<br />

nell’educazione professionale nelle botteghe o nelle scuole degli oratori. Il metodo,<br />

<strong>in</strong>fluenzato dalle idee di Rousseau e Kant, proponeva un’elementarizzazione delle<br />

conoscenze, fondato su tre pr<strong>in</strong>cipi base: l’organicità, ossia strutturare i contenuti<br />

dell’<strong>in</strong>segnamento <strong>in</strong> modo da preparare il terreno per nuovi e più complicati argomenti; la<br />

252<br />

BPT, AG, cont. 63, Lezione per l’apertura delle Scuole di Meccanica e di Chimica applicate alle Arti,<br />

1845; pp. 37-38.<br />

253<br />

BPT, AG, cont. 63, Lezione per l’apertura delle Scuole di Meccanica e di Chimica applicate alle Arti,<br />

1845; p. 38.<br />

254<br />

C.I. Giulio, Relazione sul primo anno di corso …, 1846; cit., p. XX<br />

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