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Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana - Fedagri ...

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dei processi produttivi mentre le imprese non cooperative sembrano avere un maggior<br />

presidio della fase commerciale.<br />

Per favorire la comparabilità delle performance, almeno in senso dinamico, e approfondire<br />

il grado di dettaglio dello studio, l’analisi di bilancio si è focalizzata sulle<br />

fasi agricole e industriali (escludendo quindi quella commerciale) di quattro importanti<br />

comparti agroalimentari, ponendo l’attenzione su imprese simili per tipologia<br />

di attività svolta.<br />

Questo approfondimento ha anzitutto confermato la rilevanza della dimensione di<br />

impresa sulle performance; ciò è particolarmente vero in alcuni settori come lo zootecnico<br />

e il lattiero-caseario, laddove la dimensione operativa dell’attività si dimostra<br />

come un fattore di competitività particolarmente importante.<br />

Più che il modello di impresa esaminato, spesso sembra proprio la dimensione<br />

aziendale il fattore in grado di spiegare la variabilità delle performance registrate<br />

nell’agroalimentare italiano. Non a caso, se si prendono in considerazione le aziende<br />

di medio grandi dimensioni, la dinamica degli indici di redditività ed efficienza sembra<br />

sostanzialmente simile nei due modelli di impresa e non emergono differenze<br />

sostanziali.<br />

Si registrano invece differenze più significative tra i due sistemi di impresa oggetto<br />

di studio se, al contrario, il campo di analisi si sposta sulle imprese di minore dimensione;<br />

in questo caso emerge come le cooperative abbiano degli indici di efficienza<br />

aziendale meno positivi rispetto a quelli registrati dalle imprese non cooperative. Ciò<br />

sembra riconducibile al fatto che molte cooperative di piccola dimensione svolgono<br />

una funzione di puro servizio in favore dei soci (la spremitura delle olive ad esempio),<br />

con bassa valorizzazione del prodotto e limitata managerialità e carica imprenditoriale,<br />

mentre tra le imprese non cooperative di piccola dimensione rientrano anche<br />

aziende focalizzate su nicchie di mercato profittevoli.<br />

L’analisi sui singoli settori agroalimentari ha inoltre evidenziato come per entrambi<br />

i sistemi di impresa – cooperative e imprese non cooperative –, generalmente nel<br />

processo di sviluppo aziendale in termini di fatturato, quest’ultimo cresca più che<br />

proporzionalmente rispetto al capitale investito; ciò suggerisce l’importanza della<br />

valorizzazione delle componenti di servizio (gestione commerciale e marketing ad<br />

esempio) nella maggior parte dei comparti merceologici dell’agroalimentare italiano.<br />

Se dallo sviluppo aziendale in termini di fatturato, l’attenzione si sposta sullo sviluppo<br />

del capitale investito, l’analisi restituisce ulteriori evidenze.<br />

In entrambi i modelli di impresa considerati, la crescita dimensionale, intesa quindi<br />

come incremento del capitale impegnato nell’attività di impresa, passa in genere<br />

dall’aumento del capitale fisico (terreni, fabbricati, impianti e macchinari) nelle<br />

imprese di minori dimensione, mentre nelle imprese più strutturate l’aumento del<br />

capitale investito è in misura minore riferibile a questa tipologia di impieghi anche in<br />

virtù della maggiore dotazione di partenza in termini di capitale fisso e probabilmente<br />

della maggiore necessità di investimenti in attività immateriali (sviluppo del marchio,<br />

124 | <strong>Osservatorio</strong> <strong>sulla</strong> Cooperazione Agricola Italiana

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