Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana - Fedagri ...
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imprese cooperative è il debito iscritto a fine esercizio per il saldo da versare per i<br />
conferimenti di prodotto dei soci, tuttavia si deve rilevare che tale debito ha un grado<br />
di esigibilità dipendente dal rapporto societario e sostituisce, di fatto, quel capitale di<br />
rischio che i soci non apportano alla cooperativa a titolo di capitale proprio. Questi<br />
indici calcolati dall’<strong>Osservatorio</strong> in due campioni molto numerosi di imprese dimostrano,<br />
quindi, che la natura cooperativa non costituisce un handicap per raggiungere<br />
condizioni di efficienza della gestione su livelli analoghi a quelli degli altri tipi d’impresa.<br />
Il calcolo degli indici per gruppi omogenei di imprese e per gli anni 2003, 2004,<br />
2005, 2006 può consentire delle utili comparazioni con riferimento alle imprese del<br />
gruppo al quale idealmente si ritiene di poter partecipare e all’andamento temporale<br />
degli indici per confrontare la propria performance e cercare di individuare le possibili<br />
cause degli scostamenti. Complessivamente, nel periodo 2003-2006, il Rapporto<br />
rileva un peggioramento degli indici di redditività ed efficienza, sia per le cooperative<br />
che per le imprese non cooperative. L’entità di tale trend non sembra, tuttavia, aver<br />
intaccato negli anni considerati l’equilibrio finanziario e patrimoniale del sistema<br />
agroalimentare sotto osservazione.<br />
Un’altra evidenza che si può trarre dalla lettura degli indici è che la performance<br />
delle imprese sia cooperative che non cooperative migliora in maniera significativa<br />
e progressiva al crescere della dimensione aziendale, che si conferma uno dei fattori<br />
principali delle diverse performance aziendali. In particolare, sono le cooperative di<br />
minori dimensioni che presentano indici di efficienza aziendale meno positivi rispetto<br />
a quelli registrati dalle imprese non cooperative, forse perché il forte legame con<br />
le aziende dei soci rendono più difficile adottare criteri gestionali più in linea con le<br />
sfide di mercato 97 .<br />
5.5. DIMENSIONI E CONCENTRAZIONE<br />
La crescita delle dimensioni aziendali è, quindi, un obiettivo che viene perseguito<br />
da tutte le imprese, comprese quelle cooperative, che devono per di più superare il<br />
limite che segna il passaggio dal ruolo dell’impresa come proiezione delle aziende dei<br />
soci a quello di impresa che, pur impegnata a perseguire gli obiettivi di servizio per cui<br />
è stata costituita (valorizzazione del latte, dell’ortofrutta, dell’uva conferita, ecc.), raggiunge<br />
una propria autonomia rispetto alle economie dei soci, solitamente di piccole<br />
97 Un esempio sono i piccoli caseifici del comprensorio del Parmigiano Reggiano, strutture che si dedicano<br />
essenzialmente alla trasformazione del latte e alla stagionatura fino alla marchiatura (12 mesi), ma che<br />
trasferiscono tutta la fase della commercializzazione e della valorizzazione al grossista/stagionatore anche<br />
per la difficoltà di sopportare un ulteriore allungamento del ciclo finanziario. Diversa è la situazione nel<br />
comprensorio del Grana Padano dove i caseifici sono mediamente più grandi, quasi sempre pluriprodotto,<br />
e in molti casi di proprietà degli stessi grossisti/stagionatori e dove sono presenti alcune importanti strutture<br />
cooperative di grado superiore.<br />
176 | <strong>Osservatorio</strong> <strong>sulla</strong> Cooperazione Agricola Italiana