Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana - Fedagri ...
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sono numerosi, spaziando dalle fasi più a monte fino alla commercializzazione e alle<br />
funzioni trasversali dell’impresa (gestione, sistemi informativi, risorse umane, ecc.);<br />
piuttosto, quello che varia a seconda della tipologia di operazione adottata è il rilievo<br />
delle varie fasi coinvolte in coerenza con la strategia aziendale e con gli obiettivi prioritari<br />
che hanno motivato la scelta di intraprendere un simile percorso di sviluppo.<br />
Anche il livello e le modalità di investimento variano a seconda della tipologia di<br />
operazione e delle aziende coinvolte. Nel momento in cui una cooperativa decide di<br />
acquisire il controllo di una società non cooperativa generalmente gran parte dello<br />
sforzo finanziario viene sostenuto al momento dell’acquisizione delle quote, mentre<br />
gli investimenti successivi per lo sviluppo e la razionalizzazione delle strutture richiedono<br />
un impegno minore. Se invece le operazioni di concentrazione fanno riferimento<br />
a fusioni o incorporazioni con altre aziende cooperative, chiaramente tutti gli<br />
investimenti sono funzionali all’integrazione degli impianti e delle strutture operative<br />
delle imprese interessate.<br />
In ogni caso, emerge come a prescindere dalla tipologia delle operazioni intraprese,<br />
gli sforzi finanziari sostenuti siano generalmente contenuti se contestualizzati alle<br />
dimensioni dell’impresa protagonista del processo di concentrazione; solo in un caso,<br />
infatti, il livello degli investimenti necessari all’acquisizione di un’azienda non cooperativa<br />
e alla successiva integrazione delle sue strutture ha assunto un peso rilevante<br />
rispetto alla struttura economica e patrimoniale della cooperativa acquirente.<br />
Per quel che riguarda gli ostacoli e i vincoli alle operazioni di concentrazione realizzatesi,<br />
laddove tali processi hanno coinvolto più realtà cooperative, in sede di valutazione<br />
ex-ante sull’opportunità di intraprendere un simile percorso è emersa una<br />
diffusa preoccupazione delle basi sociali interessate. Per questo motivo, in alcuni casi<br />
si è scelto di integrare le entità coinvolte per step successivi per venire incontro alle<br />
preoccupazione dei soci e dare loro modo di conoscere meglio il progetto di sviluppo<br />
e l’entità con cui integrarsi; si fa riferimento ad esempio alla creazione di una joint<br />
venture funzionale a una successiva operazione di fusione o incorporazione tra due<br />
entità cooperative o ancora alla costituzione di un consorzio cooperativo di secondo<br />
grado cui assegnare nel tempo funzioni progressivamente crescenti (prima quella<br />
commerciale e successivamente anche quella produttiva). Ciò ha garantito il successo<br />
delle operazioni ma ha chiaramente posticipato i benefici economici dei processi di<br />
concentrazione.<br />
Diversa è invece la natura degli ostacoli incontrati nelle acquisizioni e nella costituzione<br />
di joint venture con società non cooperative. In particolare, sono emersi<br />
alcuni vincoli in merito alla piena realizzazione dei processi di concentrazione che<br />
sono stati portati avanti allo scopo di rafforzare la presenza diretta sui mercati esteri;<br />
in questi casi, la scarsa conoscenza dei mercati target e della loro regolamentazione ha<br />
fatto lievitare i costi necessari alla buona riuscita delle operazioni (contrattualistica,<br />
aspetti legali). Inoltre, nel caso di studio in cui una cooperativa di piccole dimensioni<br />
è protagonista della costituzione di una joint venture all’estero insieme ad un opera-<br />
156 | <strong>Osservatorio</strong> <strong>sulla</strong> Cooperazione Agricola Italiana