Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana - Fedagri ...
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nord e sud – molto forte in alcune regioni settentrionali (Trentino Alto Adige, Emilia<br />
Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia) e molto debole in quelle meridionali 78 –<br />
stimava che la Produzione lorda vendibile <strong>agricola</strong> veicolata al mercato dalle circa 10<br />
mila e 500 cooperative iscritte nel 1995 alle Centrali cooperative era pari al 21% della<br />
Plv <strong>agricola</strong> nazionale (con punte del 55% nel settore vitivinicolo e del 41% in quello<br />
ortofrutticolo) con un impiego totale di addetti (a tempo determinato ed indeterminato)<br />
pari a circa 180 mila unità, di cui il 60% nelle cooperative del nord e il resto in<br />
quelle del centro-sud. Il Rapporto Nomisma (1997), come già il precedente lavoro del<br />
1993, sviluppava poi l’analisi per settore, soci, addetti e fatturato <strong>sulla</strong> base dei dati<br />
forniti da ciascuna Centrale cooperativa, rinunciando al consolidamento di tutti i dati<br />
disponibili per la difficoltà di omogeneizzare le diverse banche dati.<br />
Come è noto l’Annuario dell’Agricoltura Italiana dell’Inea contiene ogni anno un<br />
paragrafo dedicato alla <strong>cooperazione</strong> nell’ambito del capitolo su “L’organizzazione<br />
economica dei produttori agricoli”. Anche nell’ultimo Annuario (Inea, 2007) l’analisi<br />
della composizione e dell’evoluzione della <strong>cooperazione</strong> <strong>agricola</strong> <strong>italiana</strong> viene condotta<br />
solo sui dati forniti dalle singole Centrali cooperative (Agci-Agrital, <strong>Fedagri</strong>-<br />
Confcooperative, Legacoop Agroalimentare, Unci-Ascat e Unicoop), in quanto l’ipotesi<br />
di base è che le cooperative iscritte alle Centrali siano imprese attive, a differenza<br />
dell’universo di quelle presenti nello Schedario della <strong>cooperazione</strong>; inoltre le banche<br />
dati di ogni Centrale forniscono anche i dati per settore relativi al numero dei soci,<br />
degli addetti e all’ammontare del fatturato.<br />
In conclusione, un fenomeno che tutti riconoscono molto importante per lo sviluppo<br />
dell’agricoltura <strong>italiana</strong> e che ha veicolato (il vecchio lavoro del 1980 stimava<br />
che negli anni sessanta circa il 70% degli impianti cooperativi era stato realizzato o<br />
rinnovato con fondi dei Piani Verdi) e assorbe ancora gran parte dei fondi per gli interventi<br />
di carattere strutturale destinati al settore, ma mancava di dati certi <strong>sulla</strong> sua<br />
consistenza e sulle caratteristiche del suo sviluppo, soprattutto in relazione al contributo<br />
che la <strong>cooperazione</strong> dà alla crescita del valore della produzione agroalimentare<br />
e dell’economia nazionale.<br />
Anche il primo volume curato dall’<strong>Osservatorio</strong> permanente <strong>sulla</strong> Cooperazione<br />
Agricola (2005) non ha tentato di analizzare e valutare complessivamente la consistenza<br />
del fenomeno della <strong>cooperazione</strong> agroalimentare <strong>italiana</strong> ha centrato l’analisi<br />
<strong>sulla</strong> performance di carattere economico e finanziario di un campione rappresentativo<br />
di imprese cooperative dei diversi settori per cercare di evidenziare l’efficienza<br />
raggiunta dal sistema della <strong>cooperazione</strong> agroalimentare rispetto ad un analogo campione<br />
di imprese non cooperative. Tale analisi presentava aspetti di grande interesse<br />
perché permetteva di evidenziare alcuni punti di forza e di debolezza delle imprese<br />
78 Numericamente le cooperative agroalimentari aderenti alle Centrali nel sud e nelle isole superavano<br />
(4.508) quelle del nord (4.165) su un totale complessivo di 10.588 cooperative associate, ma il fatturato di<br />
quelle del nord era pari al 70% del totale (Nomisma, 1997, p. 105).<br />
166 | <strong>Osservatorio</strong> <strong>sulla</strong> Cooperazione Agricola Italiana