Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana - Fedagri ...
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La politica della qualità è talmente sentita da parte delle imprese cooperative intervistate<br />
che la “qualità dei prodotti” viene individuata come il principale punto di forza<br />
(tabella 2.9), con un fortissimo distacco rispetto agli altri (60% contro 14% dell’efficienza<br />
in termini di costi e poi tutti gli altri fattori con percentuali di poche unità 90 ).<br />
Questo obiettivo guida le scelte di investimento in processi innovativi delle imprese<br />
(tabella 2.5) – il miglioramento qualitativo del prodotto e la razionalizzazione del<br />
processo sono il 60% delle motivazioni delle scelte di investimento – e soprattutto<br />
i rapporti con i soci che ne vengono coinvolti (figura 2.6) 91 in quanto responsabili<br />
principali degli approvvigionamenti.<br />
Queste risposte confermano il completo controllo di filiera a monte esercitato dalle<br />
cooperative attraverso i conferimenti, che permette la totale tracciabilità delle materie<br />
prime all’atto del ricevimento per offrire la massima sicurezza degli approvvigionamenti<br />
e dei prodotti trasformati.<br />
Per quanto riguarda i canali di vendita, quelli prevalenti sono ancora l’ingrosso o<br />
l’industria di trasformazione (50% in totale), mentre tolta la vendita diretta al consumatore<br />
(in genere, attraverso gli spacci aziendali), le quote della Gdo e del dettaglio<br />
tradizionale sono ancora minoritarie (19% in totale). Giustamente il Rapporto<br />
osserva che il ricorso prevalente al canale dell’ingrosso e la vendita all’industria di<br />
trasformazione – materie grezze o semilavorati – dimostra una debole capacità di<br />
valorizzazione della produzione <strong>agricola</strong> nelle cooperative. L’osservazione è corretta<br />
ma si deve rilevare che queste imprese sono fortemente condizionate nella scelta del<br />
canale di vendita dalla necessità di rispettare un ciclo finanziario tra entrate e uscite<br />
che garantisca di liquidare ai soci il prodotto conferito entro l’esercizio, per cui<br />
l’ingrosso, soprattutto per aziende che strutturalmente sono scarsamente dotate di<br />
capitale proprio, assicura più facilmente entrate che per volumi e scadenze possono<br />
meglio soddisfare tale necessità, più di quanto permetterebbe la vendita al trade, salvo<br />
che non si ricorra al canale della Gdo, che offre però poca soddisfazione in termini<br />
di marginalità.<br />
Il Rapporto rileva anche che solo un terzo delle cooperative esporta, tanto da poter<br />
concludere che tale sbocco è marginale per questo tipo di imprese, contrariamente a<br />
quanto avviene in altri settori dell’industria alimentare, dimostrando di non aver le<br />
capacità e/o le risorse per affrontare mercati che potrebbero offrire interessanti possibilità<br />
di collocamento della produzione. Si deve sottolineare che in questa direzione<br />
le ultime leggi finanziarie hanno disposto agevolazioni fiscali sugli investimenti per<br />
incentivare le esportazioni di prodotti agroalimentari, di cui anche le imprese cooperative<br />
possono beneficiare.<br />
Gli spunti più interessanti di riflessione <strong>sulla</strong> problematica del rapporto soci/impre-<br />
90 Capacità di marketing e vendita, ampiezza della gamma produttiva, capacità di accesso alla rete distributiva,<br />
efficienza logistica, tecnologia e innovatività di prodotto, immagine aziendale.<br />
91 Tra gli ambiti (figura 2.6) nei quali è più rilevante il coinvolgimento dei soci al primo posto (54,5%) si<br />
trova “il miglioramento della qualità”.<br />
172 | <strong>Osservatorio</strong> <strong>sulla</strong> Cooperazione Agricola Italiana