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Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana - Fedagri ...

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sa cooperativa si possono trovare nelle risposte date sui principi ispiratori della strategia<br />

aziendale e, ovviamente, in quelle relative ai rapporti con i soci. Tra gli elementi<br />

di rilievo per l’elaborazione della strategia di gestione (figura 2.5) viene collocata al<br />

primo posto la “massimizzazione del valore dei soci” (25%) e subito dopo il “rafforzamento<br />

della base sociale” (21%) e al terzo la crescita dimensionale (17%). In particolare,<br />

il 44% delle imprese intervistate dichiara di coinvolgere attivamente i soci nelle<br />

scelte strategiche, percentuale che scende al 34% nelle regioni meridionali. Il rapporto<br />

con i soci (tabella 2.10) riguarda più aspetti della gestione: in primis la formazione del<br />

prezzo di liquidazione (49%) e, a seguire, la pianificazione della strategia aziendale,<br />

quella del lavoro e degli investimenti attraverso anche la collaborazione con lo staff<br />

aziendale (27%). I soci sono considerati anche gli attori principali (48%) del processo<br />

innovativo in atto nell’impresa, mentre i fornitori sono al secondo posto con solo il<br />

7% delle risposte (tabella 2.6).<br />

La domanda se le imprese intervistate ritengono che vi siano delle ragioni per rivedere<br />

il rapporto con i soci ha riportato nel 32% dei casi una risposta negativa, cioè<br />

le cooperative ritengono che il rapporto in essere sia soddisfacente, il 39% vorrebbe,<br />

invece, che il rapporto fosse rivisto per migliorare la qualità degli approvvigionamenti<br />

e il 20% per aumentare la capacità dell’impresa a rispondere alla flessibilità e alla<br />

variabilità della domanda (figura 2.7). Anche le due ultime risposte sottolineano l’importanza<br />

strategica che le cooperative attribuiscono al rapporto con i soci in relazione<br />

alla politica della qualità, che rappresenta il target principale della strategia aziendale,<br />

e alla capacità dell’impresa a rispondere al mercato.<br />

In tutte le risposte, ma soprattutto in queste ultime, emerge con chiarezza che nelle<br />

cooperative “avanzate” il comportamento delle imprese verso i soci è rimasto, in<br />

estrema sintesi, “socio-centrico”: gli interessi tra management cooperativo e soci non<br />

sembrano, infatti, divergenti con il rischio di compromettere il “nesso” tra soci e impresa,<br />

anzi quest’ultima considera i soci una risorsa fondamentale sia per attuare la<br />

politica della qualità sia a livello dell’elaborazione delle scelte di gestione che privilegiano<br />

la “massimizzazione del valore dei soci” <strong>sulla</strong> “crescita della dimensione aziendale”.<br />

La successiva segmentazione tra imprese cooperative “robuste” e “deboli” 92 non<br />

intacca queste caratteristiche di fondo del rapporto tra soci e impresa anche se quelle<br />

“robuste” sono di maggiori dimensioni, con più stabilimenti, con maggiore propensione<br />

agli investimenti e più dinamiche sul mercato. Certamente quelle “deboli”,<br />

avendo minori rapporti con il mercato nella fase di approvvigionamento, contano<br />

maggiormente sui conferimenti dei soci, ma anche in quelle “robuste” l’incidenza dei<br />

conferimenti sul totale degli approvvigionamenti non scende sotto il 70%.<br />

92 Il modello per la costruzione dei due cluster di imprese “deboli” e “robuste” ha individuato quattro<br />

set di variabili: modalità di approvvigionamento, dinamicità dell’azienda, approccio al mercato, strategia<br />

aziendale.<br />

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