Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana - Fedagri ...
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ni di acquisto e/o vendita) per adottare quello “mercato-centrico” (istituzione tesa a<br />
trasmettere ai soci le richieste del mercato e sempre più a facilitare l’introduzione in<br />
azienda di beni e prodotti reperibili sul mercato), favorendo l’innesco di fenomeni<br />
di gerarchizzazione che possono portare alla divergenza di interessi tra management<br />
cooperativo e soci.<br />
Come l’esperienza insegna, questi sono problemi molto concreti della crescita<br />
dell’impresa cooperativa, di fronte ai quali il movimento cooperativo deve porsi delle<br />
domande sulle linee di sviluppo intraprese, che richiedono una risposta che sappia<br />
trovare la giusta mediazione tra interessi che devono essere tra loro convergenti, per<br />
garantire che non si interrompa quel “nesso” tra soci e impresa cooperativa su cui si<br />
basano i principi per cui è nata (Giacomini, Petriccione, 1986).<br />
La seconda parte del Rapporto, che si propone di identificare i tratti caratteristici<br />
dell’impresa cooperativa attraverso la descrizione della struttura aziendale, dell’organizzazione<br />
e dei comportamenti che guidano sia le scelte gestionali che i rapporti tra<br />
soci e impresa, può offrire alcuni interessanti elementi di riflessione <strong>sulla</strong> precedente<br />
problematica.<br />
L’indagine è stata condotta su un campione di 299 cooperative attraverso un questionario,<br />
prima inviato al responsabile dell’impresa e poi compilato direttamente da<br />
un intervistatore esperto presso l’azienda stessa. Come bene chiarisce il Rapporto, si<br />
tratta di un campione di cooperative “avanzate” perché il campione è stato costruito<br />
con criterio ragionato per permettere l’inserimento di 88 aziende che rappresentano<br />
casi che, per dimensione economica o per altri caratteri specifici, sono esperienze<br />
particolarmente significative per il movimento cooperativo secondo l’opinione delle<br />
stesse Centrali, per cui non potevano essere escluse dall’analisi.<br />
Il primo carattere (figura 2.1) che emerge in maniera evidente è che in queste imprese<br />
dotate di una gestione complessa, testimoniata (tabella 2.1) dalla presenza delle<br />
principali funzioni aziendali (vendite, produzione, acquisti, marketing, R&S, altre<br />
funzioni), il peso dei conferimenti sugli approvvigionamenti supera notevolmente<br />
(77%) 89 il limite richiesto dalla legge per dimostrare il carattere di mutualità prevalente<br />
(più del 50%), inoltre i fattori di valutazione dei conferimenti pongono al primo<br />
posto la sicurezza (qualità, quantità) mentre nel caso di approvvigionamenti da fornitori<br />
terzi la sicurezza è all’ultimo posto e al primo si trova la puntualità e la flessibilità,<br />
al secondo l’integrazione operativo-informatica e al terzo il prezzo (tabelle 2.2 e 2.3).<br />
89 Il peso dei conferimenti sugli approvvigionamenti sale a 87% nelle cooperative meridionali, mentre<br />
scende a 76% nelle cooperative con oltre 40 milioni di fatturato ed è superiore a 86% in quelle con un fatturato<br />
sotto i 7 milioni. Questi dati testimoniano che, dove le cooperative sono più piccole, il rapporto con<br />
le aziende dei soci è molto più stretto mentre, dove le imprese cooperative sono di maggiori dimensioni, la<br />
necessità di dare flessibilità alla gestione e di garantire un approvvigionamento certo per volumi e qualità<br />
le spinge ad aumentare la percentuale di acquisti sul mercato, anche se il peso dei conferimenti resta notevolmente<br />
superiore al limite richiesto per dimostrare il carattere di mutualità prevalente. Nell'espansione<br />
all'universo riportata nel Capitolo 1 i conferimenti raggiungono un'incidenza pari all'81,7% sul totale degli<br />
approvvigionamenti.<br />
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