98Strumenti della rete e processo formativoscambio <strong>di</strong> ruolo, tra appren<strong>di</strong>sti ed esperti, nei <strong>di</strong>versi momenti del lavoro in rete. La logicaè, ancora una volta, quella dell’appren<strong>di</strong>mento come processo “situato” e “<strong>di</strong>stribuito” dove“la costruzione <strong>di</strong> conoscenze, la soluzione <strong>di</strong> problemi non sono processi che avvengonosolo nelle singole menti, bensì si basano su pratiche sociali e in quelle sono inseriti. Ilpensiero è parte dell’attività organizzata culturalmente, e si realizza all’interno <strong>di</strong> unacomunità <strong>di</strong> persone che svolge determinate pratiche. L’appren<strong>di</strong>mento viene quin<strong>di</strong>concepito in termini <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> partecipazione in<strong>di</strong>viduale alle pratiche strutturatesocialmente” (Mason, 1997, p.75).Nello stesso tempo, però, la rete consente <strong>di</strong> dare luogo anche ad un modello <strong>di</strong>stribuito dellaconoscenza, cioè alla possibilità che parte delle competenze restino <strong>di</strong>slocate in forma<strong>di</strong>fferenziata tra studenti, piuttosto che perseguire l’omologazione <strong>degli</strong> studenti; “particolareimportanza assume la possibilità da parte <strong>di</strong> ogni membro del gruppo <strong>di</strong> conoscere le <strong>di</strong>verseprospettive, esperienze e conoscenze dei suoi compagni e stabilire possibili forme <strong>di</strong> aiuto ocooperazione; si possono avere pertanto esperienze formative caratterizzate da una fortepresenza sociale, dall’essere in rapporto agli altri, dal fatto <strong>di</strong> integrare i propri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>affrontare i problemi con quelli altrui” (Calvani e Rotta, 2000, p. 39). I processi appren<strong>di</strong>tivie cognitivi che si sviluppano attraverso le complesse interazioni consentite dalla CMCconsente all’intelligenza <strong>di</strong> “<strong>di</strong>stribuirsi” - in situazione – tra il soggetto, gli altri con cuientra in relazione e gli artefatti tecnologici connotanti questo, come ogni <strong>di</strong>verso contestoculturale, consentendo così <strong>di</strong> svolgere in modo ottimale i vari compiti cognitivi (Pea, 1993).In questa prospettiva è il sistema nel suo insieme a connotarsi come “formativo”, riducendocosì in maniera significativa il ruolo del docente come fonte centrale da cui <strong>di</strong>pende lacapacità del gruppo <strong>di</strong> apprendere. La rete, anche attraverso gli effetti <strong>di</strong> democratizzazione e<strong>di</strong> ampliamento delle opportunità comunicative a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> ogni partecipante, enfatizzain maniera particolare questo effetto. Lavorare con strumenti informatici “da soli, e ancor piùin gruppo, è un’azione più sotto il controllo dello studente che dell’insegnante. È in questopunto che l’introduzione dei computer realizza un importante obiettivo: portarel’appren<strong>di</strong>mento da un processo <strong>di</strong> semplice assimilazione ad un processo <strong>di</strong> costruzioneattiva […]. Se il lavoro collaborativo supportato dal computer viene ad investire i processi <strong>di</strong>costruzione mentale dello studente e i processi <strong>di</strong> appropriazione del significato, ne consegueche i processi mentali richiesti siano non automatici e quin<strong>di</strong> controllati dallo studente”(Salomon, 1992).In sostanza, quin<strong>di</strong>, le tecnologie info-telematiche consentono <strong>di</strong> ripensare l’appren<strong>di</strong>mentocome processo sociale, permettono <strong>di</strong> ridurre le <strong>di</strong>stanze cognitive tra docenti e <strong>di</strong>scenti, oltreche consentire, rispetto alla <strong>di</strong>dattica tra<strong>di</strong>zionale, economie <strong>di</strong> scala e ricadute tutt’altro cheinferiori. I sistemi CMC permettono <strong>di</strong> riprodurre nel cyberspazio molte delle <strong>di</strong>namicherelazionali vissute nel contesto reale (Rheingold, 1994; Lévy, 1997), contribuendo altresì acreare nuove ed impensabili reti socio-relazionali fra in<strong>di</strong>vidui (Barrett, 1991) efenomenologie educative e <strong>di</strong> costruzione sociale della conoscenza tutt’altro che irrilevanti.4.3.2 Collaborare in rete: i limiti della CMCLa rete sembrerebbe essere, per quello che abbiamo visto parlando <strong>di</strong> intelligenza collettiva(cfr. § 4.2), un ambiente idoneo – per sua natura – allo sviluppo <strong>di</strong> aggregazioni spontanee econgeniale alla produzione collaborativa. Se paragoniamo gli anfiteatri <strong>di</strong>alogici virtuali coni contesti tra<strong>di</strong>zionali della riunione o dell’assemblea collegiale ci accorgiamo che esistonoimportanti analogie ed alcune significative <strong>di</strong>fferenze. In una riunione in presenza oltre agliovvi limiti spazio temporali (tutti devono essere presenti nello stesso luogo allo stessotempo), ne esistono altri quali ad esempio la limitatezza del tempo a <strong>di</strong>sposizione, lasequenzialità (si parla uno per volta), la costrittività (è necessario ascoltare l’oratore <strong>di</strong>turno), la <strong>di</strong>suguaglianza (non tutti hanno la stessa possibilità <strong>di</strong> intervento), ecc. Questi
Strumenti e ambienti per la formazione in rete. Prospettive, limiti e potenzialità delle tecnologie 99elementi portano all’esigenza, da parte dei moderatori, <strong>di</strong> regolarne lo sviluppo – e quin<strong>di</strong>restringere le libertà <strong>di</strong> espressione <strong>di</strong> molti – per evitarne esiti fallimentari in termini <strong>di</strong>produttività. In rete, per contro, non esistono limiti specifici. Le risorse sono a <strong>di</strong>sposizione<strong>di</strong> tutti in maniera abbondante: né lo spazio, né il tempo rappresentano impe<strong>di</strong>menti evidentiall’espressività in<strong>di</strong>viduale. Non solo, ma la possibilità <strong>di</strong> lavorare in maniera “<strong>di</strong>staccata”rispetto al luogo virtuale <strong>di</strong> acca<strong>di</strong>mento dell’evento, determina la libertà per i soggetti <strong>di</strong>selezionare quali contributi ritenere rilevanti e leggere o se impiegare il proprio tempo perprodurre un nuovo intervento. La struttura reticolare della comunicazione, l’alta interattivitàe la naturale anomia della rete, finirebbero però, ben presto, per causare, anche in questocontesto, un overload comunicativo (Berge, Collins, 1995; Harasim, 1997; Turoff, 1995) equin<strong>di</strong> la potenziale impossibilità <strong>di</strong> raggiungere obiettivi specifici.L’esigenza <strong>di</strong> una netiquette, <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> “etichetta” <strong>di</strong> comportamento in rete, si è postacome problema fin dai primor<strong>di</strong> della rete 41 . Regole più specifiche, come ad esempio sullaqualità e quantità della comunicazione ammessa in un determinato contesto, sulla pertinenza,congruenza o sul “formato” specifico da utilizzare, restano necessariamente demandate allespecifiche scelte metodologiche e pedagogiche. Di fatto, però, per poter comunicare inmaniera produttiva è necessario il ricorso a regole <strong>di</strong> partecipazione e <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento checonsentano uno svolgimento or<strong>di</strong>nato dei lavori, visto che non esistono, data la naturasostanzialmente anarchica della rete, convenzioni comportamentali univoche eduniversalmente accettate.Come evidenziato nella letteratura specifica (Turkle, 1997; Wallace, 2000; Paccagnella,2000; Preece, 2001) la rete porta anche a fenomeni <strong>di</strong> reciproca incomprensione (il “flaming”è l’esempio più noto: ci si riscalda con maggiore facilità che in presenza) o viceversa <strong>di</strong>mielosa assertività (si è tutti d’accordo, non conviene contrad<strong>di</strong>re per non rischiare che ilgruppo fraintenda). L’assenza <strong>degli</strong> elementi metacomunicativi che costituiscono la corniceall’interno della quale si inscrive una comunicazione faccia a faccia e l’impossibilità <strong>di</strong>ricevere un feedback imme<strong>di</strong>ato accrescono le possibilità della deco<strong>di</strong>fica aberrante(Rivoltella, 2003), mettendo a rischio l’efficacia comunicativa delle interazioni in rete. Inparticolare, gli stu<strong>di</strong> più recenti sulla computer me<strong>di</strong>ated communication in riferimentoall’appren<strong>di</strong>mento online evidenziano come maggiori siano in rete alcuni rischi quali il senso<strong>di</strong> isolamento o quello <strong>di</strong> inadeguatezza rispetto al me<strong>di</strong>um o alla situazione con conseguenteansia e tensioni che possono portare al rifiuto e all’abbandono. In questo senso la “noncomunicazione”, che secondo la scuola <strong>di</strong> Palo Alto (Watzlawick, Beavin, Jackson, 1971) èpur sempre comunicazione, è in rete particolarmente imbarazzante portando incertezza e<strong>di</strong>ndecifrabilità davanti all’assenza <strong>di</strong> feedback. Esiste poi il rischio <strong>di</strong> una limitata coesionesociale, da parte dei soggetti che interagiscono, tale da non garantire pratiche significative. Inalcuni casi si verifica la per<strong>di</strong>ta del controllo sulla gestione dei tempi o la <strong>di</strong>fficoltà nellagestione <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong> conflittualità.Altri fenomeni possibili sono quelli dell’accaparramento <strong>di</strong> risorse o, viceversa, lamarginalizzazione, la <strong>di</strong>spersione, il senso <strong>di</strong> smarrimento o abbandono. Risulta quin<strong>di</strong>fondamentale rilevare che non è la rete, per sua natura, a privilegiare una specificacomunicativa e relazionali. Anche dal punto <strong>di</strong> vista dell’organizzazione del lavoro, la reteconsente molteplici modelli organizzativi 42 , ma è importante riconoscere che la rete non nefavorisce uno in particolare. Anzi, per quello che abbiamo visto fin qui, potremmo affermare41 Il documento noto come “Netiquette” (“The Net user guidelines and netiquette”) è stato elaborato da Arlene H. Rinal<strong>di</strong>della Florida Atlantic University nel luglio 1994 ed è <strong>di</strong>sponibile all’in<strong>di</strong>rizzo: http://www.fau.edu/netiquette42 Trentin (1998, 1999), ad esempio, presenta tre tipologie operative per l’organizzazione dell’appren<strong>di</strong>mento collaborativo inrete: sequenziale, parallela o reciproca. Nel primo caso l’organizzazione dei lavori prevede che alcuni soggetti producanocontributi sottoposti successivamente al lavoro <strong>di</strong> altri, nel secondo caso si immagina un lavoro che viene svoltocontemporaneamente ed in maniera separata da più gruppi, nel terzo caso si ipotizza a forme <strong>di</strong> interattività più stretta tra isoggetti coinvolti.
- Page 1 and 2:
TESIUMANISTICA- 3 -
- Page 3 and 4:
Giovanni BonaiutiStrumenti della re
- Page 5 and 6:
Strumenti della rete e processo for
- Page 7 and 8:
Strumenti della rete e processo for
- Page 9 and 10:
Strumenti della rete e processo for
- Page 11 and 12:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 13 and 14:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 15 and 16:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 17 and 18:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 19 and 20:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 21 and 22:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 23 and 24:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 25 and 26:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 27 and 28:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 29 and 30:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 31 and 32:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 34 and 35:
32Strumenti della rete e processo f
- Page 36 and 37:
34Strumenti della rete e processo f
- Page 39 and 40:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 41 and 42:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 43 and 44:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 45 and 46:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 47 and 48:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 49 and 50: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 51 and 52: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 53 and 54: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 55 and 56: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 57 and 58: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 59 and 60: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 61 and 62: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 63 and 64: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 65 and 66: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 67 and 68: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 69 and 70: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 71 and 72: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 73 and 74: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 75 and 76: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 77 and 78: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 79 and 80: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 81 and 82: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 83 and 84: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 85 and 86: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 87 and 88: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 89 and 90: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 91 and 92: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 93 and 94: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 95 and 96: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 97 and 98: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 99: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 103 and 104: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 105 and 106: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 107 and 108: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 109 and 110: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 111 and 112: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 113 and 114: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 115 and 116: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 117 and 118: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 119 and 120: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 121 and 122: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 123 and 124: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 125 and 126: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 127 and 128: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 129 and 130: L’indagine empirica e le verifich
- Page 131 and 132: L’indagine empirica e le verifich
- Page 133 and 134: L’indagine empirica e le verifich
- Page 135 and 136: L’indagine empirica e le verifich
- Page 137 and 138: L’indagine empirica e le verifich
- Page 139 and 140: L’indagine empirica e le verifich
- Page 141 and 142: L’indagine empirica e le verifich
- Page 143 and 144: L’indagine empirica e le verifich
- Page 145 and 146: L’indagine empirica e le verifich
- Page 147 and 148: L’indagine empirica e le verifich
- Page 149 and 150: L’indagine empirica e le verifich
- Page 151 and 152:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 153 and 154:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 155 and 156:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 157 and 158:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 159 and 160:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 161 and 162:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 163 and 164:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 165 and 166:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 167 and 168:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 169 and 170:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 171 and 172:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 173 and 174:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 175 and 176:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 177 and 178:
Strumenti della rete e processo for
- Page 179 and 180:
Strumenti della rete e processo for
- Page 181 and 182:
Strumenti della rete e processo for
- Page 183 and 184:
Strumenti della rete e processo for
- Page 185 and 186:
Strumenti della rete e processo for
- Page 187 and 188:
Strumenti della rete e processo for
- Page 189 and 190:
Strumenti della rete e processo for
- Page 191 and 192:
Strumenti della rete e processo for
- Page 193 and 194:
Strumenti della rete e processo for
- Page 195 and 196:
Strumenti della rete e processo for
- Page 197 and 198:
Strumenti della rete e processo for
- Page 199 and 200:
Strumenti della rete e processo for
- Page 201 and 202:
Strumenti della rete e processo for
- Page 203 and 204:
Strumenti della rete e processo for
- Page 205 and 206:
Strumenti della rete e processo for
- Page 207 and 208:
Strumenti della rete e processo for
- Page 209:
RingraziamentiRingrazio nella perso