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116Strumenti della rete e processo formativoconseguenti. In altre parole gli ambienti CSCL sembrano andare contro corrente rispetto, adesempio, all’attuale tendenza <strong>degli</strong> strumenti general purpose (solitamente polifunzionali),caratterizzandosi invece come strumenti specializzati e capaci <strong>di</strong> prevedere alcuni tipi <strong>di</strong>funzioni e non altre, al fine <strong>di</strong> privilegiare precisi processi partecipativi, apparentemente, ascapito della flessibilità.Come elementi caratterizzanti <strong>degli</strong> ambienti specifici per il CSCL troviamo una sostanzialedemocraticità nell’accesso alle funzioni (esistono ruoli, ma <strong>di</strong> solito non sono pensati nellalogica dell’attribuzione <strong>di</strong> maggior “potere” ai formatori) e nelle modalità con cui le azionidei <strong>di</strong>versi attori vengono rappresentate (tipicamente le informazioni provenienti da docenti etutor non hanno spazi espositivi privilegiati). Sono in atto una serie <strong>di</strong> ricerche volte a<strong>di</strong>mplementare soluzioni capaci <strong>di</strong> riproporre al gruppo i risultati del proprio lavoro in termini<strong>di</strong> autoriflessività, ma anche <strong>di</strong> auto-valutazione (come “e-feedback” e “barometri”), ovvero<strong>di</strong> strumenti per la valutazione dei clima sociale (Smith, Coenders, 2002). Gli ambientiCSCL forniscono prevalentemente funzioni volte allo sviluppo della riflessività, dellasocialità e della costruzione collaborativa della conoscenza.Uno <strong>degli</strong> elementi <strong>di</strong> specificità <strong>di</strong> questi strumenti è, inoltre, quello <strong>di</strong> fornire all’interno<strong>degli</strong> strumenti <strong>di</strong>alogici (come i webforum) funzioni per la riflessione e la metacognizione. I“descrittori del pensiero” (“scaffold” o “thinking type”) rappresentano, fino dalle primeesperienze CSILE (Bereiter, Scardamalia, 1989; 1992; 1993; 1994), una funzionalitàpeculiare tra questi ambienti. I descrittori del pensiero consentono agli studenti <strong>di</strong> classificarele proprie interazioni comunicative in base alla valenza pragmatica dei messaggi, ovvero inbase al tipo <strong>di</strong> contributo apportato alla <strong>di</strong>scussione. Lo scopo principale è quello <strong>di</strong> facilitarel’indagine attorno ai problemi, migliorare la comprensibilità delle intenzioni comunicative e,a livello soggettivo, riflettere metacognitivamente sulle reciproche modalità esplorative ecomunicative. Questi descrittori – a cui spesso è coniugato l’uso <strong>di</strong> “incipit” pre-impostati,ovvero <strong>di</strong> frasi standars con le quali si avviano i messaggi – sono utili agli in<strong>di</strong>vidui perriflettere nel momento della stesura dei contributi e, conseguentemente, guidano affinché ilmessaggio possa svilupparsi coerentemente sulla stessa tematica. Il fatto che i messaggi (oparte <strong>di</strong> essi) siano “marcati” attraverso un determinato sistema <strong>di</strong> parole chiave, fornisce ailoro lettori delle affordance specifiche per comprendere e sistematizzare cognitivamente leintenzioni comunicative e contributive dei colleghi. Dalla quantificazione statistica dei“descrittori del pensiero” conseguono infine delle opportunità per il monitoraggio e lavalutazione dello sviluppo della processi comunicativi e formativi. Nelle ricerche condottesulle esperienze CSCL sono, infatti, importanti le analisi dei contenuti delle <strong>di</strong>scussionionline attraverso la comprensione dei <strong>di</strong>fferenti livelli <strong>di</strong> contribuzione, della coerenza tradescrittori utilizzati e contenuto, come pure i riepiloghi quantitativi dei messaggi scambiati.Tutti questi in<strong>di</strong>catori consentono <strong>di</strong> valutare, anche in itinere, la qualità dei processicollaborativi e le modalità <strong>di</strong> lavoro dei partecipanti.Una rapida panoramica su alcuni <strong>degli</strong> ambienti CSCL più <strong>di</strong>ffusi, a partire da CSILE, chepuò essere considerato il capostipite <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> software, può consentire una piùaccurata comprensione del tipo <strong>di</strong> funzioni e dei modelli metodologici connessi.CSILE viene sviluppato agli inizi <strong>degli</strong> anni 1990 come software <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione in retelocale, ovvero all’interno <strong>di</strong> uno stesso e<strong>di</strong>ficio, <strong>di</strong> un database al quale sono connesse alcunepeculiari funzioni <strong>di</strong> comunicazione. Il modello è quello della redazione <strong>degli</strong> articoli nelleriviste scientifiche: il compito <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> nuova conoscenza avviene attraverso unconsapevole (intenzionale) <strong>di</strong>alogo investigativo e riflessivo, dove è centrale il vaglio e laselezione, da parte della comunità, dei contributi utili. In questo processo ciascuno è altempo stesso ricercatore, insegnante ed allievo, mentre il docente della classe, abbandonandoil ruolo del depositario del sapere, <strong>di</strong>venta un facilitatore dei processi e il garantedell’organizzazione dei percorsi <strong>di</strong> ricerca e della correttezza delle analisi. Le informazioniinserite nel database sotto forma <strong>di</strong> note sono quin<strong>di</strong> commentate e revisionate dal grupponel corso del lavoro. L’idea <strong>di</strong> fondo poggia sulla constatazione che i “dati”, <strong>di</strong> per sé, nonsono niente senza quella fitta ragnatela <strong>di</strong> connessioni logiche e comunicative che li

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