34Strumenti della rete e processo formativovengono spesso considerati come “scontati” dagli appartenenti a quel contesto culturale, mache non lo sono affatto. I processi “narrativi” assieme ai processi “argomentativi” (Bruner,1988, p.15) rappresentano le modalità prevalenti <strong>di</strong> cui l’uomo si avvale per lo sviluppo dellerelazioni sociali, e al contempo rappresentano due <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> funzionamento cognitivo odue mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare. Attraverso il <strong>di</strong>alogo, soprattutto nell’accezione della narrazione, siproduce cultura attraverso la comunicazione <strong>di</strong> esperienze, eventi ed azioni. Lo sviluppo <strong>di</strong>trame narrative, oltre al raccontare fatti, consente <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre valori, sentimenti edemozioni e, <strong>di</strong> conseguenza, negoziare significati. La narrazione rappresenta dunque unamodalità fondamentale per accedere all’universo simbolico-culturale. Gli in<strong>di</strong>vidui, nelraccontare, si misurano con il problema <strong>di</strong> costruire un proprio rapporto con il mondoesterno, tra la propria mente e quella <strong>degli</strong> altri dando luogo a processi interattivo-culturali,ovvero a modalità <strong>di</strong> creazione <strong>di</strong> significato e <strong>di</strong> attribuzione <strong>di</strong> senso. Me<strong>di</strong>antecomunicazioni conversazionali, i soggetti imparano ad interpretare l’esperienza e a negoziarei significati <strong>di</strong> eventi, situazioni, compiti con<strong>di</strong>videndo così il sistema <strong>di</strong> regole proprie dellacultura <strong>di</strong> appartenenza (Scaratti, Grazzani Gavazzi, 1998, p.317).La prospettiva culturalista, come la costruttivista e la culturalista, risponde ai problemidell’appren<strong>di</strong>mento attraverso la metafora della “partecipazione”, in contrapposizione aimodelli che prevedono l’accesso al sapere come problemi <strong>di</strong> “travaso o <strong>di</strong> acquisizione”.Secondo la Sfard (1998) la metafora della participazione guarda all’appren<strong>di</strong>mento come adun processo <strong>di</strong> partecipazione alle <strong>di</strong>verse pratiche culturali ed alla con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> attivitàcognitive. La conoscenza non esiste in un mondo a sé, ma si realizza nei vari aspetti in cui lementi in<strong>di</strong>viduali partecipano alle pratiche culturali (Brown, Collins, Duguid, 1989; Lave,1988; Lave, Wenger, 1991). Secondo la prospettiva culturalista non c’è quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinzione traazione e appren<strong>di</strong>mento (Zucchermaglio, 1996), ovvero si tratta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stinzione fittiziavisto che, in questa prospettiva, l’appren<strong>di</strong>mento è in buona sostanza un processo <strong>di</strong>partecipazione al processo sociale <strong>di</strong> costruzione della conoscenza (Greeno, 1998; Vygotsky,1978) <strong>di</strong> “acculturazione” (Brown, Collins, Duguid, 1989), <strong>di</strong> partecipazione guidata(Rogoff, 1990) o <strong>di</strong> partecipazione periferica legittimata (Lave, Wenger, 1991). Le ricerchenell’ambito del CSCL si ispirano a questo modello, me<strong>di</strong>ante l’attivazione <strong>di</strong> comunità online (McConnell, 2000) le cui pratiche sono, in larga parte, “pratiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorso”(Pontecorvo, 1993; Pontecorvo, Ajello, Zucchermaglio, 1995; 2004; Talamo,Zucchermaglio, 2003). Le attività on-line mostrano infatti le proprie potenzialità soprattuttoper l’ampia attenzione che viene riservata ai processi <strong>di</strong>alogici ed ermeneutici ed allosviluppo <strong>di</strong> pratiche con<strong>di</strong>vise tra i partecipanti.2.4 Contesto, sviluppo umano e cognizioneL’interesse per le relazioni tra in<strong>di</strong>viduo e contesto è da sempre presente nelle scienzefilosofiche, antropologiche e psicologiche. La teoria etologica darwiniana dell’evoluzionedella specie è, ad esempio, para<strong>di</strong>gmatica a questo fine, consentendo <strong>di</strong> inquadrare losviluppo umano nei termini <strong>di</strong> “adattamento al contesto”. L’ambiente, il contesto esterno, èlatore <strong>di</strong> richieste all’in<strong>di</strong>viduo il quale deve esprimere una capacità <strong>di</strong> adattamento allostesso pena la sua sopravvivenza. Davanti all’avvento <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni ambientali avverse, sel’in<strong>di</strong>viduo - o anche un’intera specie - non risulta capace <strong>di</strong> adattarsi, non sopravviverà e ilsuo patrimonio genetico non verrà trasmesso. Anche se l’ambiente antropizzato èchiaramente caratterizzato dalla prevalenza <strong>di</strong> luoghi artificiali e <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azioni culturali, nonviene meno per gli in<strong>di</strong>vidui l’obbligo <strong>di</strong> adattarsi alle caratteristiche del “contesto”, penal’emarginazione e il <strong>di</strong>sagio interiore. Sono le agenzie <strong>di</strong> socializzazione culturale come lafamiglia e la scuola, e più in generale l’organizzazione della vita <strong>di</strong> tutti i giorni in una datacultura, ad esercitare nei confronti <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui le pressioni affinché questi si adattino alle
Teorie, modelli e artefatti per la costruzione sociale e contestuale della conoscenza 35richieste ambientali e culturali (Moscar<strong>di</strong>no, Axia, 2001, p.18). In questa prospettiva èpossibile guardare allo sviluppo umano come ad un processo attivo ed adattivo <strong>di</strong> rispostaalle richieste ambientali ed ai processi esterni e storico-culturali. Un funzionamento mentaleadattivo richiede la capacità <strong>di</strong> far fronte alle richieste ambientali e <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfarecontemporaneamente i propri bisogni (ibidem, p. 19).In ambito psicologico è possibile in<strong>di</strong>viduare negli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Wilhelm Wundt sulla“Volkerpsychologie” (o psicologia dei popoli), all’inizio del Novecento, l’inizio <strong>di</strong> una serie<strong>di</strong> analisi volte a comprendere l’apporto storico-culturale e ambientale nello sviluppo <strong>di</strong>processi mentali superiori. Sono però i lavori <strong>di</strong> Vygotskij, come abbiamo visto neiprecedenti paragrafi, a portare a pieno compimento le riflessioni in questo ambito ed afornire i supporti ad una prospettiva <strong>di</strong> ricerca particolarmente attuale ed interessante per lescienze dell’educazione. La posizione contestualista, propriamente denominata, si sviluppanegli ultimi venti anni, anche sulla base <strong>di</strong> istanze già presenti nel pensiero <strong>di</strong> Peirce, Dewey,James, evidenziando – in maniera peculiare – la stretta interrelazione ecologica tra l’azioneumana e il contesto fisico e socioculturale in cui è inscritta (Santoianni, Striano, 2003, p. 84).Le attuali elaborzioni seguono e sviluppano due gran<strong>di</strong> linee euristiche: una descrittiva voltaad evidenziarne le caratteristiche storiche e situazionali, l’altra funzionale maggiormenteinteressata a focalizzare cause, influenze ed implicazioni con un’attenzione particolare alletrasformazioni in atto (ibidem, p.85). Sono almeno quattro i punti fondamentali cheraccordano la posizione contestualista: 1) il riconoscimento della natura processuale <strong>di</strong> ogniattività umana; 2) l’affermazione che ogni attività umana è “situata” nell’ambito <strong>di</strong> contestistorici e sociali che sono essenziali per la sua interpretazione e comprensione; 3) l’idea chetutte le attività umane non costituiscono forme <strong>di</strong> realtà stabili e permanenti ma, piuttosto,realtà in costante evoluzione e trasformazione in rapporto ai contesti in cui vengono asituarsi; 4) il riconoscimento che lo stesso processo <strong>di</strong> ricerca scientifica è culturalmentedenotato e che, come tale, implica una sua intrinseca relatività (Knorr Cetina, 1981, p.5).Come si può notare, molte <strong>di</strong> queste intuizioni erano già presenti nel pensiero vygotskijano.In molti casi, infatti, gli autori che si riconoscono in questa prospettiva <strong>di</strong> analisi sviluppanoe declinano in senso socioantropologico alcune delle idee della scuola storico-culturale.Bronfenbrenner (1986, 1993), nella sua teoria dei sistemi ecologici, partendo dalriconoscimento dell’importanza delle con<strong>di</strong>zioni storico-culturali nello sviluppo, introduceuna <strong>di</strong>stinzione tra i <strong>di</strong>versi livelli in cui si articola il contesto sociale. L’ambiente ecologico,per Bronfenbrenner, è caratterizzato da quattro tipi <strong>di</strong> sottosistemi, rappresentabiliinclusivamente (ovvero dove il livello più esterno include i livelli interni): microsistema,mesosistema, ecosistema e macrosistema. Il microsistema si riferisce al contesto imme<strong>di</strong>atoin cui l’in<strong>di</strong>viduo è immerso, con l’intreccio <strong>di</strong> attività, ruoli, e relazioni interpersonali nellasua vita quoti<strong>di</strong>ana e che lo influenza <strong>di</strong>rettamente; comprende la famiglia, i gruppi <strong>di</strong>coetanei, la scuola ecc.. Il mesosistema in<strong>di</strong>ca l’insieme <strong>di</strong> relazioni esistenti tra i varimicrosistemi comprendendo quin<strong>di</strong> i legami ed i processi che hanno luogo tra due o più“setting” in cui il soggetto è implicato (un esempio potrebbe essere la rete <strong>di</strong> relazioni checonnette le scuola e la famiglia) ed è importante, poiché le esperienze vissute in un contestopossono avere delle conseguenze notevoli sulle sue esperienze in un altro contesto;l’esosistema (o exesistema) comprende tutti i contesti in cui il soggetto non è <strong>di</strong>rettamentecoinvolto, ma che possono influenzare il suo sviluppo in maniera in<strong>di</strong>retta, come ad esempiol’attività lavorativa dei genitori; il macrosistema è, infine, quel grande sistema trasversalecomposto dalle caratteristiche <strong>di</strong> micro, meso ed exosistemi appartenenti ad una data cultura,con particolare riferimento ai sistemi <strong>di</strong> credenze, alle risorse, ai rischi, agli stili <strong>di</strong> vita, alleopportunità, alle opzioni, ai modelli <strong>di</strong> scambio sociale che sollecitano lo sviluppoin<strong>di</strong>viduale e sociale. Un approfon<strong>di</strong>mento del concetto dei microsistemi che coinvolgonol’in<strong>di</strong>viduo è quello della nicchia evolutiva proposto da Super e Harkness (1986). Partendoda un concetto presente in biologia, si ritiene qui che la comprensione <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo nonsia possibile se non tenendo conto del contesto, o nicchia ecologica, in cui questo vive. Perquesti autori il contesto in cui si sviluppa l’in<strong>di</strong>viduo si struttura secondo tre tipi <strong>di</strong> influenze.Il primo è 1’ambiente fisico e sociale in cui il bambino e la sua famiglia vivono. È questa
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