78Strumenti della rete e processo formativoscambio riguarda le azioni dello studente <strong>di</strong>rette verso la con<strong>di</strong>visione della conoscenza conla comunità, me<strong>di</strong>ate dalle regole della comunità (leggi, tra<strong>di</strong>zioni, <strong>di</strong>stanze fisiche, ecc.). Ilprocesso <strong>di</strong> attribuzione dei ruoli riguarda le azioni volte verso la creazione con<strong>di</strong>visa dallacomunità del sistema <strong>di</strong> ruoli, compiti e responsabilità. Al centro della figura si ritaglia unospazio l’uso del significato (use of meaning) che riguarda le “azioni situate” <strong>di</strong>appropriazione del bagaglio <strong>di</strong> conoscenza <strong>di</strong>sponibile. Aspetto questo che si colloca alcentro <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> questioni tra cui lo stu<strong>di</strong>o dei processi <strong>di</strong> sviluppo dei cambiamentiduraturi che riguardano le capacità dell’in<strong>di</strong>viduo singolo una volta sottoposteall’arricchimento derivante dalla partecipazione ad una comunità <strong>di</strong> pratica. Una questionecruciale è rappresentata, in questo senso, dalla scelta <strong>di</strong> strumenti tecnologici capaci <strong>di</strong>me<strong>di</strong>are e facilitare i processi cognitivi. Molti strumenti infatti sono generici e il loro utilizzoè <strong>di</strong>segnato per motivi <strong>di</strong>versi da quelli <strong>di</strong> una comunità <strong>di</strong> pratica.A partire da questa impostazione, applicando il <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> Engeström in un contesto <strong>di</strong>appren<strong>di</strong>mento collaborativo in rete al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le contrad<strong>di</strong>zioni e le debolezzeinterne al sistema, Fjuk e Ludvigsen (2001) mostrano (Figura 12) come la relazione trastudenti in una comunità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>stribuita è soggetta a molteplici influenze eme<strong>di</strong>azioni ad iniziare dai principi <strong>di</strong>dattici e le tra<strong>di</strong>zioni istituzionali esistenti, aglistrumenti <strong>di</strong> lavoro (informatizzati) utilizzati. Inoltre, l’impegno della comunità è rivolto allosviluppo dell’ambiente <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento collaborativo e la conoscenza in<strong>di</strong>viduale ème<strong>di</strong>ata dai ruoli incorporati nel processo <strong>di</strong> collaborazione (per esempio le responsabilitàcollettive o in<strong>di</strong>viduali nelle varie fasi). Quando l’unità <strong>di</strong> analisi si espande all’interazionetra <strong>di</strong>fferenti sistemi <strong>di</strong> attività, la complessità con la quale è necessario confrontarsiaumenta. La figura evidenzia, inoltre, le contrad<strong>di</strong>zioni esistenti tra principi <strong>di</strong>dattici e lesoluzioni ICT che rispettivamente conducono alla produzione <strong>di</strong> nuovi principi <strong>di</strong>dattici, maanche <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse soluzioni tecnologiche. Nel processo <strong>di</strong> analisi e <strong>di</strong> implementazione,inoltre, questa complessità può essere operazionalizzata in termini <strong>di</strong> domande: come gliartefatti svolgono il ruolo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori verso lo sviluppo <strong>di</strong> modalità cognitive <strong>degli</strong>studenti?, e lo sviluppo e con<strong>di</strong>visione della comunità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento? Come i principipedagogici me<strong>di</strong>ano la collaborazione nella comunità in rete? Come le tra<strong>di</strong>zionali istituzionime<strong>di</strong>ano la <strong>di</strong>stribuzione e il progresso dei lavori nella comunità? (Fjuk, Ludvigsen, 2001).Figura 12. Analisi delle attività in un contesto <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento collaborativo supportatoda tecnologie (e alcuni livelli <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zione). Da: Fjuk e Ludvigsen, 2001.
Strumenti e ambienti per la formazione in rete. Prospettive, limiti e potenzialità delle tecnologie 79Dall’analisi <strong>di</strong> Fjuk e Ludvigsen emerge che collaborare in rete è un fenomeno complesso incui i fattori sono altamente interconnessi tra loro. La comprensione dell’adeguatafunzionalità <strong>degli</strong> strumenti richiede l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> risposte in ognuna delle <strong>di</strong>mensionidel rapporto tria<strong>di</strong>co tra tecnologie, modelli pedagogici e sistemi <strong>di</strong> consegne. Il puntocentrale fornito da questa prospettiva allo stu<strong>di</strong>o dell’ergonomia e del rapporto uomomacchinaè che la complessità deve essere stu<strong>di</strong>ata in maniera unitaria. La teoria dell’Attivitàconsente infatti un approccio peculiare allo sviluppo <strong>di</strong> analisi su più fronti. Le tecnologie,come abbiamo visto, non sono un elemento avulso dal resto. Valutare l’efficacia delletecnologie significa farlo nel contesto, analizzando il punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> ogni attore einterrogandosi su come il sistema complessivo delle attività risulti integrato e funzionale alraggiungimento <strong>degli</strong> obiettivi.Se l’interazione tra in<strong>di</strong>viduo e macchina, come abbiamo visto, è caratterizzata dacomplicate relazioni cognitive, dal punto <strong>di</strong> vista dell’interazione <strong>di</strong> più utenti attraverso le“macchine” – come <strong>di</strong> fatto avviene nell’appren<strong>di</strong>mento collaborativo in rete – comporta ildover ampliare (ed in parte spostare) il livello <strong>di</strong> riflessione alla capacità <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong>negoziare significati, con<strong>di</strong>videre regole, impostare strategie con<strong>di</strong>vise <strong>di</strong> utilizzo. Non sitratta più, e solo, <strong>di</strong> un rapporto tra in<strong>di</strong>viduo e strumenti, ma tra comunità ed accettazione<strong>degli</strong> strumenti come me<strong>di</strong>atori relazionali. Subentra l’esigenza della negoziazione delquadro d’uso, ovvero delle modalità con cui gli in<strong>di</strong>vidui utilizzeranno gli strumenti. Ilsingolo, quando solo, può anche usare uno strumento in maniera impropria, ma con lapresenza <strong>di</strong> altri è necessaria una con<strong>di</strong>visione profonda, anche se non necessariamenteesplicita, <strong>degli</strong> obiettivi e delle valenze ad essi associate (affettive, simboliche, magiche,ecc.). Ma la negoziazione fino a che punto sgombra il campo da possibili malintesi? È pursempre possibile che ognuno continui ad utilizzare ogni strumento in maniera propria estereotipata presupponendo che gli altri agiscano analogamente e fraintendendo quin<strong>di</strong> ilsignificato del lavoro altrui. Lavorando in rete, ad esempio, esiste la possibilità <strong>di</strong>comunicare attraverso una varietà <strong>di</strong> mezzi (cfr. 4.4.1). Cosa succede se una parte del gruppodecide <strong>di</strong> utilizzare strumenti <strong>di</strong>versi? Cosa succede se gli studenti iniziano ad utilizzarestrumenti non previsti da chi ha organizzato il corso?Analizzare gli strumenti sulla base della loro idoneità a risolvere i problemi per i quali iprogettisti li avevano ideati non è sufficiente. Come non è sufficiente limitarsi ad un esame,pur necessario, dei vincoli e delle opportunità offerte. Lo strumento, infatti, nel contestod’uso reale potrebbe trovare applicazioni completamente <strong>di</strong>versa o non essere utilizzatoaffatto.Brown e Duguid (1994) sostengono che l’uso comune dei manufatti è sostenuto dalle risorselatenti ai bor<strong>di</strong> (latent border resources) che si trovano oltre la superficie del manufattostesso. È cioè necessario capire, in particolare per coloro che sono impegnati nellaprogettazione, che le risorse marginali giocano un ruolo centrale nello sviluppo delle realipratiche d’uso. Più che le funzioni esplicite, quelle per intendersi che regolano l’accesso allefunzioni, per gli utenti sono importanti la valenza simbolica, le potenzialità economiche, leopportunità concrete legate alle specifiche attività. Per questo non <strong>di</strong> rado avviene che gliutenti determinino un utilizzo completamente <strong>di</strong>verso rispetto a quello delle originaliintenzioni <strong>degli</strong> sviluppatori (Perriault, 1989; Bannon, Bødker, 1991; Docq, Daele, 2001).A maggior ragione, nell’ambito delle esperienze <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento collaborativi in rete, dovel’autonomia del gruppo viene incentivata quale presupposto per lo sviluppo <strong>di</strong> capacitàpartecipative e negoziali necessarie per il raggiungimento <strong>degli</strong> obiettivi prefissi, non èpensabile ignorare la “forza” dello stesso nel ridefinire il significato e le prassi <strong>di</strong> uso <strong>degli</strong>strumenti.Guardare agli artefatti come a strumenti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione inseriti all’interno delle pratichesociali consente <strong>di</strong> interrogarsi in maniera appropriata sulle modalità con cui, all’internodella comunità e del suo sistema <strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> modalità operative, gli strumenti verranno
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