12Strumenti della rete e processo formativoSul versante delle teorie cognitive, nello sviluppare una riflessione sull’intreccio tra queste ele tecnologie dell’educazione, può essere utile <strong>di</strong>stinguere puntualmente tra approcciocognitivista e quello costruttivista. Le ricerche sviluppate nell’ambito dei modelli <strong>di</strong> stampocognitivistico, e i conseguenti impieghi <strong>di</strong>dattici, operano un deciso ampliamento delpara<strong>di</strong>gma comportamentista. Per il cognitivismo la conoscenza è ancora immagine <strong>di</strong> unarealtà data, oggettiva e modellabile, ma qui il focus è soprattutto all’interno dei processicognitivi umani, dei sistemi <strong>di</strong> rappresentazione simbolica <strong>di</strong> situazioni, pensieri edavvenimenti, delle modalità linguistiche e formali <strong>di</strong> trasmissione delle informazioni e <strong>di</strong>interpretazione della realtà. L’interesse del cognitivismo per le tecnologie, ed in particolaredell’approccio noto come “HIP - Human Information Processing” (Lindsay, Norman, 1983),è circolare: trarre ispirazione dalle architetture interne ai sistemi informatici e porli comemodelli per concettualizzare il funzionamento dei processi cognitivi umani. Tale prospettivaprende ispirazione dalle architetture interne ai computer per concettualizzare ilfunzionamento della mente nei termini <strong>di</strong> componenti (memorie sensoriali, a lungo e brevetermine) e <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> elaborazione delle informazioni (Boscolo, 1986, p. 13). Da questericerche si sviluppano parallelamente le ricerche sull’Intelligenza Artificiale che, partendo daquesta modellizzazione del sistema cognitivo umano, implementa algoritmi informaticicapaci <strong>di</strong> emulare comportamenti umani, anche complessi 6 . In ambito educativo, gli stu<strong>di</strong>sull’IA contribuiscono allo sviluppo <strong>degli</strong> ICAI (Intelligent Computer Assisted Instruction),programmi tutoriali in grado <strong>di</strong> dare risposte maggiormente <strong>di</strong>fferenziate e reattive a secondadel comportamento dall’utente: ovvero corsi capaci <strong>di</strong> imparare dal comportamentodell’utente ed ottimizzare le proprie risorse in base alle specifiche preferenze e modalitàoperative.Un <strong>di</strong>verso apporto delle ricerche <strong>di</strong> matrice cognitivista alla pratica <strong>di</strong>dattica è rappresentatodall’introduzione <strong>degli</strong> ipertesti 7 : sia come prodotti fruiti, sia (soprattutto) come strumenti <strong>di</strong>ricerca investigativa, <strong>di</strong> sistematizzazione concettuale e <strong>di</strong> produzione. Molti dei programmi“autore” tutt’ora utilizzati nella scuola primaria, ovvero dei software che consentono lacreazione <strong>di</strong> prodotti multime<strong>di</strong>ali ed ipertestuali, trovano infatti giustificazione teorica emetodologica in alcuni risultati della ricerca cognitivista come ad esempio larappresentabilità della conoscenza nella sua forma reticolare attraverso le mappe concettuali,sistematizzate in particolare da Novak (1990, 2001) sulla base <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ausubel (1963,1978) sull’appren<strong>di</strong>mento significativo. La pratica della costruzione <strong>di</strong> ipertesti, in linea conla visione significativo-elaborativa propria del cognitivismo (Santoianni, Striano, 2003) sirivela particolarmente congeniale ad un appren<strong>di</strong>mento visto come processo elaborativo,basato su meccanismi e strategie <strong>di</strong> organizzazione, <strong>di</strong> comprensione e <strong>di</strong> attribuzione <strong>di</strong>significati (Calvani, Varisco, 1995). Tale pratica, nel condurre tra l’altro all’acquisizione <strong>di</strong>competenze <strong>di</strong> controllo del processo e <strong>di</strong> rielaborazione critica dei contenuti (in<strong>di</strong>viduali e<strong>di</strong> gruppo), riceve positivi riscontri anche in rapporto agli stu<strong>di</strong> sulla metacognizione 8(Flavell, Wellman, 1977; Flavell, 1981; Brown, 1978; Cornol<strong>di</strong>, 1995) e viene quin<strong>di</strong> fattapropria ed attualizzata anche dal costruttivismo.6 È in questo senso celebre la <strong>di</strong>mostrazione completa <strong>di</strong> un teorema eseguito da un calcolatore effettuata al MIT <strong>di</strong> Boston daNewell e Simon nel 19567 Le riflessioni sugli ipertesti inizia con il lavoro <strong>di</strong> Nelson (1992) e alimenta una lunga serie <strong>di</strong> lavori che si collocanonell’ambito <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> sulla “tecnologia” della scrittura. Tra le opere più importanti è necessario citare Landow (1993), Bolter(1993), Scavetta (1992). Per un’esauriente bibliografia sull’argomento si veda Anichini (2003).8 Gli stu<strong>di</strong> sulla metacognizione, nell’investigare la “conoscenza del proprio modo <strong>di</strong> conoscere” fa principalmenteriferimento a due <strong>di</strong>stinti filoni <strong>di</strong> ricerca (Cacciamani, 2002, p.15): quelli legati ai lavori <strong>di</strong> Flavell e Wellman (1977) che siconcentrano sulla conoscenza che l’in<strong>di</strong>viduo ha dei propri processi cognitivi, e quello della Brown (1978) che descrive ilfenomeno principalmente nell’ottica <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i <strong>di</strong>versi tipi dei processi <strong>di</strong> controllo e regolazione dell’attività cognitiva.
Teorie, modelli e artefatti per la costruzione sociale e contestuale della conoscenza 13Il costruttivismo psicopedagogico, le cui proposte possono essere viste come una varianteall’interno del cognitivismo (Merrill, 1991; Wilson, 1995; 1997), una sorta <strong>di</strong> “cognitivismoecologico” (Varisco, 2002, p.12), prende campo nel corso <strong>degli</strong> anni ottanta, soprattuttocome reazione sia alla visione meccanicistica e riduzionista della mente umana concepitacome <strong>di</strong>spositivo per l’elaborazione <strong>di</strong> informazioni sia alla visione ottimistica dei modellirazionalistici e logico deduttivi che sono alla base dell’IA (Pellerey, 1994; Calvani, 2001).Nello stesso periodo entrano in crisi anche molte delle aspettative legate all’IA. Inparticolare, assieme ai risultati a volte anche importanti dell’impresa inaugurata da scienziaticome Turing, Newell, McCarthy, Simon, Minsky, si iniziano ad intravedere insormontabili<strong>di</strong>stinzioni tra la complessa e variegata fenomenologia dei sistemi cognitivi umani rispettoalla parziale – ancorché potente – capacità <strong>di</strong> calcolo <strong>degli</strong> elaboratori. Le <strong>di</strong>fferenze inizianoa mostrarsi per quello che sono, ovvero non tanto come <strong>di</strong>verse gradazioni su una medesimascala <strong>di</strong> abilità, quanto ambiti semantici in contesti operativi ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>versi. Winograde Flores (1987) e Barrett (1991) sono tra i primi autori che hanno il merito <strong>di</strong> averin<strong>di</strong>viduato i limiti dell’impostazione tra<strong>di</strong>zionale dell’intelligenza artificiale, in<strong>di</strong>cando unnuovo modo <strong>di</strong> utilizzo del calcolatore e aprendo così la strada a filoni <strong>di</strong> ricerca piùpreoccupati a sviluppare sistemi in grado <strong>di</strong> coa<strong>di</strong>uvare la capacità umana <strong>di</strong> comunicare ecollaborare, piuttosto che perseguire nello sviluppo <strong>di</strong> macchine intelligenti. In questa otticaviene ritenuto prioritario guardare alla conoscenza come ad un fenomeno che richiedeun’azione soggettiva caratterizzata da continue rielaborazioni in<strong>di</strong>viduali all’interno <strong>di</strong>precisi contesti sociali in cui vengono costruiti e con<strong>di</strong>visi i significati. Per questo motivo, inambito <strong>di</strong>dattico, viene privilegiato l’uso delle tecnologie quali congegni per “costruire” laconoscenza piuttosto che per accedere a saperi precostituiti. Per tutti gli anni novanta, anchenella scuola italiana, l’enfasi è posta sulle attività <strong>di</strong> progettazione e realizzazione <strong>di</strong> ipertestie prodotti multime<strong>di</strong>ali dove gli studenti sono principalmente chiamati a confrontarsi con lemolteplici modalità <strong>di</strong> rappresentazione della conoscenza (Varisco 1995a, 1995b; Calvani1995b). Il rapporto con l’elaboratore è visto in un’ottica <strong>di</strong> supporto e <strong>di</strong> facilitazione deiprocessi cognitivi dato che – anche a seguito della revisione in ambito epistemologico, deiconcetti <strong>di</strong> esattezza e compiutezza della conoscenza scientifica – è sempre più evidente ilcarattere problematico dell’idea, per anni dominante in ambito educativo, dell’oggettivabilitàe trasferibilità della conoscenza (Calvani 1999b; 2001). Per i costruttivisti “le idee, laconoscenza, l’informazione che la tra<strong>di</strong>zione ha sempre considerati trasmissibili tramite illinguaggio, si rivelano anche loro costruzioni che ogni in<strong>di</strong>viduo deve astrarre (o costruire)dalla propria esperienza” (von Glaserfeld, 1999). In questa prospettiva le tecnologie nonsono quin<strong>di</strong> viste come strumenti per la “<strong>di</strong>stribuzione” <strong>di</strong> saperi predeterminati, ma comeambienti per la costruzione attiva e significativa delle conoscenze. Anche senza che laprogrammazione curricolare venga del tutto eliminata, l’attenzione è spostata sui processi esulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> contesto – come la varietà e quantità dei supporti e <strong>di</strong>spositivi impiegati(scaffold) – che consentono lo sviluppo delle soluzioni, l’organizzazione dei problemi, lastrutturazione, secondo stili in<strong>di</strong>viduali o attraverso giochi <strong>di</strong> mutua appropriazione, deipercorsi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento. Nell’ambito <strong>di</strong> questi principi vengono proposti svariati modelliapplicativi nei quali, <strong>di</strong>rettamente o in<strong>di</strong>rettamente, trovano una felice applicazione letecnologie per l’educazione; ne sono vali<strong>di</strong> esempi: le community of learners (Brown,Campione, 1990, 1994; Brown, 1996), le ricerche sull’appren<strong>di</strong>stato cognitivo (Collins,Holum, 1991; Collins, Brown, Newman, 1995) e gli ambienti per l’appren<strong>di</strong>mentogenerativo (Cognition & Technology Group at Vanderbilt, 1992, 1993).1.2 CSCL: un para<strong>di</strong>gma emergente per la pratica in educazioneA partire dagli anni novanta, con l’avvento delle reti telematiche, nell’ambito delletecnologie dell’educazione è possibile spostare definitivamente l’accento verso le
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