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Strumenti e ambienti per la formazione in rete. Prospettive, limiti e potenzialità delle tecnologie 87vario modo la conoscenza. È bene però avere la consapevolezza che ciò che viene“esternalizzato”, ovvero spostato come carico <strong>di</strong> lavoro sullo strumento, alleggerisce ilsistema interno, la mente. In alcuni casi questo è positivo perché è attraverso questa sinergiamente-strumento che si possono sviluppare le con<strong>di</strong>zioni per attività <strong>di</strong>verse edeventualmente più impegnative o significative. Sarebbe viceversa estremamentecontroproducente se questo “spostamento” significasse invece un alleggerimento fine a sestesso: in questo caso sarebbero presenti le premesse per un depauperamento delle capacitàin<strong>di</strong>viduali.L’ergonomia <strong>di</strong>dattica ha quin<strong>di</strong> due scopi: uno conservativo, volto ad impe<strong>di</strong>re chel’impiego della macchina si accompagni ad una riduzione dell’attività cognitiva <strong>di</strong> buonaqualità, ed uno propositivo, ciò volto a suggerire eventuali riconfigurazioni del contesto<strong>di</strong>dattico. Possiamo sostenere che in ogni situazione <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento sostenuta datecnologia avremo bisogno <strong>di</strong> controllare che:“Il problema da risolvere sia esso stesso <strong>di</strong> qualità tale che garantisca un buon livello <strong>di</strong>attività cognitiva e che giustifichi l’impiego del mezzo per la sua risoluzione; il rapporto conl’interfaccia non sia tale per cui la tecnologia assorba <strong>di</strong> per sé troppa energia a scapito dellasoluzione del problema; l’atteggiamento del soggetto non sia tale da delegare le funzioniinterne allo strumento; l’integrazione mente-me<strong>di</strong>um agisca piuttosto in sinergia in vistadella soluzione del problema; il contesto <strong>di</strong>dattico circostante sia esso stesso adeguatamenteorientato, evitando fattori <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione che possono interferire con la soluzione delproblema” (Calvani, 2001, p. 84).Come regola generale, in un dominio che per definizione non ne ha, potremmo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>reche gli strumenti, visti come me<strong>di</strong>atori della conoscenza, devono collocarsi in manieraadeguata tra gli in<strong>di</strong>vidui e gli obiettivi del loro appren<strong>di</strong>mento. Le tecnologie, da sole, nonhanno la facoltà <strong>di</strong> migliorare i processi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento e <strong>di</strong> insegnamento ed anzi unaconseguenza del loro cattivo uso è la paradossale trasformazione in <strong>di</strong>strattori e sottrattori <strong>di</strong>attenzione 33 . Come è semplicistico ritenere sufficiente il loro utilizzo per avvantaggiarsiappieno delle loro potenzialità (Perkins, 1993, p.95 chiama “fingertip effect” questi effetti).Gli strumenti devono trovare un’equilibrata collocazione all’interno del processo formativo:la loro collocazione deve adeguarsi agli scopi specifici dell’appren<strong>di</strong>mento senzasemplificare eccessivamente le modalità <strong>di</strong> accesso, né - viceversa – rendere troppocomplesso il compito; in entrambi i casi infatti viene favorito l’allontanamentodell’attenzione e dello sforzo <strong>di</strong> chi apprende dal problema da risolvere. L’obiettivoprefissato è quello <strong>di</strong> ottenere una valida sinergia tra la mente e l’oggetto, affinché entrambipossono contribuire a sviluppare e potenziare le possibilità della mente.33 Salomon (2000) chiama questo fenomeno focus tecnocentrico: “non la conoscenza, ma il computer <strong>di</strong>venta l’oggettocentrale. […] Il computer, come la mela biblica, attira più attenzione, è un oggetto <strong>di</strong> tentazione molto più che i nuovi approcciall’insegnamento”.

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