76Strumenti della rete e processo formativoricerca <strong>di</strong> soluzioni per macchine efficacemente più interattive, contribuendocontemporaneamente allo stu<strong>di</strong>o e alla comprensione delle caratteristiche dell’azione e dellacomunicazione in genere.3.2.1 La teoria dell’azione e l’interazione umana con gli artefattiComparando questa visione a quella <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> classici sull’interazione uomo-macchina siscoprono due importanti <strong>di</strong>fferenze (Bannon, Bødker, 1991): la prima è che lo stu<strong>di</strong>o <strong>degli</strong>artefatti non può essere fatto considerandoli solo <strong>degli</strong> oggetti, è piuttosto necessarioguardare a come questi sono capaci <strong>di</strong> “me<strong>di</strong>are” l’uso. L’altra è che gli artefatti non hannosolo un significato in<strong>di</strong>viduale, ma piuttosto conducono a forme sociali <strong>di</strong> organizzazione,<strong>di</strong>visione e con<strong>di</strong>visione del lavoro. Gli artefatti non hanno, in altre parole, significato seconsiderati separatamente: acquistano senso solo all’interno <strong>di</strong> pratiche sociali. Finché questinon sono inseriti in una pratica, non possono essere presi come base per nessun tipo <strong>di</strong>analisi e riflessione. Per questo è necessario guardare, in primo luogo, all’aspetto collettivodell’attività umana. Ogni attività è condotta attraverso azioni in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong>rette verso unobiettivo o un altro soggetto. […] Ogni azione che un essere umano compie è implementataattraverso una serie <strong>di</strong> operazioni. Mettere un chiodo richiede <strong>di</strong> tenere e <strong>di</strong>rigere il martello<strong>di</strong>rettamente verso il chiodo, tenere il chiodo, conoscere la velocità e l’angolatura delmartello quando colpisce il chiodo, ecc. Fare un’iniezione significa prestare attenzione alpaziente, trovare la vena, ecc. Ogni operazione è connessa alle concrete con<strong>di</strong>zioni fisiche esociali necessarie per condurre l’azione, ed è con<strong>di</strong>zionata dalle specifiche con<strong>di</strong>zioni chesono presenti in quel momento” (ibidem). Se accettiamo questa prospettiva sulla natura <strong>degli</strong>artefatti, è allora necessario stu<strong>di</strong>arli nel loro “contesto d’uso” e non isolati. Prendendo unesempio dall’ambito del HCI, è necessario stu<strong>di</strong>are un programma <strong>di</strong> videoscrittura nellemani <strong>degli</strong> utenti reali: siano essi una esperta segretaria, o un giovane studente: la praticadell’utente è importante, come lo sono il suo ruolo, le sue con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> lavoro e i motivi percui lo utilizza: questo è il significato reale dello slogan “user-centered system design”.La teoria dell’azione, in particolare nella prospettiva proposta da Engeström (cfr. § 2.5),costituisce un interessante modello per la descrizione e la spiegazione dell’attività umanacon gli artefatti nei contesti sociali. Questo approccio permette <strong>di</strong> analizzare a più livellil’attività umana, proponendo un insieme <strong>di</strong> concetti per descriverla nell’insieme, nonchénelle <strong>di</strong>verse componenti che la costituiscono. Tale approccio apporta alle ricerche in ambitoHCI una serie <strong>di</strong> assunti fondamentali per la comprensione delle interazioni con le tecnologiein “situazione”. Sono ormai molti i lavori, anche nell’ambito del CSCL (Hyppönen, 1998;Fjuk, Ludvigsen, 2001; Fjuk, Smørdal, 2001; Romeo, Walker, 2002), che applicano ilmodello sistemico <strong>di</strong> Engeström (1997) per stu<strong>di</strong>are i bisogni dell’utente e per sviluppareiterativamente dei sistemi <strong>di</strong> valutazione dello sviluppo delle tecnologie. Lo stu<strong>di</strong>o <strong>degli</strong>artefatti, in questa prospettiva, richiede <strong>di</strong> riflettere a partire da ogni lato del poliedro cherappresenta le componenti del sistema sociale delle attività. L’unità <strong>di</strong> analisi <strong>degli</strong> artefattideve cioè includere le “prassi” correnti così come gli specifici materiali e il setting sociale estorico-culturale che caratterizzano tale uso. Engeström (1987) guarda in particolare aiprocessi <strong>di</strong> trasformazione in atto nei setting organizzativi. Il suo punto <strong>di</strong> partenza sono lesituazioni problematiche, dove c’è una ragione per qualcuno per desiderare un cambiamento(in questo caso specifico potrebbe essere la richiesta <strong>di</strong> un software più adeguato). L’idea èquella <strong>di</strong> guardare alle contrad<strong>di</strong>zioni presenti all’interno dell’attività e le attività circostantidal momento che esse costituiscono la base per il cambiamento: egli guarda allecontrad<strong>di</strong>zioni nel come gli strumenti, gli oggetti e i soggetti sono visti. Ogni oggetto puòinfatti essere visto da prospettive <strong>di</strong>verse. Nell’analisi sviluppata da Romeo e Walker (2002),ad esempio, viene analizzata l’introduzione delle ICT in una scuola primaria a partire dalle
Strumenti e ambienti per la formazione in rete. Prospettive, limiti e potenzialità delle tecnologie 77riflessioni dei <strong>di</strong>versi attori: il principale (preside), il coor<strong>di</strong>natore delle analisi tecnologichee due <strong>di</strong>versi insegnanti. Ogni attore viene intervistato circa gli elementi che compongono ilpoliedro: come valuta gli strumenti, come descrive se stesso, i ruoli, la comunità, la <strong>di</strong>visionedel lavoro e gli obiettivi. La molteplicità delle prospettive evidenzia non solo le <strong>di</strong>versemodalità <strong>di</strong> cogliere la realtà, ma anche i no<strong>di</strong> problematici che nascono a partire dal<strong>di</strong>sallineamento nella visione e nelle aspettative nei <strong>di</strong>versi attori.Figura 10. Come Kevin, il preside della scuola, descrive dal suo punto <strong>di</strong> vistail processo <strong>di</strong> innovazione tecnologica nel lavoro <strong>di</strong> Romeo e Walker (2002, p.326).La teoria dell’attività può quin<strong>di</strong> essere utilizzata come modello per guardare agli artefatti,alle pratiche ed alle aspettative da prospettive <strong>di</strong>verse. Engeström (1987) suggerisce <strong>di</strong>stu<strong>di</strong>are le contrad<strong>di</strong>zioni, ad esempio, tra lo strumento correntemente utilizzato e il risultatoottenuto, o le norme che fanno parte della prassi e della <strong>di</strong>visione del lavoro. Molte dellecontrad<strong>di</strong>zioni potrebbero non essere osservabili nello stesso momento, o non derivare damotivazioni razionali. Per questo motivo è necessario, in questa prospettiva, sviluppareanalisi dettagliate delle attività umane e delle loro contrad<strong>di</strong>zioni al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare leragioni per cui gli artefatti potrebbero non funzionare. Senza un’indagine accurata,potremmo infatti non accorgerci che uno strumento perfettamente funzionante fuori dallospecifico contesto potrebbe non essere accettato o accolto in ambiti specifici. Fjuk e Smørdal(2001), utilizzando il modello sistemico <strong>di</strong> Engeström per l’analisi dei contesti <strong>di</strong> azione, e<strong>di</strong>n modo particolare per la comprensione dei processi <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento collaborativo,in<strong>di</strong>viduano tre aspetti interconnessi: la costruzione della conoscenza e lo sviluppo deisignificati (development of meaning and construction of knowledge), il processo <strong>di</strong> scambio(exchange process) e il processo <strong>di</strong> creazione dei ruoli (role-taking process).Artefatto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azioneRegoleStudenteProcessi<strong>di</strong> scambioSviluppodel significatoUso delsignificatoComunitàOggettoProcessoattribuzione ruoliDivisione del lavoroFigura 11. Gli aspetti dell’attività collaborativa (Fjuk, Smørdal, 2001, p.4).Il modello (Figura 11) mostra che lo studente non è isolato, ma fa parte <strong>di</strong> una comunità <strong>di</strong>appren<strong>di</strong>mento caratterizzata da processi <strong>di</strong> scambio e <strong>di</strong> attribuzione <strong>di</strong> ruoli. Il processo <strong>di</strong>
- Page 1 and 2:
TESIUMANISTICA- 3 -
- Page 3 and 4:
Giovanni BonaiutiStrumenti della re
- Page 5 and 6:
Strumenti della rete e processo for
- Page 7 and 8:
Strumenti della rete e processo for
- Page 9 and 10:
Strumenti della rete e processo for
- Page 11 and 12:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 13 and 14:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 15 and 16:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 17 and 18:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 19 and 20:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 21 and 22:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 23 and 24:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 25 and 26:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 27 and 28: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 29 and 30: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 31 and 32: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 34 and 35: 32Strumenti della rete e processo f
- Page 36 and 37: 34Strumenti della rete e processo f
- Page 39 and 40: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 41 and 42: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 43 and 44: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 45 and 46: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 47 and 48: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 49 and 50: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 51 and 52: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 53 and 54: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 55 and 56: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 57 and 58: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 59 and 60: Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 61 and 62: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 63 and 64: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 65 and 66: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 67 and 68: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 69 and 70: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 71 and 72: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 73 and 74: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 75 and 76: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 77: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 81 and 82: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 83 and 84: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 85 and 86: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 87 and 88: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 89 and 90: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 91 and 92: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 93 and 94: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 95 and 96: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 97 and 98: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 99 and 100: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 101 and 102: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 103 and 104: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 105 and 106: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 107 and 108: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 109 and 110: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 111 and 112: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 113 and 114: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 115 and 116: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 117 and 118: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 119 and 120: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 121 and 122: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 123 and 124: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 125 and 126: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 127 and 128: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 129 and 130:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 131 and 132:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 133 and 134:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 135 and 136:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 137 and 138:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 139 and 140:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 141 and 142:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 143 and 144:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 145 and 146:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 147 and 148:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 149 and 150:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 151 and 152:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 153 and 154:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 155 and 156:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 157 and 158:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 159 and 160:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 161 and 162:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 163 and 164:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 165 and 166:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 167 and 168:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 169 and 170:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 171 and 172:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 173 and 174:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 175 and 176:
L’indagine empirica e le verifich
- Page 177 and 178:
Strumenti della rete e processo for
- Page 179 and 180:
Strumenti della rete e processo for
- Page 181 and 182:
Strumenti della rete e processo for
- Page 183 and 184:
Strumenti della rete e processo for
- Page 185 and 186:
Strumenti della rete e processo for
- Page 187 and 188:
Strumenti della rete e processo for
- Page 189 and 190:
Strumenti della rete e processo for
- Page 191 and 192:
Strumenti della rete e processo for
- Page 193 and 194:
Strumenti della rete e processo for
- Page 195 and 196:
Strumenti della rete e processo for
- Page 197 and 198:
Strumenti della rete e processo for
- Page 199 and 200:
Strumenti della rete e processo for
- Page 201 and 202:
Strumenti della rete e processo for
- Page 203 and 204:
Strumenti della rete e processo for
- Page 205 and 206:
Strumenti della rete e processo for
- Page 207 and 208:
Strumenti della rete e processo for
- Page 209:
RingraziamentiRingrazio nella perso