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Teorie, modelli e artefatti per la costruzione sociale e contestuale della conoscenza 252.1.2 Cultura e processo storicoLo sviluppo psichico ontogenetico è, per Vygotskij, in larga parte uno sviluppo culturale, inquanto fondato essenzialmente sul processo <strong>di</strong> interiorizzazione dei mezzi fornitidall’ambiente socio-culturale. La <strong>di</strong>fferenza tra la vita psichica <strong>degli</strong> animali e quelladell’uomo non sta tanto nel fatto che “il cervello dell’uomo è incommensurabilmentesuperiore a quello, per esempio, del cane”, ma “nel fatto che il cervello umano è il cervello<strong>di</strong> un essere sociale” (Vygotskij, 1974, p. 124). Lo sviluppo umano si avvale anche <strong>di</strong> un“programma biologico” che guida dall’interno l’acquisizione e l’organizzazione delleconoscenze, ma tale processo è soprattutto coinvolto nelle “funzioni inferiori”. Le “funzionisuperiori” così definite “pensando anzitutto al loro posto nello sviluppo” si formano con unprocesso <strong>di</strong>stinto dalla “biogenesi delle funzioni inferiori”, processo definito come“sociogenesi delle funzioni psichiche superiori avendo in vista, in primo luogo, la naturasociale della loro origine” (Vygotskij, Lurija, 1997, p.54). E ancora: “il comportamentodell’uomo è il prodotto dello sviluppo <strong>di</strong> un sistema più ampio rispetto allo sviluppo delsistema delle sue funzioni in<strong>di</strong>viduali, cioè il sistema dei legami e delle relazioni sociali,delle forme collettive <strong>di</strong> comportamento e <strong>di</strong> cooperazione sociale. La natura sociale <strong>di</strong> tuttele funzioni psichiche superiori è sfuggita finora all’attenzione dei ricercatori che non hannomai pensato <strong>di</strong> considerare lo sviluppo della memoria logica o dell’attività volontaria comeparte della formazione sociale del bambino, perché nel suo inizio biologico e alla fine nelsuo sviluppo psicologico questa funzione appare come una funzione in<strong>di</strong>viduale; e solol’analisi genetica mostra il percorso che lega i punti iniziali e finale. L’analisi mostra cheogni funzione psichica superiore era inizialmente una forma particolare <strong>di</strong> cooperazionepsicologica e solo più tar<strong>di</strong> è <strong>di</strong>venuta una forma in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> comportamento, trasportandoall’interno del sistema psicologico del bambino una struttura che nel corso <strong>di</strong> questotrasferimento conserva tutte le caratteristiche principali della sua struttura simbolica,alterando in fondo solo la sua situazione” (ibidem, p.66-67). In questo rapporto tra in<strong>di</strong>viduoe contesto socio-culturale, sono sempre presenti anche le conseguenze dello sviluppo storico.“Le funzioni psicologiche me<strong>di</strong>ate culturalmente sono anche processi storici. Gli artefattisviluppati da una cultura sono trasmessi alle generazioni successive, in un percorso <strong>di</strong>accumulazione progressiva: bisogna quin<strong>di</strong> sempre considerare l’origine storica dellemodalità <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione tra noi e il mondo” (Zucchermaglio, 1996, p. 16). Lo stessoVygotskij precisa l’influenza <strong>di</strong> questi apporti delineando le relazioni tra esperienza storica,esperienza sociale e quella duplicata. L’esperienza storica per la quale “tutta la nostra vita, illavoro, il comportamento sono fondati sulla larghissima utilizzazione dell’esperienza dellegenerazioni precedenti, non trasmessa attraverso la nascita, <strong>di</strong> padre in figlio”. L’esperienzasociale per la quale “io non <strong>di</strong>spongo soltanto delle connessioni formatesi nella miaesperienza personale tra i riflessi incon<strong>di</strong>zionati e i singoli elementi dell’ambiente, ma anche<strong>di</strong> un gran numero <strong>di</strong> connessioni che sono state fissate nell’esperienza <strong>degli</strong> altri uomini”.L’esperienza duplicata, già illustrata nel passo <strong>di</strong> Marx, e per la quale “il lavoro ripete neimovimenti delle mani e nelle trasformazioni del materiale ciò che prima è stato fatto nellarappresentazione del lavoratore, quasi con i modelli <strong>di</strong> questi stessi movimenti e <strong>di</strong> questostesso materiale. Ecco, questa esperienza duplicata che permette all’uomo <strong>di</strong> sviluppareforme <strong>di</strong> adattamento attivo, manca all’animale” (Vygotskij, 1925, p. 276-277 in Mecacci,1990, p.342). Questi concetti possono apparire perfino ovvi se pren<strong>di</strong>amo l’esempio <strong>di</strong> ungrande compositore come Mozart. Nessuna delle sue sinfonie sarebbe stata possibile se solofosse nato duecento anni prima, o in un altro paese. Probabilmente il suo talento naturale,soggettivo, avrebbe avuto modo <strong>di</strong> affermarsi anche in un remoto villaggio dell’africaaustrale, ma ignorando i movimenti e gli stili compositivi dell’epoca, e non avendo a<strong>di</strong>sposizione gli stessi strumenti, avrebbe prodotto tutt’altri risultati. La cultura, concepitacome me<strong>di</strong>um in cui l’esistenza umana è inserita, agisce dunque come opportunità per losviluppo, ma anche come vincolo. La <strong>di</strong>stinzione tra “naturale” e “artificiale/culturale”, inquesta prospettiva, perde buona parte del suo significato dal momento che attraverso la

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