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Teorie, modelli e artefatti per la costruzione sociale e contestuale della conoscenza 11nel processo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento “variabili interme<strong>di</strong>e più complesse: i così detti processicognitivi, ossia gli atti <strong>di</strong> percezione, gli atteggiamenti, le convinzioni o le aspettativedell’in<strong>di</strong>viduo nei riguar<strong>di</strong> dell’ambiente circostante” (ibidem) e che a loro volta vengonomo<strong>di</strong>ficati dall’esperienza. Le implicazioni <strong>di</strong>dattiche sottese a queste <strong>di</strong>stinzioni non sonosecondarie. Nel caso del connessionismo possiamo parlare <strong>di</strong> istruzionismo inteso come unasituazione d’appren<strong>di</strong>mento altamente strutturata, il cui obiettivo può essere definito a prioriin modo rigoroso ed eventualmente sud<strong>di</strong>viso in sotto-obiettivi che si succedono in or<strong>di</strong>nestrettamente gerarchico. Le situazioni-stimolo sono strutturate in modo tale da limitare almassimo le possibilità <strong>di</strong> errore e il passaggio da una fase all’altra è vincolato dalsuperamento delle prove <strong>di</strong> verifica. Nell’ambito delle teorie cognitive è invece importante ilpercorso in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, fuori cioè da una logica <strong>di</strong> rigide gerarchie tra gliobiettivi dell’appren<strong>di</strong>mento e dalle esigenze <strong>di</strong> costante valutazione.Il comportamentismo, come detto, grazie in particolare ai lavori <strong>di</strong> Skinner nell’ambito dellericerche sul con<strong>di</strong>zionamento, si incontra <strong>di</strong>rettamente con l’applicazione delle tecnologie.Nel celebre articolo “The science of learning and the art of teaching”, Skinner (1954) partedalle esperienze svolte in laboratorio sul comportamento <strong>degli</strong> animali per arrivare aconcepire e prospettare l’uso <strong>di</strong> “macchine per insegnare” quali strumenti in grado <strong>di</strong>migliorare l’istruzione e sollevare gli insegnanti dai compiti più te<strong>di</strong>osi. La teoria skinnerianadell’istruzione programmata prevede quin<strong>di</strong> specificatamente l’uso <strong>di</strong> macchine percondurre gli studenti, attraverso lo svolgimento <strong>di</strong> percorsi predefiniti, verso gli obiettivicomportamentali prefissati. In questo caso giocano un ruolo primario, più che gli stimoli(Hill, 2000, p.89-90), i programmi <strong>di</strong> rinforzo, ed in particolare la rapi<strong>di</strong>tà con cui questivengono impartiti da una macchina. L’acquisizione <strong>di</strong> un comportamento corretto, ilmodellaggio (shaping), avviene così per la forza dell’abitu<strong>di</strong>ne, attraverso un meccanismo <strong>di</strong>ripetizione <strong>di</strong> stimoli e il conseguente rinforzo (premio) alle risposte corrette fornite 5 . Nelprogramma skinneriano <strong>di</strong> miglioramento della <strong>di</strong>dattica, sono quin<strong>di</strong> necessarie ladefinizione della conoscenza da trasferire, la sua parcellizzazione in singoli moduli <strong>di</strong>comportamento, la precisa pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> una gerarchia e <strong>di</strong> una concatenazione tra letappe del processo. Gli stimoli devono cioè essere pre<strong>di</strong>sposti con complessità crescente(overlearning) e i rinforzi devono seguire regole non casuali ed essere significativi per lostudente.Nell’impiego delle prime tecnologie informatiche in ambito educativo è facile riconoscere undebito verso il modello comportamentista: il computer come vicario del docente nellafunzione <strong>di</strong> trasmissione della conoscenza in vista dell’ottenimento dei risultati prospettati.Non solo, ma molti dei corsi multime<strong>di</strong>ali tutt’oggi largamente utilizzati (come i learningobject nell’e-learning) si basano su una concezione della conoscenza e dell’appren<strong>di</strong>mento<strong>di</strong> tipo comportamentista. Anche in questi casi la conoscenza viene concepita comecircoscrivibile, delimitabile, rappresentabile e quin<strong>di</strong> “trasmissibile”. Durante lo sviluppo <strong>di</strong>questo genere <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong> <strong>di</strong>dattici, nel processo <strong>di</strong> “instructional design”, lo sforzo deiprogettisti è concentrato nella riduzione, segmentazione e parcellizzazione della conoscenzain maniera da poter offrire allo studente un percorso che, seppur articolato e strutturato inmaniera anche complessa, presenti nozioni ben definite e con livelli <strong>di</strong> complessità graduali eprogressivi: dal semplice al complesso. Il trasferimento della conoscenza, attraverso lafruizione autonoma da parte del corsista, avviene quin<strong>di</strong> attraverso i meccanismi classici <strong>di</strong>connessione tra stimolo e risposta grazie all’uso continuo <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> rinforzo; in questosenso, i frequenti test <strong>di</strong> autovalutazione hanno, per questo modello, una primaria importanzadal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>dattico.5 I contributi <strong>di</strong> Skinner presentano interessanti elementi innovativi come quello <strong>di</strong> ravvisare solo l’efficacia del rafforzamentopositivo riconoscendo al movimento riformatore della scuola progressiva il merito <strong>di</strong> avere evidenziato i limiti dell’uso dellapunizione.

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