138Strumenti della rete e processo formativoper violazione <strong>di</strong> una regola solo in due casi: quando la regola non è stata utilizzata, mentrelo doveva essere in rapporto ad un obiettivo e a una situazione specifica, o perché è statautilizzata male. Ambedue i casi a volte sono <strong>di</strong>scutibili” (ibidem, p.49).La metodologia, in<strong>di</strong>pendentemente dall’approccio <strong>di</strong> riferimento (qualitativo oquantitativo), fornisce le regole, una sorta <strong>di</strong> “soluzioni anticipate” per classi <strong>di</strong> problemi,che vengono poi congiunte a concezioni della società e dell’uomo. La metodologia non èdunque “che la realizzazione operativa (<strong>di</strong> parte) dell’argomentazione. Vi sono alcune, molteoperazioni che si ripetono (a un certo livello <strong>di</strong> astrazione), che possono essere oggetto <strong>di</strong>attenzione, migliorabili sul piano dell’efficacia o dell’efficienza. La metodologia realizzaquesti obiettivi, allestendo un magazzino <strong>di</strong> know how per il ricercatore” (ibidem, p.50).Date queste premesse, e data la natura ambigua e complessa del problema indagato, èsembrato legittimo utilizzare strumenti <strong>di</strong> rilevazione <strong>di</strong>versi utilizzandoli come modalitàalternative, ma integrate, per operare livelli <strong>di</strong>stinti <strong>di</strong> osservazione sul fenomeno. Unquestionario strutturato (Lucisano, Salerni, 2002, p. 194), basato in larga parte su domande arisposta chiusa e quin<strong>di</strong> analizzabili statisticamente, fornisce la struttura portante dellaricerca. A questo approccio quantitativo, sono però affiancate anche indagini <strong>di</strong> verificaqualitative come alcune interviste semistrutturate e non <strong>di</strong>rettive (Mantovani, 1998, p.54)effettuate in piccoli focus-group riuniti (in presenza) al termine del Corso, oltre alla letturadei frammenti utili derivanti dalle comunicazioni elettroniche svolte durante le attività tra icorsisti e tra questi e i loro tutor. In quest’ultimo caso il taglio è eminentemente etnografico el’osservazione descrittiva (Mantovani, 1998, p.131) è qui svolta ex-post su materialistratificati naturalmente nel corso dei lavori e quin<strong>di</strong> maggiormente in<strong>di</strong>pendente dal rischio<strong>di</strong> una contaminazione <strong>di</strong>retta del ricercatore.Sarà soprattutto la “narrazione”, ovvero la lettura critica ed interpretativa che cercheremo <strong>di</strong>fare su questi dati a costituire la risposta argomentativa – quin<strong>di</strong> per sua natura provvisoria –alle ipotesi da cui muoviamo.I risultati della ricerca, le considerazioni a cui si giunge, sono per loro natura parziali ecaratterizzati i<strong>di</strong>ograficamente 63 . Questo non significa che da questi non si possano trarrealcune generalizzazioni, dei tratti nosologici, in or<strong>di</strong>ne alle problematiche <strong>di</strong> organizzazionee gestione delle risorse tecnologiche in eventi <strong>di</strong> formazione in rete.5.3.2 Obiettivi del questionarioIl questionario si pone <strong>di</strong>versi obiettivi. In particolare si preoccupa <strong>di</strong> mettere a fuoco lepotenzialità e le <strong>di</strong>fficoltà derivanti dall’utilizzo <strong>di</strong> Synergeia e quali siano i singoli strumentiad avere funzionato meglio in questo specifico contesto. Molte delle domande sonoin<strong>di</strong>rizzate a comprendere come gli utenti abbiano valutato lo strumento e le sue singolefunzioni e quale sia stato il loro livello <strong>di</strong> accettazione e <strong>di</strong> comprensione dello stesso. Sonocentrali due questioni: la prima è relativa a come siano state valutate le singole funzioni ecome gli utenti abbiano colto la loro capacità <strong>di</strong> facilitare il lavoro collaborativo. Si trattacioè <strong>di</strong> capire l’efficacia (percepita) <strong>degli</strong> strumenti. La seconda è maggiormente interessataa <strong>di</strong>squisire su come queste funzioni siano state correttamente integrate in questo specificostrumento, o per lo meno su come queste siano state realmente comprese ed utilizzate.Questa seconda questione ci porta ad indagare su come gli utenti abbiano interpretato la63 Si parla <strong>di</strong> orientamento i<strong>di</strong>ografico quando il fine è la conoscenza <strong>di</strong> eventi spazio-temporalmente circoscritti e <strong>di</strong>nomologico quando il fine è la costruzione <strong>di</strong> leggi che prescindono da vincoli spazio-temporali. L’obiettivo <strong>di</strong> una ricercabasata sul metodo i<strong>di</strong>ografico è la conoscenza <strong>di</strong> ciò che è singolare e in<strong>di</strong>viduale, quello <strong>di</strong> una ricerca nomologica è generale(o non enumerabile). Di conseguenza le teorie i<strong>di</strong>ografiche hanno un andamento narrativo e classificatorio, le nomologichehanno un’organizzazione unicamente assiomatica, legiforme (cfr. Bruschi, 1996, p.81).
L’indagine empirica e le verifiche sul campo 139logica operativa del programma software. Esiste infatti uno scarto, che non sempre vienepreso in considerazione, tra le funzioni che sono state “anticipate” dai progettisti e il realeutilizzo che ne viene poi realmente fatto nella pratica. La questione dell’impatto delletecnologie è da lungo tempo al centro delle riflessioni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> sociologia, economia,psicologia e scienze della comunicazione.Un aspetto particolarmente interessante, anche se non sempre adeguatamente evidenziato, èrelativo alla <strong>di</strong>stanza che separa “da una parte, i progettisti che inseguono il sogno <strong>di</strong>perfezionare una tecnologia (…); dall’altra i novizi, gli utenti potenziali, che ricevonocontinuamente offerte e provano ad introdurle nella loro logica, raramente con<strong>di</strong>videndo lafantasia <strong>di</strong> coloro che li hanno proposti” (Perriault 1989, p. 18).Parlando <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento collaborativo, è necessario riflettere anche sulla percezionesociale del ruolo <strong>degli</strong> strumenti. Non è infatti una questione soltanto soggettiva, ovverolegata alla comprensione ed all’utilizzo <strong>degli</strong> strumenti da parte <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo. In questocaso è in gioco un’intera comunità impegnata ad accettare gli strumenti come me<strong>di</strong>atorirelazionali ed a con<strong>di</strong>viderne regole e meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> uso. Subentra quin<strong>di</strong> l’esigenza <strong>di</strong> unaprecisa negoziazione dei particolari elementi <strong>di</strong> una complessa situazione operativa. Lepersone devono con<strong>di</strong>videre il modo <strong>di</strong> utilizzare gli strumenti. Il singolo, quando solo, puòanche usare uno strumento in maniera impropria, ma con la presenza <strong>di</strong> altri è necessarioconcordarne gli scopi e i campi <strong>di</strong> applicazione oltre che le <strong>di</strong>verse valenze ad esso associate(affettive, simboliche, magiche, ecc.). Ma la negoziazione fino a che punto sgombra il campoda possibili malintesi? È pur sempre possibile che ognuno continui ad utilizzare ognistrumento in maniera propria e stereotipata presupponendo che gli altri agiscanoanalogamente e fraintendendo quin<strong>di</strong> il significato del lavoro altrui. Come gli strumenti sonostati integrati nelle attività collaborative? C’è stata coerenza tra strumento (mezzo) e attività(fine)? Le persone hanno con<strong>di</strong>viso questo?Le domande del questionario cercano <strong>di</strong> affrontare in maniera sistematica alcune <strong>di</strong> questiinterrogativi. Nello specifico l’oggetto dell’indagine riguarda quattro aree <strong>di</strong>stinte: a) laconoscenza <strong>degli</strong> utenti (età, caratteristiche, esperienze, ecc.), b) la loro valutazione dellostrumento (Synergeia), c) la loro valutazione dell’utilità e della semplicità d’uso delle singolefunzioni offerte, d) la loro valutazione del corso nel suo insieme.La costruzione dello strumento ha visto un lavoro articolato in varie fasi. Un primo passo havisto la costruzione della matrice composta dai quattro settori d’indagine e, all’interno <strong>di</strong>queste, l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>degli</strong> elementi da porre sotto osservazione. In una fase successiva,per ogni campo in<strong>di</strong>viduato, sono stati selezionate una serie <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori (le possibilidomande) capaci <strong>di</strong> indagarlo. In tale fase sono stati coinvolti per un rapido brain-stormingalcune persone (tutor e corsisti esperti) che avevano partecipato <strong>di</strong>rettamente all’esperienzaal fine <strong>di</strong> valutare anche aspetti che a prima vista potevano passare inosservati. Sulla base delmateriale raccolto è poi stata ricalibrata la matrice effettuando variazioni alla luce <strong>di</strong> quantoemerso. In fine sono stati selezionati gli in<strong>di</strong>catori salienti e si è passati alla costruzione delledomande (item) ed all’in<strong>di</strong>viduazione della scala adeguata per effettuare la rilevazione che ciinteressa. Nella maggioranza dei casi è stato scelto <strong>di</strong> usare una scala Likert 64 a 5 punti condue risposte positive, due negative ed una neutra o d’incertezza (esempio: 5=Molto,4=Abbastanza, 3=Né molto, né poco, 2= Poco, 1=Molto poco). Non è stato ritenutonecessario provvedere ad un’analisi dell’affidabilità (ad esempio tipo l’alpha test) al fine <strong>di</strong>verificare l’omogeneità <strong>degli</strong> item, visto che gli obiettivi del questionario sono statiselezionati, in numero limitato (40 domande) per misurare elementi <strong>di</strong>versi e non<strong>di</strong>mensioni affini.Il questionario è stato poi somministrato, alcune settimane dopo la chiusura del Corso a tuttala popolazione dei corsisti. Per la raccolta la somministrazione e la raccolta delle risposte è64 La “scala Likert, o metodo dei punteggi sommati, consente <strong>di</strong> rilevare l’intensità <strong>di</strong> un atteggiamento e risulta essere oggi laprocedura più utilizzata nella rilevazione <strong>degli</strong> atteggiamenti” (Lucidano, Salerni, 2002, p.267). La scala Likert rappresenta ungiusto compromesso tra la parsimonia della scala SI/NO e l’esaustività <strong>di</strong> sistemi più complessi.
- Page 1 and 2:
TESIUMANISTICA- 3 -
- Page 3 and 4:
Giovanni BonaiutiStrumenti della re
- Page 5 and 6:
Strumenti della rete e processo for
- Page 7 and 8:
Strumenti della rete e processo for
- Page 9 and 10:
Strumenti della rete e processo for
- Page 11 and 12:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 13 and 14:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 15 and 16:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 17 and 18:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 19 and 20:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 21 and 22:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 23 and 24:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 25 and 26:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 27 and 28:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 29 and 30:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 31 and 32:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 34 and 35:
32Strumenti della rete e processo f
- Page 36 and 37:
34Strumenti della rete e processo f
- Page 39 and 40:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 41 and 42:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 43 and 44:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 45 and 46:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 47 and 48:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 49 and 50:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 51 and 52:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 53 and 54:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 55 and 56:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 57 and 58:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 59 and 60:
Teorie, modelli e artefatti per la
- Page 61 and 62:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 63 and 64:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 65 and 66:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 67 and 68:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 69 and 70:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 71 and 72:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 73 and 74:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 75 and 76:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 77 and 78:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 79 and 80:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 81 and 82:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 83 and 84:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 85 and 86:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 87 and 88:
Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 89 and 90: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 91 and 92: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 93 and 94: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 95 and 96: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 97 and 98: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 99 and 100: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 101 and 102: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 103 and 104: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 105 and 106: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 107 and 108: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 109 and 110: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 111 and 112: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 113 and 114: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 115 and 116: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 117 and 118: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 119 and 120: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 121 and 122: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 123 and 124: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 125 and 126: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 127 and 128: Strumenti e ambienti per la formazi
- Page 129 and 130: L’indagine empirica e le verifich
- Page 131 and 132: L’indagine empirica e le verifich
- Page 133 and 134: L’indagine empirica e le verifich
- Page 135 and 136: L’indagine empirica e le verifich
- Page 137 and 138: L’indagine empirica e le verifich
- Page 139: L’indagine empirica e le verifich
- Page 143 and 144: L’indagine empirica e le verifich
- Page 145 and 146: L’indagine empirica e le verifich
- Page 147 and 148: L’indagine empirica e le verifich
- Page 149 and 150: L’indagine empirica e le verifich
- Page 151 and 152: L’indagine empirica e le verifich
- Page 153 and 154: L’indagine empirica e le verifich
- Page 155 and 156: L’indagine empirica e le verifich
- Page 157 and 158: L’indagine empirica e le verifich
- Page 159 and 160: L’indagine empirica e le verifich
- Page 161 and 162: L’indagine empirica e le verifich
- Page 163 and 164: L’indagine empirica e le verifich
- Page 165 and 166: L’indagine empirica e le verifich
- Page 167 and 168: L’indagine empirica e le verifich
- Page 169 and 170: L’indagine empirica e le verifich
- Page 171 and 172: L’indagine empirica e le verifich
- Page 173 and 174: L’indagine empirica e le verifich
- Page 175 and 176: L’indagine empirica e le verifich
- Page 177 and 178: Strumenti della rete e processo for
- Page 179 and 180: Strumenti della rete e processo for
- Page 181 and 182: Strumenti della rete e processo for
- Page 183 and 184: Strumenti della rete e processo for
- Page 185 and 186: Strumenti della rete e processo for
- Page 187 and 188: Strumenti della rete e processo for
- Page 189 and 190: Strumenti della rete e processo for
- Page 191 and 192:
Strumenti della rete e processo for
- Page 193 and 194:
Strumenti della rete e processo for
- Page 195 and 196:
Strumenti della rete e processo for
- Page 197 and 198:
Strumenti della rete e processo for
- Page 199 and 200:
Strumenti della rete e processo for
- Page 201 and 202:
Strumenti della rete e processo for
- Page 203 and 204:
Strumenti della rete e processo for
- Page 205 and 206:
Strumenti della rete e processo for
- Page 207 and 208:
Strumenti della rete e processo for
- Page 209:
RingraziamentiRingrazio nella perso