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102Strumenti della rete e processo formativoo modalità <strong>di</strong> attivazione delle funzioni), ma in alcuni casi comportano anche una <strong>di</strong>versaconcezione dello sviluppo dei <strong>di</strong>aloghi, dell’organizzazione dei dati, della ricerca delleinformazioni, ecc. fino ad arrivare ad una <strong>di</strong>versa modalità <strong>di</strong> offrire le affordance per lapercezione della presenza sociale (concetto questo su cui torneremo in seguito, cfr. § 4.4.2).A complicare ulteriormente il quadro si aggiunga il fatto che oggi, gli strumenti per la CMC,ed in modo particolare per la formazione in rete, vengono principalmente utilizzatiall’interno <strong>di</strong> “suite”, ovvero <strong>di</strong> piattaforme software integrate che, a loro volta, aggiungonoopzioni ma contemporaneamente pongono dei vincoli.4.4 La scelta <strong>degli</strong> strumenti per la formazione in reteNella formazione in rete la scelta della soluzione tecnologica può dar luogo a due <strong>di</strong>versipericoli: la sottovalutazione del problema (ritenendo ad esempio che uno strumentoequivalga ad un altro e che solo una metodologia ed un’organizzazione adeguate consentano<strong>di</strong> affrontare la questione), oppure la sopravvalutazione in chiave “ipertecnologica”(ritenendo in<strong>di</strong>spensabile lo strumento più sofisticato e pieno <strong>di</strong> funzionalità). Sottovalutarepuò portare alla scelta <strong>degli</strong> strumenti sulla semplice base dei costi, o dell’integrazione conaltre tecnologie presenti nell’organizzazione, o alla compatibilità con gli standard perl’erogazione <strong>di</strong> contenuti 45 . Sopravvalutarlo può portare all’adozione <strong>di</strong> soluzioni complicateo effettuate sull’onda <strong>di</strong> altre motivazioni come nel caso <strong>di</strong> chi, particolarmente sensibile alleistanze culturali connesse al software libero, guarda ai prodotti open source come allapanacea capace <strong>di</strong> “liberare” il mondo (della formazione ma non solo) dallo stradominiodelle multinazionali 46 .La scelta delle tecnologie è invece un momento delicato che non dovrebbe essere svoltofrettolosamente, risultando in buona parte decisivo ai fini della riuscita complessivadell’esperienza. Gli ambienti della rete, come tutti gli ambienti all’interno dei quali sisvolgono attività umane, non sono neutri, ma inglobano capacità <strong>di</strong>spositive e modelliconcettuali capaci <strong>di</strong> promuovere o inibire determinate modalità comportamentali. Gliambienti per l’appren<strong>di</strong>mento in rete non sono tutti uguali in quanto a capacità regolative, male <strong>di</strong>fferenze – spesso – non sono solo nella quantità dei singoli strumenti messi a<strong>di</strong>sposizione, quanto nella loro qualità ed usabilità. Ambienti che nominalmente offrono lestesse funzioni <strong>di</strong> base possono in realtà <strong>di</strong>fferire grandemente tra loro nelle modalità con cuiqueste vengono offerte agli studenti. La scelta <strong>degli</strong> strumenti adeguati a supportare il tipo <strong>di</strong>esperienza prevista è altrettanto importante che la successiva programmazione dei tempi edelle metodologie opportune. La relazione tra docenti (o tutor), studenti e risorse può<strong>di</strong>ventare più o meno efficace a seguito della maggiore o minore correttezza nella selezione e45 Esistono varie iniziative internazionali (ad esempio: IMS, ADL-SCORM, IEEE LTSC, ARIADNE e KOD) volte allosviluppo <strong>di</strong> standard per la descrizione e l’interoperabilità dei così detti learning object, i moduli <strong>di</strong>dattici che vengono utilizzatiin alcuni modelli <strong>di</strong> formazione in rete. Cfr. Fini, Vanni (2004).46 In alcuni casi, <strong>di</strong>etro questa scelta, c’è anche una frettolosa equazione tra le motivazioni e i valori <strong>di</strong> libertà e democraziache sono alla base dello sviluppo <strong>di</strong> questi prodotti e le presupposte capacità <strong>degli</strong> stessi <strong>di</strong> conformarsi e promuovere questospirito attraverso le proprie funzionalità. In questo caso è come se l’artefatto, solo per il fatto <strong>di</strong> essere frutto <strong>di</strong> un lavoroentusiastico e libero, fosse capace <strong>di</strong> trasporre lo stesso “modello hacker <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento” che Himanen (2003), in un ormaiconosciuto lavoro, attribuisce ai programmatori impegnati in queste iniziative e che ricordano lo spirito dell’accademiaplatoniana: “in cui gli studenti venivano non considerati obiettivi per la trasmissione <strong>di</strong> conoscenza ma compagni <strong>di</strong>appren<strong>di</strong>mento (p.64)”. Chiaramente un conto sono le motivazioni e le modalità appren<strong>di</strong>tive e <strong>di</strong> problem solving messe in attodagli sviluppatori, un conto sono i risultati ottenuti. L’idea progettuale che si trasforma in “prodotto” <strong>di</strong> cui si parlava prima, inquesto caso spesso non coincide con le motivazioni e l’ideale <strong>di</strong> libertà che spingono i programmatori dei progetti “open”. Inmolti casi si tratta <strong>di</strong> buoni prodotti che si limitano però a copiare le funzionalità <strong>di</strong> software commerciali o che ripropongonoambienti <strong>di</strong>dattici ingenui e modelli <strong>di</strong>dattici antiquati. È <strong>di</strong>fficile trovare tra questi strumenti, come tra quelli commerciali, delleriflessioni basate sulle teorie dell’appren<strong>di</strong>mento più innovative e recenti. La classe (virtuale) è il luogo elettivamentemetaforizzato come quello dove si apprende, al docente viene attribuita – a partire dal maggiore controllo delle funzioni – unruolo predominante e la conoscenza viene prevalentemente intesa come qualcosa <strong>di</strong> “trasferibile”.

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